Capitolo 36 - La fine in tutti i sensi

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SOFIA

Usciamo dal retro della discoteca e comprendo all'istante cosa sta per succedere; intendono portarmi via. Adesso.
Emiliano apre lo sportello posteriore della macchina, parcheggiata e pronta appena fuori l'uscita.
Ora non sono più tanto certa che verranno a salvarmi e posso prendermela soltanto con me stessa.

Ogni volta che cerco di fidarmi ancora di qualsiasi essere umano, la scelta mi si ritorce contro. Giuro che se esco illesa da questa situazione non accadrà più. Non intendo contare su qualcuno all'infuori della mia famiglia e dei miei amici di sempre.

A due metri dall'auto punto i piedi e subito Alex si volta verso di me, guardandomi prima interdetto poi sorpreso. Le sue sopracciglia schizzano verso l'alto e deduco si stia chiedendo come mai mi sono bloccata.

"Ehi, buongiorno principessa. Non preoccuparti, torna pure a dormire. Altri due passi e potrai perfino stare comoda" mi dice, cercando di convincermi a salire sui sedili posteriori.

Devo prendere tempo, anche se a quest'ora Giordano e gli altri sarebbero dovuti intervenire. Sul momento mi invento una scusa per evitare il peggio.

"No, a-aspetta. Lasciami prendere una boccata d'aria fresca. Mi farà bene." provo a distoglierlo dal suo intento.

Non sente ragioni e continua a trascinarmi, quasi con forza. Con lo sguardo cerco disperatamente aiuto in Emiliano, che abbassa la testa per sottrarsi alla mia silenziosa richiesta.

Vigliacco.

All'improvviso vengo strattonata in avanti per il braccio e mi ritrovo con la faccia sul sedile. Mi sorreggo sui gomiti per non ritrovarmi completamente sdraiata a pancia in giù.
Ho il cuore che batte a mille, ma riesco a trovare la forza per rigirarmi subito, dato che in quella posizione avrei rischiato di essere totalmente indifesa.

Peccato che il mio aggressore sia più veloce di me. Riesco giusto a gridare aiuto, prima che la sua mano mi tappi la bocca.

No, non può succedere un'altra volta, mi rifiuto. La mia mente prova a riportarmi a quella maledetta sera di due anni fa, ma non è il momento. Rischierei di farmi frenare dalla paura, che già sta prendendo possesso del mio corpo. Le macchie nere che mi ritrovo davanti agli occhi lo testimoniano.

Sto entrando nel panico, devo reagire in fretta.

Quindi inizio a scalciare con i piedi e tento di spingerlo lontano da me con le mani, soltanto che Alex con la gamba scansa il mio ginocchio e mi prende per i capelli, tirandoli così forte da farmi quasi lacrimare per il dolore.

Temo il peggio... eppure ad un tratto tutto finisce.

Di colpo Alex viene allontanato da me. Purtroppo quest'ultimo è ancora aggrappato alle mie braccia e mi trascina con sé, così mi ritrovo a terra con i palmi sbucciati. Stessa sorte che è toccata alle mie ginocchia; le calze purtroppo non hanno come scopo quello di difendere la tua pelle dalle cadute sul brecciolino.

Non so per quanto tempo rimango immobile, mi rianimo solo quando qualcuno mi afferra per le spalle e mi aiuta a rimettermi in piedi. A fatica, poiché le gambe hanno preso a tremarmi.

Batto rapidamente le palpebre per schiarirmi la visuale e mi accorgo che di fronte a me c'è Giordano. Continuo a guardarmi intorno e noto i buttafuori e due guardie occuparsi di Alex, Emiliano e gli altri ragazzi.

È davvero finita, li hanno presi.

Tiro un sospiro di sollievo e il terrore appena provato svanisce, portando via con sé tutta la mia forza e lasciandomi svuotata.

"Ce l'hai fatta... non so come ringraziarti. Nel frattempo stai tranquilla, abbiamo già chiamato i soccorsi."

Vedo per la prima volta i suoi occhi scuri brillare. Sono contenta per lui e sua sorella, tuttavia ora non sono dell'umore giusto per festeggiare.

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