Stando a quello che mi aveva raccontato Jerry Jr., l' aveva occupata una ragazza. Lui aveva solo sette anni, perciò non era stato in grado di dirmi perchè se n' era andata. E io non ero certo di volerlo sapere. Gli occhi azzurri di Hope, uguali a quelli di Destiny, rimasero incatenati ai miei, mentre il sacco della spazzatura urtava ogni gradino. Vidi la paura. Sapeva di essere appena caduta in un barile di esplosivo pronto a scoppiarle in faccia.
Io non distolsi lo sguardo fin quando non svoltarono l' angolo in cima alle scale, ma in quel momento giurai a me stesso che, se quel verme schifoso l' avesse toccata, gliel' avrei fatta pagare.La prima settimana Hope dormì in camera con Destiny, invece che nella sua, perché Destiny scoppiava a piangere ogni volta che lei si allontanava.
Ma ora Jerry ne aveva abbastanza. Era ubriaco, incazzato nero, e colpì il tavolo così forte da fare tremare i piatti.
"Piantala di frignare. Hope non scappa e stasera dormirà nella sua cazzo di stanza, che ti piaccia o no".
Io avevo a malapena chiuso occhio per tutta la settimana perché non mi fidavo di lui. Iniziato a essere sfinito dal sonno, e lo studio, di cui del resto non mi ero mai preoccupato molto, non poteva andare peggio. Da quando avevo cominciato a frequentare quella scuola, passavo più tempo
nell' ufficio del preside che in classe. Ma in fondo era quello che ci si aspettava da me, da urti i bambini che finivano nelle grinfie dei servizi sociali. Era come se sapessero sin
dall' inizio che eravamo destinati a fallire, perciò perché darsi pena?
Eravamo rifiuti.
E per quanto mi riguardava era proprio vero. Almeno stando a quello che mi avevano raccontato, cioè che mia madre mi aveva abbandonato sulle scale di una chiesa del Quartiere Francese, e mi aveva trovato una suora ricoperto della mia stessa merda.
Un inizio coerente, visto com' era andato il resto della mia vita. Quella merda, quello che ero, chi ero, mi seguiva ovunque.
A volte mi domandavo se mia madre si fosse almeno presa il disturbo di darmi un nome, ma non aveva importanza. L' unico nome che avevo era quello che aveva scelto la suora: Michael. Generico, come qualsiasi altro nome della Bibbia dato ai bambini abbandonati.
"No, voglio mia sorella!" Gridò Destiny.
Jerry l' agguantò per un braccio e la tirò verso di sé, afferrando la fibbia della cintura con l' altra mano. "Vuoi piangere? Te lo do io un motivo per farlo".
Hope si lasciò cadere in ginocchio davanti alla sorella, proprio
all' altezza dell' inguine di Jerry. "Tranquilla Desi. È solo un paio di stanze più in là. Quando ti svegli stai sarò ancora qui. Non permetterò che ci dividano di nuovo. Te lo prometto". Quella promessa mi fece capire che Hope si trovava nel sistema da meno tempo di quanto credessi. Altrimenti avrebbe saputo che è meglio non fare promesse, perché non è inevitabile infrangerle.
Jerry continuava a tenere stretta Destiny e la fibbia della cintura, ma la sua attenzione si spostò su Hope. O meglio, sulla maglietta di Hope.
Qualcuno doveva comprare un reggiseno a quella ragazza, ma di sicuro quel qualcuno non sarebbe stato Jerry.
"Vedi? Tua sorella sa come si comporta una brava bambina". Fece scivolare la lingua sui denti. "Una bambina molto brava".
E io capii che non avrei dormito nemmeno quella notte.
Jerry attese che Destiny si addormentasse e Dixie avvenisse sul divano, prima di fare la sua mossa. Mi sembrava di avere un quintale di mattoni attaccati alle palpebre, ma, non appena sentii le vecchie assi di legno scricchiolare, capii che era entrato in azione.
Il sangue iniziò a pulsarmi più forte, me tre scivolavo fuori dalla mia stanza evitando le assi che facevano rumore, come avevo imparato poco dopo il mio arrivo. Muoversi silenziosamente aveva i suoi vantaggi. I cardini della porta, che nessuno oliava da un pezzo, circolarono quando lui spinse il battente.
Jerry avanzò verso il letto e da dietro vidi Hope saltare su di scatto, le coperte strette al petto, come al suo arrivo teneva stretto il sacco della spazzatura.
Jerry balzò su di lei, tappandole la bocca. "Non urlare o ti faccio pagare un conto ancora più salato".
Hope cerco di divincolarsi, ma lui le strappò la camicia lisa e le denudò i piccoli seni. Ne prese uno in meno e glielo strizzò. L' altra mano scompare.
"Preparati a pagare l' affitto. Anche quello di tua sorella. Se non vuoi che sia lei a pagarmelo direttamente. Scommetto che le sue lacrime sarebbero carine quanto le tue".
