Capitolo 38 - Lontano non solo dal cuore

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Lunedì

SOFIA

Anche stamattina è stato difficile alzarsi dal letto... il sonno non tornerà regolare per i prossimi giorni e credo debba abituarmi a riposare solo qualche ora a notte.

Ho in mano il mio telefono e rileggo il messaggio che alla fine ieri sera sono riuscita a scrivere a Michele:

"Ciao... immagino non sia un caso trovare il tuo cellulare spento.
Sappi che mi dispiace davvero non averti potuto parlare di niente ma, come ti ho già detto, avresti impedito di mettermi in pericolo e sono convinta che al posto tuo avrei fatto la stessa cosa.
Ti chiedo solo di credermi quando ti dico che non ti ho mai preso in giro. Come potrei? Ti ho confessato il più terribile dei miei segreti, ho pianto tra le tue braccia... come puoi pensare che io abbia finto tutto il tempo?
Sì, ammetto le bugie che ti ho rifilato e le volte in cui ho evitato di incontrarti, però non c'entrano nulla con i miei sentimenti per te. Erano dovute ad un motivo importante.
Io spero che passata la delusione, ovvero la bruttissima sensazione che si prova quando qualcuno a cui tieni ti tradisce, mi permetterai di dimostrarti che sei importante per me. E che penso sempre a te. A noi.
Mi dispiace averti ferito e non mi do pace.
Spero comunque di poterti parlare di persona domattina. 

Buonanotte, amore."

È la prima volta che lo chiamo in questo modo e forse ho sbagliato a farlo proprio adesso... tuttavia non ho resistito. Ho già quelle due famose paroline che continuano ad avere un peso importante e temo che prima o poi possano sfuggire dalla mia bocca. 

Quando sento bussare alla mia porta per poco non mi ritrovo il cuore in gola.

"Sofia, ti aspetto di sotto! Intanto vado a mettere in moto l'auto."

È mia sorella a parlare, questa mattina mi accompagnerà a scuola. Stasera dovrà tornare a casa, perciò ci tiene a passare più tempo possibile con me, dunque non mi sono opposta.

Con la speranza che da domani lo zio non decida di vietarmi pure di prendere la navetta da sola, recupero lo zaino e raggiungo Sabrina.

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Una volta arrivata a destinazione mi incammino in cortile, dove ci incontriamo di solito con i miei compagni. Non appena scorgo il "nostro" tavolo di legno, sporcato da scritte di ogni carattere e forma, mi accorgo di Giulia seduta tutta sola. Dunque aumento il passo.

Quando le arrivo vicino noto che ha gli occhi rossi e una lacrima che ancora le scivola lungo la guancia. Subito mi preoccupo poiché non sono abituata a vederla in queste condizioni.

"Ohi... cosa ti è successo?"

"Ciao! Ma no, cavolate... non preoccuparti" mi risponde, intanto che tira fuori un fazzoletto dal pacchetto che tiene in mano.

"Non mi sembra una stupidaggine se ti fa piangere di prima mattina" le dico in modo più dolce possibile, mentre prendo posto accanto a lei.

"Sul serio, non è niente. Tu piuttosto, come stai?" mi chiede lasciandomi senza parole.

La mia espressione sorpresa la invita a continuare.

"Diciamo che c'è stato un giro di voci... Giordano l'ha detto a Christian e quest'ultimo mi ha telefonato ieri sera."

Quindi Giulia sa tutto? Davvero tutto? Non faccio in tempo a ribattere che proprio l'amico in questione mi interrompe.

"Ciao ragazze... Sofia, posso parlarti un attimo?" mi domanda un Christian ancora più alto se lo si guarda da seduti.

"Certo, siediti pure..."

"Immagino Giulia ti abbia detto che sappiamo cosa è successo sabato... Ma sei riuscita a metterti in contatto con Michele?"

Mi prende in giro?

"Magari... ho provato a chiamarlo ma ha sempre il telefono spento. Speravo mi dicessi che sarebbe venuto all'università, però deduco non succederà." Attendo un secondo che mi contraddica e infatti non lo fa. "Vorrei andare al suo appartamento, peccato che mio zio non mi permetta di uscire. Insomma, non so come riuscire a parlargli" ammetto sconfitta. 

