"Sta benissimo: l' ultimo esame è tornato a valori migliori di quelli visti negli ultimi anni. La cosa più stressante della sua vita ora è la sua incapacità nel golf". Il sollievo è evidente nella voce di mia madre.
"E probabilmente anche il fatto di ricevere o meno i soldi da me ogni mese". Non posso evitare di aggiungere.
"Keira, smettila. Sa che ami quella vecchia distilleria più delle tue sorelle, e che moriresti piuttosto di farla fallire. Crede in te, anche se non lo dice abbastanza spesso. Siamo entrambi tanto orgogliosi di te".
Non si rende conto di quanto abbia bisogno di sentire proprio ora quelle parole. Ma quanto sarebbero orgogliosi in realtà se sapessero che mi sto prostituendo per tenere in vita quell' eredità?
Dentro di me si insinua la vergogna per quello che sto facendo.
Non ho scelta.
Ma questo non significa che deve piacermi.
"Grazie, mamma, vi voglio bene. Sono felice che papà alla fine stia imparando a rilassarsi".
"Oh, piccola, non ho detto questo. È già presidente dell' associazione condomini e cerca di introdurre alcuni tipi di regole riguardo ai golf cart. Quell' uomo non è capace di essere qualcosa di diverso da un amministratore delegato, ma è il motivo per cui lo amo. La sua energia. Il suo fuoco. È così fin dal primo giorno. Da sempre".
Sapendo che sta per lanciarsi nella storia del loro primo appuntamento forse per la seicentesima volta nella mia vita, la interrompo. "Lo so, e un giorno spero di scoprire cosa significhi".
Non parlo sul serio, però. La morte e il tradimento di Brett sono ancora troppo recenti perché possa anche solo in considerazione l' idea di sposarmi di nuovo.
Forse non accadrà mai. Ma i miei genitori sono la prova che a volte un matrimonio può veramente durare.
Mamma emette un suono di approvazione. "Non hai idea di quanto questo mi renda felice. Non voglio altro che vederti andare avanti con la tua vita e trovare qualcuno che ti ami come hai sempre meritato di essere amata. Questo è ciò che desidero per tutte le mie figlie: qualcuno che vi tratti come regine".
Lachlan Mount può anche essere il re della malavita di New Orleans, ma sicuramente non mi tratterà mai come una regina. Non è neanche
un' opzione possibile, quindi perché diavolo dovrei anche solo pensare una cosa del genere? Colpa di mia madre. I suoi discorsetti a volte provocano una temporanea follia.
"Sto per andare in riunione, devo lasciarti. Ma ti voglio bene, ed è bello sentire la tua voce. Mi mancate entrambi" le dico.
"Sai che se hai bisogno di me, tesoro, salgo sul primo volo. Mi merito quanto prima anche una vera frittella".
Il pensiero di avere mia madre nella stessa città di Mount, è un incubo anche maggiore della mia situazione attuale. Non saprei neanche da dove iniziare per spiegare o come mentire per nascondere la cosa.
"Siamo davvero impegnati al momento con questo grande evento imminente e sai che, se vieni tu, vorrà venire anche papà. Entrambe sappiamo che tornerebbe subito in azione, stressando per avere tutti i dettagli, e nessuna delle due vuole questo per lui".
Mia madre sospira. "E ti pesterebbe i piedi. Lo so, lo so. Ma ci vediamo presto: non appena potrai fuggire per qualche giorno devi venire a trovarci".
"Fuggire" ha un significato del tutto nuovo ora che ho trascorso una notte in cattività.
"Lo farò. Prometto. Appena posso". O appena mi imbatto in mezzo milione di dollari extra, perché questo risolverebbe tutti i miei problemi.
"Va bene, amore. Ci sentiamo presto".
"Salutami Imogen e Jury" aggiungo, sapendo che continuerà con le telefonate alle altre figlie.
"Sicuro. Uno di questi giorni vi avrò tutte insieme di nuovo per
un' occasione felice. Succederà. Una di voi dovrà sposarsi e avere bambini prima o poi".
"Ciao, mamma". Chiudo la telefonata, dispiaciuta per tutte le bugie che hanno intessuto questa conversazione.
Le mie sorelle e io non potremmo essere più diverse, e io non le vedo dal funerale di Brett. In realtà mi ha sorpreso che si siano presentate entrambe.
Imogen si è seppellita nella sua tesi, determinata ad aggiudicarsi un assegno di ricerca che lancerà la sua fantastica carriera. È la secchiona della famiglia, ma al funerale è stata davvero empatica, una delle poche manifestazioni emotive sincere che vedo in lei da anni. Non è la tipica figlia mediana, non si comporta male. Tiene tutte le sue emozioni chiuse dentro.
