Capitolo 54 - La verità di Ilaria

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SOFIA

Ilaria ha accettato di vedermi il giorno dopo. È domenica e a casa sua non c'è nessuno. Per questo mi è sembrato il luogo e il momento perfetto per discutere di tutto.

"Ciao, Sofia!" Mi accoglie lei con un gran sorriso. 

Rimane a guardarmi in piedi accanto alla porta. Indossa semplicemente un paio di leggins grigi, un maglioncino rosa pastello e porta i lunghi capelli castani raccolti in una coda bassa. Ma è il grembiule che ha legato attorno alla vita ad attirare la mia attenzione.

"Dai, entra pure!" Mi invita. "Stavo finendo di preparare i biscotti per la festa della mia nipotina. Domani compie già cinque anni" mi informa mentre si sta già incamminando lungo il corridoio.

La seguo dopo essermi limitata a un timido grazie e mi siedo su uno degli sgabelli della penisola moderna.
Mi è sempre piaciuto lo stile e il design minimal della sua cucina, però ora non sono dell'umore per ammirare qualcosa.

"Allora... come mai questa visita? Non che io non ne sia felice, anzi. Ma il fine settimana non hai trovato molto tempo per noi ultimamente" mi punzecchia lei, mentre recupera dal gancio da parete il guanto da cucina.

"Vero... ma forse non sono stata l'unica amica a non essersi comportata come tale" le restituisco all'istante la stoccata.

A quel punto Ilaria per poco non fa cadere il vassoio appena tirato fuori dal forno. Si riprende al volo... tuttavia questa reazione mi dà una piccola conferma. Se si è sentita toccata dalla mia insinuazione, significa che ha la coscienza sporca.

Mi sento già male perché questo non fa che confermare l'accusa di Michele.

"Cosa intendi dire con questo?" Domanda lei dopo essersi schiarita la voce.

"Voglio dire... tu non hai nulla da recriminarti?"

"Sinceramente no, non credo di-"

"Insomma, Ilaria, ho parlato con Michele" taglio corto. Non ho più voglia di perdere tempo.

"Riguardo cosa?"

Incredibile, fa ancora la finta tonta.

"In pratica lui sostiene che tu sia a conoscenza di tutta la storia di Alex. Da sempre. Io non ci potevo credere, fino a un attimo fa... finché non ho visto con i miei occhi la tua reazione" ribatto indugiando sul suo viso, cercando di cogliere la verità soltanto dalla sua espressione. "Dimmelo, Ilaria. Ti scongiuro, dimmi che Michele si sbaglia! Che io mi sto sbagliando e che sono pessima anche solo per dubitare di te" la supplico mentre con le mani stringo forte il bancone. In cerca di un appiglio.

Ilaria tace e abbassa il capo: l'attimo successivo dei singhiozzi le fanno sollevare il petto e sfuggono alle sue labbra. Io non reggo il colpo e perdo praticamente la testa.

"Come hai potuto? Come hai fatto a non intervenire e a non denunciare niente?" Inizio a gridare sull'orlo delle lacrime. 

Ho voglia di piangere e di urlare tutta la mia rabbia. Perché tutto questo fa male. Non pensavo che Ilaria potesse essere capace di qualcosa di tanto orribile. Il mio corpo sta addirittura tremando senza controllo.

"Mi sei stata vicino... hai pianto con me quando hai saputo di Marco. Ti sei preoccupata all'idea che Michele potesse essere violento, per via di quello che Alex ti aveva raccontato su di lui... mentre tu per tutto il tempo sei stata complice di tutti loro?" Continuo a gridare fin quando il dolore non mi graffia la gola.

"No!" Urla all'improvviso lei, lanciando un secondo vassoio colmo di biscotti sul piano cottura. "Non è andata così..." riesce a rispondere prima di scoppiare a piangere.

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