Capitolo 65 - La trappola

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MICHELE

"Ti prego, non tenermi il muso" mi supplica dolcemente Sofia accarezzandomi la guancia.

Siamo sotto casa di Ilaria e Silvia e sono almeno venti minuti di fila che cerco di convincerla a non passare la serata con loro.

"E allora chiama la tua amica e inventati una scusa."

"Michele, no. Non lo farò perché ho voglia davvero stare con loro questa sera. È passato più di un mese dall'ultima volta e voglio comunque bene a Ilaria, anche se mi ha deluso"

Quando finisce di parlare è evidente che all'improvviso le tornano in mente tutti i segreti che la sua amica si è tenuta dentro in questi anni, perché magicamente le appare sulla fronte quella ruga leggera che ho voglia di far sparire a suon di baci. Ruga che, appunto, testimonia il suo essere tuttora pensierosa. Anche se sta cercando di nasconderlo.

"Beh, a me non piace lei."

"Anche io detesto Giordano, ma non ti vieto di frequentarlo" borbotta voltandosi verso il finestrino.

"Lui non è un pericolo per te o per me"

"Ho i miei dubbi... e comunque non lo è nemmeno Ilaria! Ha sbagliato ed è ancora in tempo per recuperare, chissà..."

"Sì, e gli asini volano. Ci sei già passata sopra?"

"Credo di essere una delle persone più pazienti di questo mondo eppure riesci a far perdere la pazienza anche a me" sospira Sofia slacciandosi la cintura.

Non appena mi accorgo che sta per aprire la portiera però le poso una mano sulla spalla per fermarla. Sofia si volta e mi fissa in attesa di una mia mossa. Quando mi mordo il labbro perché sto scegliendo le parole giuste da utilizzare evitando di parlare a sproposito, i suoi occhi ricadono sulla mia bocca; vuole baciarmi e la sua espressione di pura e trepidante attesa la rende ancora più bella.

"Facciamo così. A mezzanotte ti passo a prendere. In questo modo sarai stata insieme alle tue amiche e avremo la possibilità di stare insieme. La scampiamo anche perché i tuoi zii non sapranno dove dormirai stanotte e-"

"Ma sei fuori?" Chiede Sofia riprendendosi all'istante. Ora mi guarda allibita. "Decidi a che ora passarmi a prendere? Non sei mio padre!"

Ok, magari avrei dovuto rifletterci per ancora un minuto buono.

"All'una va bene?" Provo di nuovo.

"Piantala! Mi stai facendo arrabbiare davvero adesso. Non ricominciare a darmi ordini, avevi promesso di non comportarti più così" ribatte lei prima di afferrare la sacca e la borsa per poi scendere dall'auto.

"Sofia, torna qui!"

"Chiedimi scusa e forse ci salutiamo in maniera decente" replica restando in piedi a braccia conserte, non so se per la rabbia o per tentare di scaldarsi un po' vista l'aria fredda di dicembre.

"Scusa? Sei tu che stai commettendo un errore fidandoti di una stronza che aveva solo paura di essere disapprovata e che si girava dall'altra parte quando quelle ragazze-"

"Lei non lo sapeva all'epoca! Aveva chiesto a Emiliano e di lui si fidava"

"E tu le credi?" Domando sbalordito. Lei chiude la bocca di scatto e il suo silenzio conferma ogni dubbio. "Cazzo! Sofia, svegliati! Sa che sei buona e ti sta intortando... se volesse davvero il tuo perdono a quest'ora avrebbe detto tutto ai suoi genitori e testimonierebbe il prossimo mese!" Dico alzando di un tono la voce.

"Quindi pensi che io sia stupida?"

"In questo caso non sei la persona più sveglia di questo mondo, sì" mi sfugge e me ne pento subito quando mi accorgo della sua espressione ferita.

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