Ho cercato di chiudere questa cena il più in fretta possibile, ma a ogni secondo che passa sento che finirò con il pagarla cara. O la pagherà Jeff.
Scar di sicuro mi sta aspettando fuori. Non dovevo lavorare fino a tardi.
Mount lo saprà.
Non sono così ingenua da pensare che non scoprirà il nome di Jeff, il suo indirizzo, il suo numero di previdenza sociale e la sua biografia completa prima che Scar mi riporti nella mia gabbia.
Mount saprà perfino che marca di preservativo ha usato Jeff per scoparmi - malissimo, peraltro - sul sedile posteriore della Cadillac, quando avevo diciassette anni.
"Darò un' altra occhiata alla presentazione che mi ha inviato la sua segretaria e aspetterò che tu ci dica quando sei pronta a partire. Penso che questo progetto abbia delle enormi potenzialità, Keira. Ci farebbe comodo offrire un' altra attrazione a quei turisti che visitano Bourbon Street non solo per fare bisboccia. Per loro diventerebbe un' occasione educativa e potrebbero assaggiare un fantastico whiskey locale".
Solleva il bicchiere per brindare e io mi costringo a sorridere mentre faccio cin cin, pregando per la sua incolumità mentre bevo.
"Mi spiace dover interrompere la cena e questa piacevole conservazione, ma ho altro appuntamento che mi aspetta. Grazie, Jeff. Temperance ti contatterà non appena avremo messo a punto tutti i dettagli".
Mi alzo, lisciandomi il vestito. Jeff si avvicina per abbracciarmi.
"È stato bello rivederti, Keira. Ne è passato di tempo. Troppo forse. Spero che la prossima volta riusciremo a chiacchierare un po' di più, invece di parlare solo di affari".
Annuisco, perché è l' unica risposta che posso dargli, spera di di non firmare così la sua condanna a morte. "Ci risentiamo sicuro. Rimani, e ordina qualcos'altro da bere. Offre la casa".
"Forse potresti spostare il tuo appuntamento e unirti a me".
"Mi dispiace, non posso".
Il sorriso di Jeff si smorza un po', ma io tengo duro con il mio e gli rivolgo un ultimo cenno di arrivederci. Mi volto e attraverso il ristorante salutando gli altri clienti, ma in realtà raggiungo l' ascensore senza guardare nessuno e senza fermarmi a parlare.
Mi sembra ci vogliano secoli per arrivare nel seminterrato e tamburello impaziente con le scarpe che Mount mi ha fatto trovare oggi nell' armadio.
Quando finalmente le porte si aprono, percorro di corsa il corridoio e spalanco la porta dell' ufficio borbottando tra me e me. "Adesso prendo la borsa e vado da Mount a spiegargli...".
"Spiegarmi cosa esattamente?".
La voce profonda e familiare e erge dal buio. Il cuore mi balza in gola e io cerco di frenarlo con una mano.
"Cristo, mi hai spaventata a morte".
"Bene. Perché ti do trenta secondi per spiegarmi come mai stavi cenando con il tuo amichetto del liceo invece di tornare presto come ti avevo ordinato".
"Non è come...".
Mount accende la lampada sulla scrivania, ricordandomi la prima volta che l' ho visto seduto sulla mia poltrona. Un terrore mai provato inizia a scorrermi nelle vene. Stasera ho davvero paura, ma non per me stessa. Per qualcun altro.
"Avvicinati".
Mentre avanzo, il rumore dei miei tacchi sembra rimbombare nella stanza silenziosa. "Non è...".
"Ho cambiato idea. Non voglio nessuna spiegazione del cazzo. Voglio il tuo culo davanti a me, ora". La sedia gratta contro il cemento quando Mount la spinge via e si alza.
Io stringo le labbra, perché non voglio dire niente che lo irriti, ma non desidero nemmeno che Jeff paghi delle conseguenze che neanche sapeva ci fossero. I miei piedi si muovono obbedendo all' ordine di Mount, mentre comincio a parlare comunque.
"Erano affari. Non ha fatto niente, te lo giuro. Lascialo in pace".
Mi accorgo di essergli arrivata vicino solo quando mi stringe un polso e mi attira contro di sè.
"Non ha fatto niente? Credi davvero che i suoi pensieri fossero puri quando ti guardava? Col cazzo".
"Erano affari" ripeto. "Non fargli del male, ti prego. Non se lo merita".
Mount mi afferra il mento. Mi guarda negli occhi come se volesse leggermi nella mente.
"Te lo giuro. Ti do dicendo la verità" dico.
Mi sonda con lo sguardo e deve vedere qualcosa che lo soddisfa, perché mi lascia andare.
"Ti credo".
Le sue parole mi scioccano. "Davvero?".
"Come bugiarda fai schifo. E ho visto i video. Sicuramente vuole scoparti, ma non ti ha minacciato. È al sicuro".
Sospiro sollevata. "Graz...".
Prima che possa finire, Mount mi fa voltare, mi prende per il collo e mi costringe a piegarmi in avanti, fino ad appoggiare il seno sulla scrivania.
"Questo non significa che non sia il caso di ricordarti chi è l' unico uomo autorizzato a toccarti". Si china e le sue parole mi rimbombano nelle orecchie. "Tu. Sei. Mia".
Ansimo, ma stavolta non di paura. Anzi, dovrei vergognarmi della velocità con cui il mio corpo cambia marcia.
Dentro di me - nelle profondità più oscure e segrete - questo è quello che ho sempre desiderato. Sempre. Un uomo che mi vuole con questa intensa ferocia e si assicura che io appartenga a lui e soltanto a lui. Ma perché proprio quest' uomo?
È una domanda a cui non so rispondere, eppure non riesco a stare zitta. Mount se lo aspetta. E, per qualche motivo, il mio spirito ribelle lo eccita.
"Io non sono di nessuno".
Mount strattona verso l' alto l' orlo del vestito e mi abbassa di colpo il perizoma. "È qui che ti sbagli".
Il palmo della sua mano mi colpisce la natica destra con una sculacciata abbastanza forte da pizzicare, ma che non fa davvero. Anzi, avverto una vampata di calore e i miei muscoli interni si contraggono in attesa di quella sensazione che ho imparato a desiderare. Mount continua a sculacciarmi, poi si ferma a massaggiarmi, per lenire il bruciore che sta svanendo.
Cerco di soffocare un gemito, ma mi sfugge lo stesso, mio malgrado. Le sue dita scivolano tra le mie gambe e lui grugnisce soddisfatto trovandomi bagnata.
"Nega quanto ti pare, ma sappiamo entrambi che ti piace. A differenza di quella tua piccola bocca furba, il tuo corpo dice sempre la verità".
Non posso ribattere nulla, perché ha ragione. Mi piace. Quando allenta per un istante la presa, faccio per raddrizzarmi, ma lui mi afferra una spalla.
"Non ho detto che potevi muoverti. Non abbiamo ancora finito".
La mia pelle si ricopre di brividi e i capezzoli si induriscono nel reggiseno mentre mi fa chiamare di nuovo. È la stessa presa salda dell' uomo del ballo in maschera. Di quello che mi ha inchiodata al muro e non mi ha permesso di voltarmi. L' uomo che mi ha dato tutto quello che volevo, inducendomi a scappare con lui.
Ora so che mi sbagliavo. Mi sbagliavo su tutto... Tranne che su questo.
Questo è quello che voglio. Ciò di cui ho bisogno.
Il sibilo della cerniera spezza il silenzio, coperto solo dal martellare del mio cuore, e anticipa di poco il suo tocco. Mount mi spinge un dito dentro e intanto disegna dei cerchi sul mio clitoride finché non mi contorco sulla scrivania. Poi sfila il dito per sfiorarmi l' ano.
"Dov'è il dildo?".
"L' ho tirato fuori come mi hai detto tu".
"Dov'è?".
Mi lecco le labbra e penso a come rispondere. Intanto lui mi stringe una natica, ancora dolorante.
"Nell' ultimo cassetto di sinistra, insieme al lubrificante. L' ho pulito prima di avvolgerlo in un fazzoletto e nasconderlo".
"Bene. Perché adesso scoprirai cosa si prova a farsi scopare con tutti e due i buchi pieni".
Mi bagno ancora di più. Ecco un' altra delle mie fantasie proibite.
Lui allenta la presa e apre il cassetto che gli appena indicato. Qualche istante e il lubrificante mi cola
sull' ano, poi lui mi infila dentro il plug continuando a giocherellare con la mia fica. Devo attingere a ogni grammo di autocontrollo per non contorcermi sulla scrivania e supplicarlo.
Mount mi afferra per i capelli e mi volta la faccia di lato per guardarmi. Scuote la testa: ha lo sguardo nero, il sorriso arrogante. "Sei fatta per me".
Con quella scioccante dichiarazione, preme l' uccello contro la mia fessura e infila dentro il glande.
"Oh... Mio... Dio..." La sensazione di venire riempita mi strappa un sussurro fioco, ma il rantolo di Mount copre le mie parole quando si spinge all' interno un po' di più.
"Con quel dildo dentro, il mio cazzo entra a malapena nella sua fica stretta. Cristo".
Sto impazzendo, il piacere mi sta privando di ogni pensiero razionale mentre lui mi riempie piano e mi scopa come si deve, china sulla scrivania, trasformandomi in un groviglio di suppliche e gemiti.
L' orgasmo mi lacera in pochi istanti prima che venga anche lui e poi
l' unico rumore nell' ufficio resta quello ansante dei nostri respiri che si mescolano.
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🌹 KING 👑 QUEEN 💎 DESIRE - 🌹 L' Impero Del Desiderio.
ChickLitNew Orleans è il mio regno. Nessuno conosce il mio nome, ma in città il mio potere è assoluto. Ciò che voglio lo ottengo sempre. Mi piace che la gente sia in debito con me. E che abbia paura. Soprattutto se si tratta di una bella, giovane vedova a...