Capitolo 8 - Il ballo della discordia

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SOFIA

Anche stamattina trovo Michele ad aspettarmi davanti l'ingresso della scuola. Per la prima volta indossa una maglietta colorata, se il verde scuro può considerarsi meno cupo del nero o grigio, sopra a un jeans marrone in denim. Riesco a distinguere ancora meglio il suo fisico asciutto e mi scopro imbarazzata all'idea di un possibile incontro ravvicinato con il suo torace scoperto.

"Buongiorno! Sta diventando un'abitudine?" domando con il sorriso sulle labbra, nel frattempo che arrivo al suo fianco.

"Solo se lo vuoi" risponde Michele posandomi un bacio sulla fronte.

La sua dolcezza non finisce qui, tanto che carezza la mia guancia con l'indice. Io mi godo il momento finché da lontano non ci accorgiamo che Christian ci sta salutando. Così ci incamminiamo verso di lui. Durante quel breve tratto Michele mi stringe la vita con un braccio, infilando perfino il pollice nel passante dei miei pantaloni, e mi rendo conto che, ogni giorno che passa, prende sempre più confidenza... ma la vera scoperta è che non ho intenzione di lamentarmi.

Arriviamo dunque dai suoi amici che sono seduti al tavolo in cortile.
Non mi perdo le occhiate curiose che gli altri ragazzi ci rivolgono, eppure decido di non innervosirmi.

"Ah, ma qua la cosa si fa seria" è Giordano il primo a parlare.

"Non cominciare, fatti gli affari tuoi" lo ammonisce Michele.

Guardandomi intorno noto effettivamente qualcosa di strano; Valentina e Christian ci guardano e sembrano felici per noi, mentre il simpaticone e il ragazzo accanto a lui, mai visto prima, ci scrutano con uno sguardo torvo. Peccato che nessuno a parte me sembra farci caso.
Quando sto per voltarmi verso il mio "accompagnatore", per vedere se se n'è accorto, avverto il suo respiro sul collo.

"Come fai ad essere ogni giorno più bella?" mi sussurra Michele all'orecchio.

"La danza è sottovalutata, è un toccasana per la salute e per il corpo. Forse anche tu da bambino devi aver preso qualche lezione e non te lo ricordi" lo provoco con una punta di malizia che non so da dove ho tirato fuori.

Eppure ottengo il risultato sperato: ho chiaramente sorpreso Michele, visto come resta imbambolato a fissarmi. Non si aspettava un complimento mascherato da battuta.
Il suo sguardo si posa sulle mie labbra, che schiudo prontamente perché immagino voglia baciarmi, però non agisce come vorrei. Tutto l'opposto.

Il bel moro scuote di colpo la testa e si alza in piedi. Afferra il mio zaino, che avevo posato accanto a me sulla panca, e mi prende per mando... facendomi intendere di seguirlo. Cosa che ancora una volta mi ritrovo a fare.

"All'uscita non ci sarò" dice Michele mentre mi accompagna in classe. "Ho solo due ore in università, perciò ne approfitto per sbrigare alcune faccende. A che ora finisci nel pomeriggio?"

"Verso le 18.00 dovrei aver terminato. Se vuoi decidiamo un posto e ci vediamo direttam-"

"No!" Mi interrompe quasi brusco. "Sono stato io il primo a proportelo, dunque non ci sono problemi" ribatte nervosamente, mordendosi il labbro.

Questo atteggiamento non mi piace per nessuna ragione al mondo. Sarà bene farglielo presente.
Per ora gli riferisco comunque il mio indirizzo di casa, sperando di non pentirmene in seguito, e ci salutiamo. Piuttosto freddamente.

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A ricreazione oggi resto in aula insieme ai miei tre nuovi compagni.

"Perché non facciamo qualcosa questo sabato sera?" Ci chiede Vanessa tra un morso di pizza e l'altro.

Tutti acconsentono mentre io sono ancora in silenzio. Dovrei accettare?

"Cosa avevi in mente?" Mi informo.

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