Capitolo 22 - Rifiutare o non rifiutare?

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SOFIA

Sto ricominciando a prendermi cura di me stessa, dato che anche l'appetito è tornato da qualche giorno. Più precisamente da dopo il confronto avuto con Michele, ma dettagli. Finisco di applicare l'ombretto per passare al mascara... l'unica cosa positiva era che durante la mia fase post-rottura impiegavo meno tempo per prepararmi. 

Controllo l'orologio e per l'appunto scopro di essere in ritardo. Inizio ad agitarmi, saltellando su una gamba per raggiungere la scarpa destra delle mie converse.
Come una scema ricordo, invece, che stamattina non avrei dovuto prendere alcun autobus. Mi arriva uno squillo sul telefono e so già di chi si tratta, quindi mi affaccio alla finestra per fargli cenno di stare per scendere.
Al piano di sotto lo zio mi saluta mentre legge il giornale. Guai se non ha il suo prezioso quotidiano. Fa finta di non vedermi, tuttavia non resiste.

"Non doveva preoccuparsi di portarti a scuola, posso permettermi di arrivare in ufficio con qualche minuto di ritardo" commenta lui all'istante.

Eccoci qua. Aveva solo finto di prenderla bene.

"Non è un disturbo, dobbiamo fare la stessa strada. Diciamo che è un modo per risparmiare e limitare il problema dell'effetto serra. Insomma, è per il pianeta che ho accettato il passaggio" rispondo con tanto di linguaccia.

"Tutta tua zia!" Ribatte alzando gli occhi al cielo.

Lo saluto con un affettuoso abbraccio e mi precipito fuori.




MICHELE

Quando Sofia si accomoda sul sedile mi esce spontaneo salutarla come facevo sempre.

"Buongiorno, piccola" mi sfugge e subito mi maledico.

Non l'ho più chiamata così da quella sera.
Lei ovviamente se ne accorge e rimane immobile con le mani che stringono la cintura appena tirata. Decide però, per mia fortuna, di passarci sopra.

Ho definitivamente più di un santo in paradiso.

"Buongiorno. Grazie ancora per essere passato a prendermi" sorride teneramente.

Mi è mancato il suo dolce sorriso. La osservo per qualche secondo, si è truccata come faceva una volta. Sono felice di sapere che si senta meglio e spero di essere io il rimedio al suo malessere, perlomeno significherebbe che sto recuperando al danno che le ho inflitto.

"Non ringraziarmi, ancora non me lo merito."

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I santi devono avermi abbandonato di botto.
Non appena parcheggio e ci incamminiamo per andare a scuola, all'entrata appare quello sfigato. Com'è che si chiamava? Ah, Lucas. Neanche il nome si salva.
Si volta verso di noi e colgo al volo l'espressione sorpresa nel vederci arrivare insieme. La mia mano scatta subito intorno alla vita di Sofia, che fa per toglierla.

"Michele, non iniziare."

"Deve capire che non può ronzarti intorno, dunque è meg-" mi stoppa e si posiziona di fronte a me.

"No! Senti, è stato sempre carino ed educato con me e-"

"Lo so, sono stato io il primo a riconoscerlo, però è lo stesso che stava per baciarti. Non puoi chiedermi di passarci sopra o lasciare che continui a sbavarti dietro."

"Invece lo farai!" sì, senza dubbio.

"Sono seria, me lo devi. Dimostrami che posso fidarmi di te e tu di me. Mostrami che mi rispetti e che saprai controllarti per me."

Cazzo, ha ragione.

Da giorni le ripeto di concedermi una possibilità e la sto per sprecare, comportandomi da cavernicolo.
Mi ritrovo costretto a cedere.

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