Poi c'è Jury, che bighellona per il mondo agitando il culo sui banconi dei bar. Al funerale è stata una vera stronza. Credo che le sue esatte parole siano state: "Io stessa non avrei saputo scegliere una fine migliore per quel bastardo".
L' ho schiaffeggiata e mi sono allontanata mentre Imogen, senza fiato, per la prima volta nella sua vita le ha ordinato di mostrare del rispetto.
Jury non ha mostrato rimorso. A quanto pare secondo lei gli imbroglioni non meritano compassione, e questo mi spinge a chiedermi chi l' abbia imbrogliata in passato, ma non abbiamo quel tipo di rapporto. Al momento, della vita delle mie sorelle so quanto loro sanno della mia, e per una volta ne sono contenta. Non le vorrei qui nei paraggi.
Mi infilo il telefono in tasca e faccio un passo verso l' ascensore prima che il vibratore riprenda a funzionare.
Mi trascino verso le porte d' acciaio come una ragazza che sta per fare la pipì nelle mutande e spingo il pulsante con il dito. Guardando in alto, mi costringo a pensare a tutto, tranne che alla vibrazione tra le gambe.
Fermalo. Ti prego, fermalo.
Una volta nell' ascensore osservo i numeri che tracciano la distesa nel seminterrato, desiderosa di arrivare nel mio ufficio prima di bruciare per combustione spontanea.
Sto per venire.
Senza se e senza ma.
Spingo con la spalla la porta
dell' ufficio e mi scaglio all' interno, pronta a gemere di piacere, e il giocattolo si spegne.
La lampada della mia scrivania è accesa e, proprio come l' altra volta, Mount è allungato sulla mia sedia come un re sul trono.
"Figlio di puttana! Dov' eri? Al ristorante? Sorvegliavi la mia riunione? Cercavo di crearmi dei problemi? Vuoi che fallisca? È questo il vero motivo? Perché se lo è, io non fallirò. Puoi provare a fottermi il cervello quanto vuoi, ma non ti permetterò di distruggere anche la mia attività".
Lui si piega in avanti, appoggiando gli avambracci sulla mia scrivania. Il diamante dei gemelli neri ammicca nella luce della lampada. "Chiudi a chiave la porta".
Il respiro, ansimante per tutta
l' indignazione trattenuta del mio discorso, rallenta subito. "Questo è il mio ufficio. Qui non controlli le cose". Sono orgogliosa che la mia voce non vacilli.
Mount allarga le mani, premendole sulla scrivania mentre si alza a metà dalla sedia. "Ancora non capisci". Il suo tono assume per un attimo una sfumatura divertita, prima di farsi tagliente. "Non farmelo ripetere, Keira".
Non mi muovo, allora lui si raddrizza completamente, le mani sui fianchi.
"Chiudi quella maledetta porta".
L' ordine arriva come una minaccia così pacata che mi obbliga a obbedire: mi allungo indietro senza guardare e faccio scattare la serratura.
Nella luce attenuata, la sua espressione in ombra è indecifrabile, ma non riesco a immaginare che possa significare qualcosa di buono per me.
"Ti ho osservata. Ho osservato loro osservarti".
"Come? Non eri lì ".
Non risponde alla mia domanda.
"Volevano scoparti. L' hai percepito?".
Ricordo il modo in cui mi fissavano la scollatura e i capezzoli sfacciatamente turgidi. "Solo per quello che mi hai fatto indossare".
Mount esce da dietro la mia scrivania. "Sbagliato. Tu non lo vedi. Non hai la più pallida idea di ciò che gli uomini pensano quando ti guardano. Tranne oggi. Oggi l' hai percepito".
Non so come reagire, ma Mount non ha bisogno della mia reazione per continuare.
"Però nessuno di loro può averti, perché tu appartieni a me. Vieni qui".
Sto ferma. Allora lui si infila una mano in tasca e il giocattolo prende vita, questa volta con una regolazione più intensa.
Stringo le mani a pugno e trattengo un gemito mentre il piacere mi percorre.
Subire quelle sollecitazioni tutta la mattina fin quasi al limite mi ha resa estremamente recettiva.
"Non provare a godere". Ora la sua voce tradisce una sfumatura rabbiosa. "Non posso evitar..." Ci siamo, ho quasi raggiunto il culmine: stringo le cosce e aspetto che il piacere mi travolga.
Si interrompe.
"Bastardo!".
In tre passi lui copre la distanza che ci divide e mi blocca il fianco con la mano. "Non dovresti arrivare a
quell' orgasmo del cazzo prima di me...e tu sei già in debito nei miei confronti. Quanti altri debiti vuoi accumulare?"
Mi dico che lo stordimento che mi colpisce è dovuto al fatto che sto respirando affannosamente, non a lui. Riesco a reagire a stento: "Non voglio avere un' altra fottuta cosa in sospeso con te!".
"Troppo tardi. Ora devo solo decidere come mi farai godere la prima volta. Mani, bocca, tette, fica o culo".
Cerco di nascondere l' involontaria tensione delle coscie, ma non gli sfugge. A lui non sfugge niente.
Le narici di Mount si dilatano e il suo sguardo mi incendia dentro. "Posso farti godere in meno di un minuto. Un tocco al tuo clitoride, un' altra scossa del vibratore, e tu sei lì a gemere il mio nome. Io sono il padrone dei tuoi orgasmi. Io decido quando godi, non tu. Imparalo. Vivilo. Arriverai ad amarlo, cazzo, quando avrò finito con te".
"Mai". Enfatizzo quella parola: a quanto pare, mantenere la posizione o almeno provarci fino alla morte è diventata la mia nuova strategia. E con Mount, morire potrebbe essere una possibilità molto concreta.
Fa un rapido movimento e mi preme la schiena contro la porta: con un mano stringe la presa sul fianco, mentre con l' altra mi solleva la gonna.
Mi aspetto che vada diretto alla mia passera, invece si limita a far salire un dito lungo l' interno delle cosce.
"Sei bagnata a causa mia".
Con il dito trova il cordoncino
all' estremità del giocattolo e lo tira: il movimento inaspettato mi strappa un gemito dalla gola. Mount lo estrae parzialmente per poi infilarlo di nuovo, scopandomi con lentezza a ogni affondo.
Sta cercando di uccidermi tenendomi al limite. Mi mordo il labbro e stringo gli occhi.
"Non essere codarda. Apri quei maledetti occhi". Lo faccio, e incrocio il suo sguardo scuro. È carico di trionfo.
"Devi solo chiederlo". È come il diavolo che ti offre il tuo desiderio più profondo al prezzo della tua anima, un vero affare.
"Fottiti". Quella parola mi esce fiacca, perché il mio corpo già vacilla, sul punto di esplodere.
"No, Keira, io sto fottendo te. Io sono
l' unico che ti scopa". Con il pollice mi sfiora il clitoride, e non ho scampo.
L' orgasmo mi travolge come un uragano. Incontrollabile. Irrefrenabile. Selvaggio.
Cerco di soffocare i gemiti, ma non posso. Vado in pezzi, fissando gli occhi neri senz' anima di un uomo che odio, ma che gioca con il mio corpo come se gli avessero dato un manuale
d' istruzioni di cui ignoravo
l' esistenza.
Preme più forte sul clitoride e io cavalco la tempesta fino in fondo. Non posso evitarlo. Troppo bello per non goderne ogni singolo attimo.
Quando lui estrae di scatto il giocattolo, io non sono pronta: sorpresa, lo osservo mentre lo solleva da sotto la gonna.
Il mio primo pensiero è così eccitato che non voglio neanche dargli voce.
Rimettiti. Lo rivoglio.
Lui tiene il vibratore nero e oro tra noi, rivestito della mia umidità, e io sono costretta ad affrontare la mia vergogna.
Come ho potuto permettergli di farmi questo?
"Il mio uccello dovrebbe esserne ricoperto ora. Ma devi guadagnarti questo privilegio".
Le sue parole infuriate mi ruggiscono dentro.
Guadagnarlo? Lui dovrebbe essere quello fortunato.
Mount mi prende la mano e mi chiude le dita sul giocattolo scivoloso. "Farà meglio a trovarsi nella tua passera quando mi verrai consegnata".
Indietreggia, e io mi allontano incerta dalla porta. Con uno scatto della serratura e un cigolio del legno Mount sparisce, lasciandomi con un giocattolo erotico stretto in mano e senza la minima idea di cosa diavolo sia appena successo.
A buon diritto penso che potrei ucciderlo a mani nude, ma per lui provo anche un desiderio che non ho mai provato in vita mia per un uomo. È viscerale. Primitivo. Sconvolgente.
Magnolia mi aveva avvertito, ma io non avevo compreso tutta
l' importanza di quell' avvertimento. O forse non avevo capito fino a che punto ho bisogno di ciò che lui mi dà.
Tutto in questa situazione è schifosamente incasinato.
Voglio combatterlo fino all' ultimo respiro, ma allo stesso tempo voglio ficcargli le unghie nella schiena mentre mi sbatte finché non grido di piacere.
Stringo il giocattolo in mano e avverto un fremito al pensiero di reinserirlo.
Mount rivendica la proprietà dei miei orgasmi.
Comincio a credere che abbia ragione.
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🌹 KING 👑 QUEEN 💎 DESIRE - 🌹 L' Impero Del Desiderio.
ChickLitNew Orleans è il mio regno. Nessuno conosce il mio nome, ma in città il mio potere è assoluto. Ciò che voglio lo ottengo sempre. Mi piace che la gente sia in debito con me. E che abbia paura. Soprattutto se si tratta di una bella, giovane vedova a...