Capitolo 50 - Manchi solo tu... o forse no

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SOFIA

Quando arriviamo a destinazione, i miei occhi vengono attirati da un lampo blu scuro: l'auto di mia sorella. Quasi salto sul sedile dalla gioia di poterla finalmente riabbracciare e, per l'ennesima volta, mi ritrovo a volere la possibilità di vederci più spesso. Non appena Ilaria spegne la macchina scendo al volo e percorro quel piccolo tratto di vialetto che ancora manca prima di poter suonare il campanello di casa.
Ad aprirmi è proprio Sabrina, che mi accoglie con un largo sorriso che le illumina il viso. Non resisto più e subito mi tuffo tra le sue braccia.

"Eccoti finalmente! Tesoro mio, tanti tanti auguri" mi saluta mia sorella, abbracciandomi a sua volta.

"Grazie, Sabri, però ora stringimi un po' meno... oppure non sarò in grado di respirare ancora per molto" riesco a farfugliare.

Il mio desiderio viene esaudito e riprendo una normale respirazione.

Una volta superato l'ingresso mi fiondo in salotto, da dove già riesco a percepire la voce acuta della mia migliore amica.
Mi affaccio sulla soglia e, non appena i presenti si accorgono di me, comincia il secondo giro di abbracci; gli zii, Laura, Alessandro e Giada.
Manca ancora qualcuno all'appello; Massimo mi ha avvisato che sarebbe arrivato a breve, mentre non ho ancora notizie dei miei compagni di classe. So solo che i genitori di Alberto hanno insistito per accompagnare il figlio, assieme a Vanessa e Giulia, nonostante mio zio si fosse offerto di non farli scomodare.

Dopo essere rimasta a fissare la grande tavola elegantemente apparecchiata, tanto che la zia ha deciso di tirar fuori il servizio di porcellana e i bicchieri di cristallo dai bordi dorati, prendo posto sul divano. Laura ovviamente inizia con le solite domande curiose. 

"Allora? Ti senti diversa?" non mi dà il tempo di aprire bocca che ricomincia. "Un uccellino mi ha detto che in realtà la storia del pigiama party era una scusa..." abbassa la voce per non farmi finire nei guai.

La ringrazio mentalmente.

"Ehm, sì. In realtà io non ne sapevo nulla, hanno fatto tutto loro" indico con un cenno della testa le due sorelle. "Però, anche se all'inizio ho accettato con riluttanza, sono stata davvero entusiasta della loro idea" bisbiglio, adeguandomi al nuovo tono di conversazione.

"E perché stai arrossendo?" Giada e il suo parlare a sproposito non finiranno di stupirmi. Inoltre ha appena attirato l'attenzione di mio zio, che mi osserva perplesso. Ma per mia fortuna non può sapere di cosa stiamo parlando. O almeno spero.

Nel frattempo Alessandro dice qualcosa all'orecchio della sua dolce metà e lei, seppur sbuffando, si scusa.

"Cosa non ci stai dicendo?" riprende il mio amico a voce più bassa.

Ok, tanto vale dire la verità.

"Potrebbe essere venuto Michele in discoteca e potremmo essere tornati insieme" sputo fuori tutto insieme. Senza perdermi i due paia di occhi che mi fissano sbalorditi. Dico solo due perché a Giada ovviamente la notizia non fa né caldo né freddo.

"Adesso ci spieghi ogni cosa. E se ti vergogni di loro..." Laura con il dito indica la coppia felice, "usciamo fuori e mi racconti tutto. Nei minimi particolari." Ordina sempre lei, mentre si sistema la lunga treccia sulla spalla.

E così facciamo. Con una scusa andiamo in giardino e parte con l'interrogatorio, che termina soltanto quando la zia viene ad avvisarci che sono arrivati tutti gli invitati.

Giusto in tempo.

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È stato il pranzo più lungo della mia intera esistenza. Paragonabile solo a quello di un matrimonio. Le lasagne della zia hanno conquistato tutti e lei non ha perso l'occasione di snocciolare la ricetta e tutto il procedimento. Ovviamente nessuno di noi ha avuto il coraggio di interromperla.
Poi è arrivato il turno del pollo arrosto con le patate e per un attimo ho temuto di scoppiare. Per questo motivo in seguito ci siamo rilassati un po', dovevamo riprenderci... 

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