Chapter 46 💎

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Oggi

Keira riesce a farmi uscire dai gangheri, e finora non lo avevo mai permesso a nessuno.
Ho sbattuto quella cazzo di porta.
Non mi lascio mai condizionare dalla rabbia. Non più. Ogni mio gesto è frutto di calcoli freddi e precisi.
Ma quella donna mi ha fatto sbattere quella cazzo di porta.
Nessun problema, mi dicevo. Puoi averla, tenerla, controllarla come una qualsiasi cosa di tua proprietà. Mi sono ripromesso di restare distaccato, indifferente, perché il contrario non porta mai a niente di buono. L' ho imparato da bambino.
Tutto prima o poi finisce. Questa è
l' unica verità. Nessuno sopravvive alla vita: perché fingere che le cose stiano diversamente?
Finora ho sempre pensato di avere il controllo totale su me stesso e sulle mie reazioni.
Sbagliato.
Keira Kilgore è diventata qualcosa che non avevo previsto, ma sono io che detto le regole nel mio mondo: niente mi impedisce di cambiare piano. Il bello di essere il re è che posso fare fare quello che mi pare.
Tenerla qui potrebbe rivelarsi un errore, ma non la lascerò andare. Men che meno adesso, che ho saldato tutti i suoi debiti e il suo conto è più salato.
Non mi sono mai concesso di volere qualcosa con questa intensità. Governo un impero, e sono riuscito a rimanere al comando perché non ho mai dato segni di debolezza.
Lei è una debolezza solo se io le permetto di esserlo, e questa cosa deve finire ora.
Tornerò nelle sue stanze e le racconterò per filo e per segno come ho ucciso Lloyd Bunt. Di sicuro si allontanerà da me.
Questo è quello che dovrei fare. Ma che senso ha governare un impero se non puoi prenderti quello che vuoi?
Mentre il pensiero mi filtra nel cervello, mi rendo conto che sto per generare una debolezza di cui qualcuno potrebbe approfittare. Una cosa che ho assolutamente evitato per tutti questi anni.
Ma sono Lachlan Mount. Mi sono trascinato fuori dalle fogne di questa città ostile, ho cambiato identità, ho imparato tutto quello che serve per sopravvivere, anzi, per prosperare.
Sono diventato l' erbaccia che cresce tra la siepe, lungo i marciapiedi, e che si rifiuta di morire. Ho scalato con le unghie e con i denti i gradini di questa organizzazione e ne ho occupato il trono con la forza. Per il mondo là fuori sono un re che governa con la paura, un re pronto a mettere in atto tutte le sue minacce.
Possiedo tutto quello che un uomo può desiderare. In questo momento sto camminando su un tappeto persiano, tra opere di artisti italiani, sotto la luce di applique placcate
d' oro e lussuosi lampadari di cristallo. Mi circondo del meglio del meglio e non fingo mai di non sapere che lo faccio perché sto ancora cercando di dimenticare cosa significa vivere coperto della propria merda.
Quando raggiungo la porta di uno degli innumerevoli ingressi segreti del labirinto che collega tutte le mie proprietà di questo isolato, riesco a recuperare il controllo del mio respiro. 
Gli incontri con Keira mi scombussolano sempre di più. Non posso permettere che la cosa continui.
Riprenderò il controllo della situazione. Mi faccio questa promessa mente il dipinto che riveste la parete dal pavimento fino al soffitto scivola di lato, aprendosi sul dedalo delle stanze.
Oltre a me, sono solo tre le persone che conoscono ogni centimetro di questo labirinto: V, che Keira chiama Scar; J, il mio braccio destro e G, il mio sarto. Tutti e tre mi hanno dimostrato più volte la loro fedeltà, ma sarei un ingenuo se mi fidassi completamente di loro.
E io non sono mai stato un ingenuo.
Percorro il labirinto, quasi senza guardare attraverso gli spioncini che punteggiano le pareti del corridoio per permettermi cosa succede fuori.
È quasi impossibile notarli se non sai dove sono.
Altri nella mia posizione avrebbero messo guardie armate a pattugliare
