Capitolo 29 - Da che pulpito

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SOFIA

Non me l'aspettavo, non sono preparata a rispondere a un imminente interrogatorio.

Dopo aver passato l'intero pomeriggio a condividere la stessa aria di quel verme, avrei voluto passare il resto della serata con Michele. Peccato che lui mi avesse detto di dover preparare un esame importante e che avrebbe studiato tutta la notte.
Invece intendeva soltanto farmi una sorpresa.

È davanti alla mia abitazione ad attendermi con i sacchetti di quella che dovrebbe essere la nostra cena. Li poggia sul cofano della sua MiTo e a passo deciso viene verso di me. Riesco ad avvertire la sua aura piena di rabbia dal punto in cui mi trovo.
Lo anticipo prima che possa accusarmi.

"Ehi... non dovremmo essere entrambi sui libri in questo momento?" provo con una battuta.

"In teoria sì, la mia storia in parte era vera. Tu cosa mi racconti?"

Il tono fintamente pacato ormai comincio a riconoscerlo. Per tutto il tempo non distoglie lo sguardo da me, è una tattica che usa per farmi crollare.
Ho avuto così tanto sangue freddo oggi che questa in confronto è una passeggiata.
Di sfuggita mi accorgo di Silvana come spettatrice, starà pregando che si svolga la tanto attesa scena madre.

"Lo era pure la mia... dopodiché ho avuto un piccolo dramma personale, da lì il motivo del mio invito tramite messaggio. Sono passata da te, tuttavia non eri al tuo appartamento, e allora ho dato uno sguardo ai negozi della tua zona. Quando adesso entriamo capirai che non sto mentendo."

Sta soppesando le mie parole, però muove la testa in una silenziosa conferma. Mi sono appena presa un bel rischio, avrebbe potuto essere in casa prima di venire qui e la mia balla sarebbe saltata.

"Va bene. La prossima volta magari avvertimi, sarei venuto a prenderti in modo da evitarti il viaggio." e si china per un bacio a stampo.

"Sarà fatto. Ora, che ne diresti di mettere qualcosa sotto i denti?"

Dopo aver frugato nella borsa alla ricerca delle chiavi, apro e saliamo direttamente in camera mia.
La fortuna di aver lasciato tutto in disordine mi aiuta con la bugia detta poco fa. Entriamo in stanza e rimane sconvolto da tanto caos.
Si guarda intorno con gli occhi fuori dalle orbite, posa le buste sul comodino ed inizia ad esaminare con lo sguardo abito dopo abito. Sono sparsi in una lunga scia che parte dall'armadio, passando per il letto, finendo sulla sedia della scrivania.
Se avessi rimediato la famosa cassettiera a quest'ora saremmo sepolti vivi.

"Come fai a essere così piccola e aver creato tutto questo?"

"Prima di tutto non sono così piccola! Poi-"

"Sarai al massimo un metro e sessanta, se ci arrivi."

Mi sta deliberatamente provocando e prendendo in giro. Mai detto di essere altissima, però ho sempre ribadito di considerarmi nella media.

"Un metro e sessantatré per l'esattezza."

"Ah, certo. Guarda che non sto ridendo. Dalla mia modesta altezza di uno e ottantadue non mi permetterei mai."

Sarà stronzo?

"Dai, sto scherzando. Vieni qui..."

Mi avvicino e subito allaccia le braccia dietro la mia schiena. Intanto io appoggio la guancia al suo petto nello stesso momento in cui lui posa il mento sulla mia testa.

"Oh, ora sì che sto comodo. Grazie Sofia."

Rettifico, è stronzo.

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MICHELE

Ammetto di aver dubitato di lei ancora una volta, invece pare aver detto la verità. Il campo di battaglia che ho trovato appena messo piede nella sua cameretta ne è la prova.

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