Quando apro gli occhi, il mattino dopo, mi siedo di scatto e mi guardo intorno. Ogni volta mi sveglio così in questa maledetta stanza: non so mai se sarò da sola o se qualcuno è entrato durante la notte. A giudicare dal caminetto girevole in biblioteca, questo posto deve essere pieno di passaggi segreti e porte nascoste. Sempre che la stanza in cui vengo tenuta sia nello stesso edificio della biblioteca. Onestamente non so dove diavolo sono.
Questa mattina non vedo nessuno, ed è un sollievo.
Mi sposto e butto le gambe fuori dal letto: muscoli che non ricordo di avere mi provocano fitte in segno di protesta. Cerco di concentrarmi allora sul mal di testa, ma fallisco miseramente perché riesco a pensare solo al dolore tra le gambe. Lo sento ancora dentro mentre mi scopa.
Ho avuto un unico incontro sessuale nella mia vita che lontanamente si avvicini a ciò che è successo ieri sera, ed è stata la prima volta che Brett e io siamo stati insieme.
Non è più stato altrettanto bello. Probabilmente perché l' ho sposato di lì a ventiquattr' ore, e lui non ha più sentito la necessità di impegnarsi.
Accantono quel pensiero, ma il successivo non mi fa stare meglio. Non so come sia successo ieri sera. Mentre barcollo nell' imponente bagno, mi sento catturata. Posseduta. Usata. Ma non in senso negativo. O forse non negativo come mi aspettavo.
Mi avvicino alla doccia e mi allungo per girare il rubinetto dell' acqua calda. Ci ho passato mezz' ora ieri sera, nel tentativo di eliminare la sensazione del tuo tocco dal mio corpo ma non ha funzionato.
Lo sento ancora su ogni centimetro della mia pelle. Mentre aspetto che
l' acqua si riscaldi, mi spazzolo i capelli intricati. Sto iniziando ad abituarmi alla mia nudità: fino a questo momento non mi sono mai sentita a mio agio. Immagino sia perché non ho vestiti, e quindi non ho alternative.
Oggi risolvo anche questo aspetto: questa stronzata di un-unico-completo-alla-volta deve finire.
Quando appoggio la spazzola sul piano del bagno, intravedo qualcosa nella mia immagine riflessa nello specchio. Sul fianco. E ai lati del sedere.
Mi giro, allungando il collo indietro per guardarmi, e lo vedo, o meglio li vedo. Lividi leggeri dalla forma di impronte digitali.
Quello stronzo mi ha marchiato. Aspetto al varco la furia che mi brucia nelle viscere, ed eccola che arriva puntuale: entro nella doccia e nella mia testa lo sto già insultando con i nomi peggiori che mi vengono in mente.
Anche se strofino non posso rimuoverli, come non posso tenere lontani i ricordi: mi sferzano simili al getto dell' acqua calda.
La mia rabbia scivola via, sostituita dalla vergogna, quando mi rendo conto che non ho il diritto di incazzarmi neanche per i lividi, perché non posso affermare in alcun modo di non essere stata consenziente ieri sera. Mentre mi afferrava i fianchi e mi scopava con più forza, l' ho persino incitato.
Quello stronzo è stato accontentato. Mi ha manipolato, mi ha confuso la mente. Ma non posso negare di averlo implorato, alla fine.
La vergogna mi brucia il volto in due rivoli bollenti che rifiuto di riconoscere come lacrime. Sto diventando sempre più brava a mentire a me stessa.
Batto i palmi sulla parete della doccia e infilo la testa in mezzo, lasciando che l' acqua mi scorra addosso. Mi purifichi. Mi assolva dai peccati che ho commesso. Dopo alcuni interminabili minuti, tiro su
un' ultima volta con il naso e mi raddrizzo recitando mentalmente il nuovo mantra della giornata, che mi martella nella testa con la stessa intensità che continuo a sentire tra le cosce:
Lachlan Mount non mi spezzerà. Può scoparmi, può anche fottermi la testa. Ma non mi spezzerà.
Uso il dorso delle mani per asciugarmi gli occhi e giuro a me stessa che quell' uomo non avrà
un' altra delle mie lacrime. Non le vale. Lo odio.
L' intensità dei sentimenti non si è attenuata, cresce più forte ogni volta che il corpo mi si ribella. È umiliante che io provi così tanto piacere in quello che mi fa, e sono sicura che questo lo diverte molto. Una schiena d' acciaio non mi aiuterà con Mount. Occorrerebbe il titanio.
L' unica persona che può decidere chi e cosa mi umilia sono io, e non gli concederò più questo potere.
Scopalo.
Lo farò, lo so, anche se ogni fibra del mio essere vorrebbe negarlo. Magnolia sostiene che non c' è niente di sbagliato a godere, ma non ha mai avuto a che fare con Mount. O forse sì?
Mi viene in mente la borsa in camera da letto. Scar non me l' ha presa ieri sera, ma io ero troppo furiosa anche solo per pensare di usare il mio telefono.
La prima cosa che faccio uscendo da questa doccia sarà inviare un sms a Magnolia. Forse non si alzerà prima di mezzogiorno, ma un pranzo nel tardo pomeriggio con lei è diventato un imperativo: devo sapere se è riuscita a scoprire qualcos' altro dall' inizio di quest' incubo.
Se voglio vincere questa battaglia mi occorrono altre munizioni contro Mount, qualunque cosa mi consenta di armarmi contro di lui. Magnolia mi ha messo in guardia, "non lasciare che ti metta i piedi in testa", e io sto magnificamente fallendo in questo proposito.
Mi aiuterà lei, mi dispenserà qualche perla di saggezza.
Se non altro, parlare con lei sarà un altro brandello di normalità che riuscirò a rivendicare.
Quindici minuti dopo chiudo la doccia e mi avvolgo in uno degli asciugamani lussuosamente spessi e morbidi appesi allo scaldasalviette. Infilo
un' estremità tra i seni, ma quando ne prendo un secondo per asciugarmi i capelli il mio corpo si blocca.
Non sono più sola.
Mount è appoggiando indolente allo stipite della porta che conduce in camera. Mi sento violata. "Non posso neanche fare la doccia in privato, adesso?" Dico.
"Tu fai quello che ti concedo io. Niente di più, niente di meno".
Impongo ai miei arti di liberarsi dalla paralisi e afferro il secondo asciugamano come se non stesse succedendo nulla, poi lo avvolgo intorno alla testa come un turbante.
"Potresti lasciar perdere le banalità? È troppo presto per questa merda".
Mi giro verso lo specchio decisa a ignorare la sua presenza, ma invano. Con la coda dell' occhio, lo sorprendo che sta cercando di reprimere un sorriso.
"Che c' è? Volevi aggiungere che non è nulla di nuovo per te? Che non sono niente di speciale?" Non so perché lo provoco. Probabilmente perché mi sta facendo letteralmente impazzire.
Scruto lo specchio, fingendo di guardarmi i pori mentre prendo prodotti di lusso per la cura della pelle che mi sono stati forniti, ma con la mano manco la boccetta perché sono troppo distratta dal suo volto e dalle sue espressioni mai uguali a se stesse. Sono troppo rapide per fissarle, e vorrei leggergli nel pensiero con la stessa facilità con cui lui sembra leggere nel mio.
"Il vapore era troppo denso per vedere attraverso il vetro. Cominciavo a chiedermi se saresti mai uscita da quella doccia. Mi senti ancora dentro?"
Mi giro e una delle boccette prende il volto. "Fottiti"
Questa volta di disegna un sorriso duro e minaccioso.
"L' ho fatto ieri sera nella mia doccia, e col cazzo che lo farò ancora, perché ho qui te per soddisfare ogni mio bisogno"
Posso solo immaginare come avrei sputato e graffiato se mi avesse chiamato dopo il nostro ultimo scontro per fargli un servizietto nella doccia.
"Te lo sogni".
Il sorriso si allarga a mostrare i denti. "Sbrigati. Hai una riunione con il funzionario della tua banca questa mattina per verificare fino a che punto rischi che, in base alle clausole del prestito, la tua pratica finisca
all' ufficio contenzioso in quanto asset tossico della banca".
Spalanco la bocca. "Come lo sai?"
Nel rispondere sbuffa. "Trovo estremamente offensivo il fatto che tu possa pensare che non lo sapessi".
"Che ora è?". Mi guardo in giro, ma è inutile perché non c' è un solo orologio in questa maledetta cella. È come trovarsi in un casinò, ma senza tutto il divertimento e con molto più rischio.
"Hai meno di un' ora se vuoi arrivare in orario. Quindi ti suggerisco di affrettarti".
"Merda". Lascio uscire l' imprecazione e sì, so che non è da signora, ma sono cresciuta in mezzo a uomini che lavoravano in una distilleria. "Allora sparisci, così ce la faccio".
Mi aspetto un altro sguardo arrogante o un sorriso compiaciuto, o che mi dica che lui non è costretto a fare proprio niente: invece si stacca dalla porta e sparisce nella camera padronale.
Sconvolgente, davvero. E più preoccupante di quanto io non voglia ammettere.
Mi precipito a prepararmi assicurandomi che il mio volto rispecchi la massima professionalità, poi mi affretto nel guardaroba dove trovo, ovviamente, un solo completo ad aspettarmi.
Questa volta è un vestito aderente di seta di colore nero. Lo stesso colore dell' abito di Mount. Non che ci abbia fatto caso o altro.
E, miracolo dei miracoli, c' è anche un perizoma nero intonato e un reggiseno nero con una profonda scollatura nel mezzo, perfettamente adeguato alla scollatura del vestito. Appesa alla gruccia trovo anche la stessa catena dorata con serratura della sera prima.
La ignoro. Lui non ha notato che ieri sera non la indossavo, quindi forse non lo noterà nemmeno questa mattina. Non indossarla potrebbe essere insignificante, ma, se mi aiuta a mantenere un altro brandello di controllo ne approfitterò.
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🌹 KING 👑 QUEEN 💎 DESIRE - 🌹 L' Impero Del Desiderio.
ChickLitNew Orleans è il mio regno. Nessuno conosce il mio nome, ma in città il mio potere è assoluto. Ciò che voglio lo ottengo sempre. Mi piace che la gente sia in debito con me. E che abbia paura. Soprattutto se si tratta di una bella, giovane vedova a...