Mi sembra di rivivere la nostra prima "rottura", dove io continuo a inseguirlo e lui non smette di scappare. Quella volta è stato Michele alla fine a venire da me, stavolta la vedo dura. 

"Senza offesa, però credi ti aprirebbe la porta se si rifiuta perfino di parlarti al telefono?" mi fa notare con poco tatto Christian.

In effetti non ci avevo pensato. Allora cos'altro potrei fare?

"Inoltre non è qui a Roma... ho convinto Giulia a fare una telefonata a sua zia e ha scoperto che Michele si trova dai suoi." aggiunge sempre Christian.

Sento immediatamente la gola stringersi e i miei occhi spalancarsi fino all'inverosimile. Addirittura è tornato al suo paese pur di stare lontano da me?

"Per questo stavamo pensando di andare a trovarlo domani. Forse avrà sbollito un po' la rabbia e riuscirà ad ascoltarci."

All'improvviso mi rianimo alla prospettiva di poterlo rivedere.

"Oddio, non so come potrei riuscire a passarla liscia con gli zii, tuttavia troverò un modo per-"

Vengo stoppata dalla grande mano di Christian che si posa sulla mia spalla.

"Se ci sei tu non ci permetterebbe nemmeno di fiatare. Scusa, mi dispiace davvero essere così diretto... ma intendevo dire che andremo io e Giulia. A lei non è capace di dire no e non le sbatterebbe mai la porta in faccia."

Adesso mi sento in colpa e ferita allo stesso tempo. Un record.
Ogni volta che litighiamo Michele mi rende impossibile addirittura rivolgergli la parola, non è giusto.
Eppure resisto al pianto, voglio smettere di versare lacrime non appena incontro una difficoltà.

"Va bene... ditegli di accendere almeno il telefono, visto che gli ho inviato un messaggio dove spiegavo come è andata veramente in queste settimane. Se non vi imbarazza fategli sapere pure che mi manca, nonostante siano passati soltanto due giorni, ma evitate magari di dargli un bacio da parte mia" provo con una battuta eppure, anche se cerco di rendere sicura la mia voce, non riesco nel mio intento.

Entrambi capiscono che non sono forte come cerco di mostrarmi.

"Sarà fatto. Ora vi lascio, che torno dagli altri" ci informa Christian, mentre con un cenno della testa indica Giordano e Valentina all'entrata.

"Ciao... e grazie." gli dico sinceramente.

Rimaste sole, Giulia prende subito la parola.

"Vedrai che tutto si sistemerà... so che probabilmente stai soffrendo non potendo essere libera di stare con la persona di cui sei innamorata. Però hai la fortuna di poter recuperare... molti pagherebbero per essere ricambiate anche solo per una volta nella vita." dichiara fissando un punto davanti a sé.

Sembra... triste. Sono certa che ha a che fare con ciò che le è capitato questa mattina.
Mi piacerebbe confortarla, soltanto che non so da dove partire. Ho capito che non ha voglia di parlarne, tuttavia ci provo un'ultima volta.

"Grazie ancora. Spero che anche tuo cugino sia dello stesso avviso. Soltanto, permettimi di insistere un'ultima volta, sei sicura di non volerti sfogare un po'? Ti vedo... provata."

"Sto bene, sul serio. Devo solo imparare a guardare in faccia alla realtà" dice facendo un grande sospiro.

Il suono della campanella ci costringe a interrompere la nostra chiacchierata. Ci alziamo entrambe per raggiungere l'entrata, solo che per curiosità mi viene spontaneo sbirciare in direzione dello sguardo di Giulia. Mi era sembrato che stesse guardando qualcosa o qualcuno in particolare. Per poco non inciampo sui miei passi; Valentina e Christian non sono più vicino al cancello, ma Giordano sì. Un sospetto attraversa veloce la mia mente: tra tutti, Giulia ha una cotta proprio per lui?



No, non la vedo per niente bene questa storia. 

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