Capitolo 34 - Ride bene chi ride ultimo

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MICHELE

"Sì, è stato arrestato immediatamente e rinchiuso in un carcere minorile. Ad oggi sta ancora scontando la sua pena, in una prigione vera e propria. Non ci crederai, ma ha anche avuto il coraggio di scrivermi durante questi due anni... non ho mai letto nessuna di quelle lettere e immagino che Sabrina le abbia addirittura bruciate" dice, scrollando le spalle.

"Avrei fatto lo stesso." Ammetto sinceramente. Infine le pongo un'ultima domanda. "Sofia, come hai fatto ad affrontare tutto questo, una volta che quell'essere è finito dietro le sbarre?" spero di non essere andato troppo oltre.

"Ho avuto bisogno di aiuto. Non intendo solo da parte della mia famiglia, ma da un vero e proprio professionista. La mia terapeuta mi ha permesso di ritrovare la fiducia in me stessa, soltanto che per fidarmi ancora del prossimo servirà del tempo. Credimi se ti dico che sono rimasta sconvolta dalla mia reazione, la prima volta che ti ho visto." confessa timidamente, abbassando lo sguardo.

Mi ricordo esattamente di quella sera, ho la sua immagine ben impressa nella mente. Quando me la sono ritrovata davanti, con quel vestito nero attillato che fasciava perfettamente le sue curve, non ho saputo controllarmi. Infatti ho rischiato e l'ho baciata, pur sapendo che avrei potuto beccarmi uno schiaffo in pieno volto. Cosa che avrei accettato senza fiatare, sia chiaro.

"La terapia mi è servita per tornare a vivere una vita quanto meno tranquilla e serena. Sai, dopo l'aggressione ho iniziato ad avere degli incubi, ma non riguardavano Marco e quello che mi aveva fatto passare; erano incentrati sull'incidente dei miei, purtroppo. Sognavo l'impatto di quella notte, come se fossi stata presente. Era terribile."

Con tutta la delicatezza possibile, la scosto piano da me e mi alzo per andare a prenderle un bicchiere d'acqua. Sta facendo sempre più fatica a parlare e forse necessita di una pausa.

Una volta finito di bere l'ultimo sorso, termina ciò che aveva iniziato a raccontare.

"Diciamo che non riesco a lasciarmi andare con i ragazzi e che tu sei stato letteralmente l'unico di cui mi sono fidata, tolto Alessandro. La cosa curiosa è che non mi pongo il problema quando ballo. Mi è stato spiegato che in quei momenti riesco letteralmente a evadere con la mente, tanto da non lasciarmi invadere dalla preoccupazione. In un certo senso la danza è davvero la mia salvezza."

"Può essere, certo. Sofia, sono sicuro che andrà sempre meglio. Guarda quanto sei riuscita a superare... sei una forza" ammetto, stringendola nuovamente tra le mie braccia.

"Lo spero sul serio."

"Ehi, ricordati anche che adesso ci sono io al tuo fianco. Ripeto, sono certo che riuscirai a lasciarti questa terribile esperienza alle spalle. Intanto, ti prometto che nessuno ti farà del male."

Sussulta appena dopo la mia affermazione. Magari ho esagerato, però lo penso seriamente.

"Non puoi difendermi o proteggermi da tutto. Sarebbe impossibile, però ti a-" si blocca all'improvviso.

Pare a disagio. Sbarra gli occhi e comincia a far vagare lo sguardo per tutta la stanza. Cosa le succede?

"Stavo dicendo, ti avviso che non sarà facile starmi accanto, ma grazie per il dolce pensiero che hai avuto" dichiara, prima di darmi un bacio sulle labbra.

Qualcosa alla bocca dello stomaco si smuove in me, specialmente se realizzo che abbiamo compiuto un passo dal quale non si può tornare indietro. Ormai abbiamo condiviso il nostro passato, con tutti i segreti più intimi.

Allo stesso tempo scaccio via da me qualsiasi altra emozione, comportandomi da vero vigliacco.

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