Senza parlare, Scar mi infila il cappuccio in testa e mi solleva di nuovo. Su, giù, in tondo e ancora in tondo.
È una scala a chiocciola?
Sento la brezza fresca dell' aria esterna solo per un attimo, prima che lui mi sistemi sul sedile posteriore dell' auto. Le mie mani vanno subito al cappuccio, ma le sue dita grosse le afferrano e le stringono. È un chiaro segno che non devo togliermelo.
"Devo lasciarlo addosso per il tragitto verso casa? Stai scherzando!".
L' unica risposta che mi concede è un grugnito.
Le dita smaniano per strappare il cappuccio, ma se tenerlo mi farà arrivare a casa prima, allora lascerò stare quel maledetto coso.
Scar esce in retromarcia dal garage e i rumori attutiti della strada quasi non penetrano all' interno dell' auto di lusso.
Anche ora perdo la cognizione delle strade che imbocchiamo e preferisco rimanere in silenzio. Non vedo l'ora che questa serata finisca. Quando
l' auto si ferma, rimango seduta, in attesa che sia lui a togliermi il cappuccio, ma non lo fa.
"Qualcuno vedrà e penserà che sei..."
Grugnito.
Chiudo il becco e lascio che mi solleciti dall' interno dell' auto e mi porti nel mio appartamento.
Solo che qualcosa non quadra: sento tintinnare delle chiavi, ma giurerei che fanno un suono diverso dalle mie. Scar mi porta su per le scale e mi rimette in piedi per aprire le serrature di sicurezza, poi mi dà una piccola spinta perché entri nella stanza, e la porta si chiude dietro di me prima che riesca a strapparmi il cappuccio.
Quando lo tolgo e mi giro, il cervello si affanna a elaborare un' informazione che non collima con la realtà.
Questa non è casa mia.
Dove diavolo sono?
Mount. È stato lui.
Non ha mai avuto intenzione di lasciarmi andare.
"Dove sei, maledetto bastardo?"
Giro la testa di scatto da una parte
all' altra, esaminando le pareti tappezzate con un sofisticato broccato bianco e nero, in cerca del bulbo rivelatore negli angoli della spessa cornice da soffitto, prova della presenza di una videocamera.
Non vedo alcuna traccia di videocamere, ma questo non significa che non ce ne sia una. Non c' è neanche Mount, però.
È già qualcosa.
Forse.
Tutto il sollievo che ho sentito nel tragitto che ho sentito verso "casa" mi abbandona mentre studio la mia nuova gabbia. Ho sentito le serrature chiudersi e so che non me ne andrò se lui non lo permette.
Il mio corpo trema, e non c' entra il fatto che sotto il soprabito sono nuda.
Mi stringo nelle braccia, sfregandole nel tentativo di fermare il tremore.
Non pensarci. Raccogli informazioni. Sei un generale, non un prigioniero.
Respingo la paura mi concentro
sull' ambiente. Ci deve essere qualcosa che mi aiuterà a capire dove sono, o a fuggire. Mi guardo in giro, esaminando un salotto senza pari:
l' espressione "gabbia dorata" non è mai stata così appropriata.
Tutto nella stanza è coordinato, rigorosamente nero, bianco o oro.
Sulla destra vedo una porta nera lucida e mi ci fiondo, sperando come
un' idiota che possa essere un' uscita, ma sapendo che non lo è. È una camera da letto.
Non la stanza da bordello che avevo immaginato, ma una camera sofisticata e femminile, anche questa arredata in nero, bianco e oro.
Il letto nero a baldacchino domina un terzo della stanza: un semplice tessuto bianco corre da una colonna all' altra. Il copriletto riprende il broccato bianco e nero delle pareti del salotto, e le lenzuola di satin nero sono rimboccate, come se qualcuno mi avesse preparato il letto per la notte.
Non ha mai avuto intenzione di lasciarmi andare. Mai.
Tutta quella recita nella biblioteca era esattamente ciò di cui mi aveva avvertito Magnolia: l' abilità di Mount di fottermi il cervello.
Caccio indietro la paura. È un inutile spreco di energia.
Un' altra porta si apre su un bagno lussuoso, più bello di qualunque stanza d'albergo, sempre decorato in nero, bianco e oro.
Cosa significato quei colori?
Il bagno ha un' altra porta che conduce a una cabina armadio simile per dimensioni a una camera da letto, ma i tubi appendiabiti sono vuoti. Controllo i cassetti dell' isola centrale: vuoti anche quelli.
Ha intenzione di tenermi qui nuda? Almeno ho il mio fidato trench.
Penso al vestito che avrei dovuto indossare stasera e mi maledico. Mi lascio alle spalle la cabina armadio per andare a ispezionare il contenuto dei cassetti del bagno, che invece sono zeppi di costosi cosmetici di ogni tipo.
Ripercorro la strada attraverso le stanze fino al salotto e fisso la porta chiusa a chiave: due serrature di sicurezza, con, al posto di manopole da girare dall' interno, toppe senza le relative chiavi.
Anche se so che è inutile, perché ho sentito le serrature scattare, mi avvicino e provo ad abbassare la maniglia.
Mi fa incazzare di nuovo però.
"Stronzo! Non puoi tenermi qui come uno stupido animale domestico!" Mollo un calcio alla porta con le scarpe eleganti, ma riesco solo a lasciare un segno minuscolo e a sbattere l' alluce.
Zoppico fino al centro della stanza, poi ruoto in cerchio con le braccia tese all' infuori. Riesco a sentire, nelle ossa, che da qualche luogo lui mi sta guardando.
"È questo che volevi? Un animale domestico? Se non mi presento domani al lavoro, lo noteranno tutti, chiameranno la polizia. Non mi importa quanti siano i poliziotti che hai sul tuo libro paga: ce ne
dev' essere qualcuno che non hai in pugno! Mi troveranno e tu pagherai! Mi volevi disponibile? Bé, fanculo, Mount! Questo non faceva parte
dell' accordo!".
Il mio istinto successivo sarebbe tornare alla porta e batterci sopra finché i pugni non sanguinano, e gridare che voglio uscire finché ho voce.
Ma evito: mi rifiuto di dargli la soddisfazione di vedermi crollare. Sono più forte di così, Mount non vincerà. Controllo l' ira.
Con voce forte e chiara dico alla stanza vuota: "Puoi anche avere il mio corpo con il mio consenso, ma è tutto ciò che otterrai da me. Giuro che nel frattempo ti odierò ogni singolo istante".
Dopo il giuramento la mia mente rallenta, esausta per gli eventi
dell' ultima settimana: desidero solo infilarmi tra quelle lenzuola voluttuose e andare a dormire. Ma ho anche la sensazione che così lo sto facendo vincere, e questa è una cosa che non farò senza opporre resistenza.
Ho affrontato il diavolo nella sua tana e ne sono uscita illesa. È già qualcosa, giusto? Una piccola vittoria.
O quasi del tutto illesa. I capezzoli ancora turgidi e il calore tra le gambe mi ricordano fin troppo vivamente il fuoco che lui ha acceso dentro di me.
"Menti pure a te stessa quanto vuoi, Keira, ma dimmi la verità su questo: quand'è stata l' ultima volta che sei stata scopata da un vero uomo? Uno che sappia esattamente di cosa hai bisogno, uno che ti fa perdere il controllo perché ti dà proprio quello di cui muori dalla voglia. Quante volte, dopo che quel marito dal cassetto moscio si è girato nel letto, ti sei masturbata per arrivare anche tu all' orgasmo?"
Mi sta fottendo il cervello. Tutto qui. Non può sapere fino a che punto ha ragione.
Sposto gli occhi verso il letto mentre il suo ultimo avvertimento mi risuona nella mente.
"Il tuo orgasmo mi appartiene. Se anche solo ti tocchi senza il mio permesso, schiaffeggerò quella tua fica finché non mi implorerai di lasciarti venire".
Con lo stesso spirito di ribellione che mi ha sorretto fin dentro il negozio di hennè, e poi stasera su quei tacchi eccessivamente costosi alla presenza dell' uomo più temuto della città, prendo una decisione. Avrò forse quasi finito gli argomenti, ma posso ancora tentare il colpo finale: entro in camera da letto e sgancio la cintura del trench, lasciandolo cadere sul pavimento.
Tiro indietro il copriletto e studio le lenzuola nere, nere come l' anima
dell' uomo che mi ha ficcata qui dentro. Mi siedo e mi tolgo quelle splendide scarpe, e senza riguardi le lascio cadere sul pavimento prima di infilarmi al centro del letto e allargare le gambe.
"Questa fica non ti appartiene ancora, Mount".
Allungo una mano tra le gambe, odiando il fatto di essere già bagnata, ma allo stesso tempo grata perché così non ci vorrà molto.
Sto sfidando il diavolo a fiondarsi dalla porta per portare a termine la sua minaccia?
No. Scoprirò il suo bluff.
Il mio orgasmo stasera sarà il mio vaffanculo all' uomo che pensa di possedermi. Mi assicurerò persino di usare il dito medio.
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🌹 KING 👑 QUEEN 💎 DESIRE - 🌹 L' Impero Del Desiderio.
ChickLitNew Orleans è il mio regno. Nessuno conosce il mio nome, ma in città il mio potere è assoluto. Ciò che voglio lo ottengo sempre. Mi piace che la gente sia in debito con me. E che abbia paura. Soprattutto se si tratta di una bella, giovane vedova a...