👑 Chapter 25

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Appeso nell' enorme guardaroba c' è un vestito di sera nero con una profonda scollatura a V ha difficilmente riuscirà a coprirmi le tette. Sui due lati si aprono degli spacchi fino all' altezza del fianco. Mi guardo in giro in cerca della biancheria da abbinare, ma non c' è niente: controllo ogni cassetto
dell' isola centrale, ma sono tutti vuoti. Evidentemente lui desidera che a cena io abbia l' aspetto di una mignotta di classe. Fantastico.
Un oggetto dorato che pende dalla gruccia del vestito cattura il mio sguardo: una catena d' oro con un unico ciondolo a forma di serratura, minuscola e delicata. Un simbolo della mia prigionia? Come se avessi bisogno di un promemoria! Quando prendo il vestito, un biglietto vola sul pavimento e io mi chino a raccoglierlo.

Cambiati subito.
Fica sempre piena.

La sua voce arrogante mi risuona in testa mentre leggo quelle parole scritte con una pessima calligrafia.
V

a a farti fottere è il primo pensiero che mi viene. Al momento mi sto curando la mano e la sbronza, e non sono disposta a mettermi in riga come fa chiunque altro nella vita di Mount.
Forse è lo champagne a rendermi audace, ma mi piace pensare che non sia così, perché ho la certezza di non essere ubriaca. Se fossi ubriaca, sarei insensibile al dolore.
E non parlo solo del dolore alla mano. Il racconto di Temperance mi ha distrutto.
Le lacrime mi pungono gli occhi mentre mi appoggio all' isola centrale per sostenermi. Sono tentata di accoccolarmi nell' armadio e lasciarmi andare. Mi ferma sono una cosa, o, per meglio dire un uomo.
"Sei incapace di eseguire semplici ordini? Ti facevo più furba".
Alzò di scatto la testa e vedo Mount sulla soglia della porta del bagno: ancora una volta ha compiuto una di quelle sue irritanti apparizioni silenziose.
"Come ci riesci? E perché?" Frustrata, sbuffo. "Sai una cosa? Non rispondere. Non mi importa. Stasera non sono dell' umore di gestire le tue solite stronzate arroganti. Di cazzi ne ho già avuti abbastanza per oggi".
A ogni parola che pronuncio la sua espressione si fa più cattiva, a comunicarmi con chiarezza che sono entrata in un territorio pericoloso.
"Cosa cazzo mi hai detto?"
Combatti fino alla morte. Non è questo che ho giurato di fare?
"Ho detto che non sono dell' umore"
Mount entra nella cabina armadio e si chiude la porta alle spalle. Non so se è un gioco di potere o altro, ma la stanza sembra subito rimpicciolirsi a un decimo della sua ampiezza.
"Ripetilo" ordina.
Mi raddrizzo e sfido il suo sguardo cupo. "Non sono proprio
dell' umore di gestire un altro stronzo stasera, va bene?" Alzo le mani in aria come se non avessi la minima idea di come sopportarlo, ed è davvero così.
L' espressione di Mount passa da rabbia a furore nello spazio di un secondo e la voce si abbassa in un sussurro rauco. "Chi cazzo ti ha toccato? Cadranno delle teste e sarò io stesso a impugnare quella fottuta ascia".
Prima che io capisca cosa sta succedendo, si allunga fulmineo e mi afferra il polso della mano ferita.
Seguire le minacce e i suoi movimenti è uno sforzo per me e sto rimpiangendo lo champagne. "Cosa? Nessuno. Be', nessuno a parte te. E Scar, direi, quando mi sballotta in giro come se fossi incapace di camminare"
"Allora che cazzo è questo?" Brandisce la mia mano in mezzo a noi, fissando la garza e il nastro.
"Niente" rispondo, la voce incerta anche se cerco di dissimulare.
Lo osservo mentre fissa la dimostrazione pratica delle mie doti da crocerossina prima di sollevare lo sguardo verso il mio. Valutando. Calcolando. Giudicando.
Mi lascia il polso con la velocità con cui lo ha afferrato.
"Chinati e fammi vedere la fica"
La rapidità del suo cambiamento mi lascia a bocca aperta.
"Ora" La parola risuona nel guardaroba: non ho mai ricevuto un ordine più implacabile in tutta la vita, e non ho neanche mai rimpianto tanto una decisione come quella che ho preso solo pochi minuti fa, quando ho scelto di non reinserire il giocattolo.
Determinata, ingoio la paura. Solo pochi minuti fa ero disposta ad accettare la mia punizione, e non perderò il coraggio proprio ora.