Sentii la rabbia ribollire nello stomaco vuoto e mi sforzai di non vomitare. Non meritava di vivere.
Sgranchii le dita e rafforzai la presa sulla mazza da baseball dei Louiseville, che Jerry aveva comprato a Jerry Jr. per la Little League. Ero più che pronto a togliere la vita a un cattivo per salvare quella di un innocente.
Oltrepassai la soglia, mentre Jerry strappava via le coperte.
"Non toccarla".
Lui si voltò, e il piagnucolio impaurito di Hope mi riempì le orecchie.
Lo sguardo di Jerry si fermò sulla mazza. "Cosa cazzo credi di fare con quella? Vuoi he te la infili su per il culo?"
Fu più veloce di qua ti pensassi, si alzò dal letto e mi caricò come un toro, con l' uccello che gli penzolava fuori dai pantaloni come una salsiccia flaccida.
Figlio di puttana.
Non pensai. Colpii e basta.
Jerry si scansò e la mazza lo prese di lato, sul collo.
Incespicò all' indietro, contro il muro, portandosi le mani alla gola. Poi scivolo sul pavimento, mentre Hope piangeva silenziosamente nel letto, tremante di paura, e afferrava il lenzuolo per coprirsi.
Jerry cercava di respirare, mentre io avanzato verso di lui, sempre più disgustato al pensiero di quello che avrebbe potuto fare a Hope. Se non mi avesse schivato gli avrei spaccato la testa come un melone al primo colpo, ma ero contento che non fosse successo. Non meritava una morte facile. O rapida.
Un uomo adulto che cercava di stuprare una ragazzina di quattrordici anni meritava una morte lenta e il più dolorosa possibile.
Spinsi la punta della mazza contro le sue mani, che coprivano quello che dovevo avergli rotto con la mia "battuta", impedendogli di respirare.
"Non metterai mai più le tue luride mani su un' altra ragazza, in questa casa di merda".
Gli occhi di Jerry sembravano schizzare fuori dalle orbite e per la prima volta da quando avevo messo piede in quella fogna li vidi riempirsi di paura.
Il sangue pompava veloce e non esitai a premere più forte, mentre lui cercava di liberare le mani, senza riuscirci.
Stava per perdere i sensi, ma io volevo che la paura e il dolore lo inondassero prima. Se non mi sbagliavo, stava solo ricevendo un po' della medicina che aveva rifilato a un sacco di bambini indifesi.
"Mai più, Jerry. Mi senti?"
Spinsi la mazza con tutta la forza che avevo contro le sue mani. Sentii qualcosa scricchiolare e poi vidi i suoi occhi spegnersi.
Diedi un' altra spinta decisa, per assicurarmi che fosse morto. Quando cadde di lato, il pianto di Hope si fece più acuto. Io mi chinai per sentire il battito di Jerry.
Niente. Neanche un colpo da quel cuore nero.
Avevo appena fatto un favore al mondo.
Quando mi alzai e incrociai lo sguardo di Hope, con la mazza che mi dondolava tra le dita, la paura era ancora lì.
Solo che questa volta non sapevo cosa spaventasse di più. Potevo immaginarlo, o forse no.
Schizzò fuori dal letto, avvolta nel lenzuolo, e si precipitò verso di me. Mi strinse la vita con le braccia. "Grazie"
Feci fatica a distinguere le sue parole tra i singhiozzi, mentre le lacrime mi bagnavano la camicia sudicia.
"Ho fatto solo quello che andava fatto. Ora vestiti e prendi le tue cose. Io mi occupo di Destiny. Dovete andarvene tutt' e due da questa casa. Vi accompagnerò fino alla chiesa, a qualche isolato da qui. Fa' chiamare
l' assistente sociale. E spiegale cos' ha cercato di fare Jerry".
Lei si voltò a guardare il corpo disteso.
"Cosa le racconto di...questo?"
"La verità"
Hope alzò su di me gli occhi pieni di lacrime, l' espressione di nuovo spaventata. "Ma ti cercheranno..."
"Non mi troveranno"
Hope si morse un labbro e si staccò da me.
"Corri. Dobbiamo sbrigarci"
Non appena uscii da quella casa per
l' ultima volta, con le due ragazzine che si stringevano dietro di me, mi resi conto che quella donna si era sbagliata quando aveva detto che ero il figlio del diavolo.
Io ero il diavolo in persona.
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🌹 KING 👑 QUEEN 💎 DESIRE - 🌹 L' Impero Del Desiderio.
أدب نسائيNew Orleans è il mio regno. Nessuno conosce il mio nome, ma in città il mio potere è assoluto. Ciò che voglio lo ottengo sempre. Mi piace che la gente sia in debito con me. E che abbia paura. Soprattutto se si tratta di una bella, giovane vedova a...