l' edificio, ma io mi rifiuto. Prima di tutto, me la so cavare benissimo da solo, e poi perché fare entrare altri possibili anelli deboli nella mia organizzazione? Comprare un uomo è fin troppo facile. L' ho fatto io stesso innumerevoli volte. Ma quelli che lavorano per me non possono essere comprati perché, per un motivo o per un altro, mi devono la vita.
E poi le telecamere sono molto più efficaci, e le registrazioni non si possono hackerare, o quasi.
Quando salgo le scale che conducono al mio sancta sanctorum, la stanza che J chiama "tana", sento di essere riuscito a domare il tumulto di emozioni che si sono scatenate dentro di me.
Invece, quando il camino ruota su se stesso e vedo la biblioteca, mi rendo conto di aver commesso un grosso errore pensando che quel rifugio mi avrebbe isolato dai miei sentimenti.
Non vedo che lei. La prima notte, tra quelle quattro pareti, quando si è tolta quell' orrendo impermeabile per mostrarmi le sue curve e quel ridicolo tatuaggio: l' immagine è stampata nella mia mente come un marchio a fuoco.
Se ne stava lì come una regina. Una donna capace di gestire il potere di un uomo che si è autoproclamato re, come ho fatto io.
Nessuna debolezza, non dimenticartelo.
Le mani si stringono a pugno e sono tentato di colpire il muro. Per la prima volta da non so quanto, i dubbi mi assillano.
Mantieni il controllo. È quello che faccio quotidianamente da anni, e non posso permettere da Keira Kilgore di cambiare le cose.
Mi volto verso il mobile bar e mi allungo verso il mio distillato preferito, lo Spirit of New Orleans, ma la mano si ferma a mezz' aria.
È un whiskey Seven Sinners che ho fatto prelevare da un magazzino della distilleria perché non è più in vendita se non in piccolissime quantità nel ristorante sopra l' azienda, e io non sono un uomo a cui piace farsi negare qualcosa. Allontanò la mano da quella bottiglia e ne afferro una di Scotch.
In fondo il mio è un nome scozzese.
"Lachlan Mount" mi faceva pensare a un uomo di potere, quando l' ho scelto, a quindi anni.
Nei due anni in cui sono vissuto per strada, dopo aver messo fine alla miserabile vita di Jerry, non ho avuto un nome. A nessuno importava qualcosa dell' ennesimo ragazzino di strada. Nelle rare notti in cui dormivo nelle case di accoglienza, usavo ogni volta un nome diverso. Ho mentito. Ho ingannato. Ho rubato.
Lo faccio ancora, e soprattutto, lo faccio senza provare alcun rimorso.
Non sono una brava persona. La mia anima è nera. Il mio cuore è di pietra. La mia reputazione non è né un mito né una leggenda, ma una collezione di fatti.
Se esistesse una bilancia per misurare la purezza di qualcuno, io farei schiantare uno dei due piatti a terra, con il peso dei miei peccati. E ci riderei su.
Andrò all' inferno. Lo so per certo, ma ho un lungo elenco di persone da mandarci prima di me.
Keira Kilgore è il mio esatto contrario. Lei è pura. Innocente. Incredibilmente ingenua. Pensa ancora che la gente giochi rispettando le regole, e che la strada del successo sia lastricata di buon senso.
Si sbaglia di grosso, ma a me non crederebbe mai. Non dovevo portarla nel mio mondo, però sono abbastanza egoista da fregarmene. Abbastanza egoista da tenerla lo stesso qui.
"Io non voglio. Non l' ho chiesto e non acconsentirò mai volontariamente. Lo giuro su tutto ciò che ho di più caro". Ha detto così, nuda davanti a me, mentre il suo corpo la tradiva. 
Ho trasformato anche lei in una bugiarda, perché ogni volta che l' ho presa lo voleva tanto quanto lo volevo io. Riesco a sentire il suo profumo sopra quello dei libri antichi e dei sigari, e mi viene voglia di andare nella stanza, spalancare la porta e indurla a mentire ancora una volta.
"Non osare neanche toccarmi. Né ora né mai più".

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