Dandogli la schiena, mi chino e nello stesso tempo sollevo gonna. Mount impiega meno di un secondo per vedere cosa manca.
"Ti ho dato un ordine, un semplice ordine del cazzo, e tu non hai obbedito". Mi tira giù la gonna. "Alzati".
Lo faccio e mi giro per affrontarlo, non mi piace averlo dietro. "Scusami se, mentre andavo a eseguire i tuoi maledetti ordini, mi sono tagliata la mano e questo non ha consentito di assecondare il tuo giochetto del cazzo!"
La sua espressione si fa assente mentre mi afferra di nuovo il polso, girando il palmo verso l' alto. "Hai detto che non era niente".
"Per te no. Probabilmente per te ci vorrebbe un arto reciso. O magari una decapitazione?"
Lui spalanca la porta del guardaroba e mi trascina per il polso, girandomi dentro il bagno. Non mi lascia andare neanche mentre frugavo nei cassetti.
"Lasciami". Strattono la mano, ma la sua presa è come una manetta.
"Non finché non capisco se mi stai mentendo".
Mount alla fine fa comparire delle specie di forbici per unghie e mi taglia il nastro e la benda sul dorso della mano, poi stacca il bendaggio e mi gira il palmo in su.
Esaminando la ferita dilata le narici: quando il suo sguardo cupo incrocia il mio, non ho idea di cosa aspettarmi.
"Com' è successo? Niente menzogne, Keira. Voglio la verità".
La saliva mi si accumula in bocca e prima di spiegare deglutisco. "Ho sbattuto contro la bottiglia di champagne che la mia assistente mi ha portato per festeggiare il nuovo contratto: si è rotta sul pavimento del bagno, sono andata a raccoglierla e mi sono tagliata con il bordo".
Allenta la presa sul mio polso e mi inclina la mano da un lato all' altro alla luce. "Non ha bisogno di punti".
Apro la bocca per dirgli che lo so già, ma la chiudo di scatto quando scorre il pollice seguendo la stessa angolazione del taglio, ma a distanza di un centimetro, attento a non sfiorarlo.
"Potrebbe rimanere una cicatrice, però".
Il suo tocco sembra infuocato e al suo passaggio lascia rovente. Istintivamente piego le dita verso
l' interno, ma lui ne interrompe il movimento coprendole con le sue.
"Non farlo. Lo farai sanguinare di nuovo. Stai ferma".
Quando mi libera il polso, sono abbastanza confusa da obbedire sul serio. Lui si accoscia ed estrae un kit di pronto soccorso da sotto il lavandino.
"Come mio padre. Sempre pronto". Le parole mi escono come dotate di volontà propria.
Mount si solleva con lentezza, inchiodandomi con lo sguardo. "Non supporre che io somigli minimamente a tuo padre. Non potresti compiere un errore più grande".
Mentre estrae qualcosa dal kit di pronto soccorso, la risposta mi sfugge dalle labbra. "Hai ragione. Mio padre è un uomo buono e, per quanto posso vedere, tu non hai un solo lato buono".
"Ora stai cominciando a capire" ribatte, mantenendo immutato il ghigno arrogante.
E poi qualcosa brucia come fuoco vero sul mio taglio e io cerco di sottrarre il polso alla sua presa. Lui non mi lascia andare: usa la mano libera per fare vento sul taglio che brucia.
"Cosa diavolo mi hai fatto?"
"Calmati. È cerotto liquido. Per il tuo palmo è più efficace di quel lavoro da macellaio con garza e nastro. Tra un attimo smetterà di bruciare". Continua a fare vento sul taglio per alleviare il dolore.
"Avresti potuto avvertirmi! Questa roba fa male!"
L' espressione di Mount si fa assente. "Ho dato più avvertimenti a te che a chiunque altro, finora. Non sembra funzionare, però, perché sei la donna più caparbia che io abbia mai incontrato. E se pensi che questo faccia male, non hai mai conosciuto il dolore vero".
Mi lascia il polso e rimette via il kit mentre il bruciore si riduce a una fitta sopportabile.
Lo devo ringraziare? Mentre valuto ancora l' ipotesi, lui si solleva in tutta la sua statura, sovrastandomi di quasi trenta centimetri.
"Vestiti. Ci stai facendo tardare per la cena". Esce dal bagno, ma prima di lasciare la camera da letto si congeda con queste parole: "E non dimenticare il giocattolo, o lo prenderò come un esplicito invito a farti chinare sul tavolo da pranzo per scopare quella tua fica stretta mentre servono il primo".

🌹 KING 👑 QUEEN 💎 DESIRE  -  🌹  L' Impero Del Desiderio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora