Capitolo 66 - Il peggiore incubo

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SOFIA

Ho solamente diciassette anni e mi sono già capitati troppi attimi di paura. Troppi brutti eventi. Non voglio che mi accada ancora qualcos'altro.

È questo che penso mentre Emiliano mi tiene incollata al muro e mi pone una domanda retorica. Sa che non posso oppormi neanche volendo. Non che non ci stia provando, perché sto cercando di togliermi il suo braccio di dosso, ma pesa quasi il doppio di me ed è impossibile.

"Che brava quando ascolti. Sai, non avevo nemmeno risposto male una ragazza fino a poco tempo fa eppure eccomi qui. Ehi, non guardarmi così. Sto dicendo la verità" aggiunge Emiliano quando nota la mia espressione scettica. "Io non ho mai toccato quelle ragazze. Quindi non credere che mi faccia piacere comportarmi così con te ora, ma non voglio andare in carcere."

Mi mordo la lingua per non aggiungere che è comunque quello il posto in cui dovrebbe stare ora. Decido comunque di ignorare il mio battito impazzito e provare a far ragionare Emiliano.

"E allora lasciami. Inizi a farmi male" lo supplico con la voce che trema.

Emiliano si riscuote per un attimo e la mia supplica sembra aver fatto centro. Mi guarda in viso per un secondo e segue con gli occhi una lacrima che è sfuggita alle mie ciglia. A quel punto si stacca da me e si passa freneticamente le mani sulla testa rasata.

"Cazzo! Sofia, lo vedi? Non voglio farti del male. Fai quello che ti chiedo e giuro che non mi vedrai più."

Non è lucido ed è questo a terrorizzarmi, perché significa che non posso prevedere le sue reazioni. Ma devo cercare di sfruttare questi continui cambi d'umore a mio favore. Ho bisogno di prendere tempo e assecondarlo potrebbe essere la scelta giusta.

"L'ordine restrittivo non è stata una mia idea" mento solo per metà. "L'avvocato di mio zio me lo ha consigliato ma solo perché tu mi avevi aggredito quella mattina a scuola. Posso partire da lì. Con il suo annullamento o il ritiro, non so quale sia il termine esatto in questo caso, e-"

"No! Via la denuncia subito! Non voglio prendere parte a un processo come accusato accanto ad Alex."

Guardo di sfuggita a sinistra e mi accorgo che Ilaria si sta piano piano avvicinando. È scesa di tre scalini e non toglie gli occhi di dosso da Emiliano. Ha l'aria ansiosa e forse si sta addirittura pentendo di essersi schierata dalla parte sbagliata, però non mi interessa. Perché sono io ad avere il cuore che mi martella violentemente nel petto, non lei.
Se riesco a uscire illesa da questa situazione giuro a me stessa che non la proteggerò più. Farò il suo nome in vista del processo.

"Ok. Posso parlare con mio zio e convincerlo che tu non c'entri niente. Dammi solo qualche giorno"

"Evidentemente hai bisogno di un incentivo" sibila lui riavvicinandosi pericolosamente al mio viso. "Se entro la prossima settimana non ritiri la denuncia, alcune persone a cui tieni potrebbero essere aggredite. Si sa, Roma è una grande città e possono capitare dei brutti episodi di violenza."

Ecco che il gelo torna a scorrere nelle mie vene. Sta minacciando di nuovo Michele? I miei zii? Oppure Giulia? O qualsiasi altro mio amico?

"Non fare niente. Ti do la mia parola che non verrai più accusato di nulla da parte mia" mi avvicino a mia volta per supplicarlo, posando le mani sulle sue spalle.

Questo contatto mi fa irrigidire perché chiaramente il mio corpo lo rifiuta. Per più motivi. Ma devo tenere e duro e concentrarmi su ciò che sto per fare.

"Ora hai ottenuto quello che volevi, basta con le minacce. Torna a casa Emiliano, dai" si intromette di nuovo Ilaria che adesso si trova a un passo da noi.

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