💎 Chapter 69

615 10 0
                                    

Il rombo della Chevelle è proprio quello che mi serviva, ma invece di guidare senza meta, mi lascio condurre in un posto che non frequento da un po' e che è un' abitudine che devo riprendere. Vivo per la maggior parte del tempo
nell' ombra. In città le persone mormorano il mio nome senza pronunciarlo ad alta voce perché temono che io possa materializzarmi davanti a loro. E a volte succede davvero.
Per fortuna però, ci sono alcuni luoghi che confinano con l' ombra, dove posso andare senza essere infastidito e dove posso creare i contatti necessari per ampliare il mio impero. Il Jackson Club è uno di questi.
Si dice sia stato fondato dal presidente  Andrew Jackson in persona, all' inizio dell' Ottocento, ma a me non interessano né la sua storia né il suo albero genealogico. Quello che mi importa è che si tratta di un club esclusivo, considerato da tutti terreno neutrale. Se un cecchino vedesse il suo obiettivo nel club e cercasse di farlo fuori, verrebbe punito con la morte. Ogni membro ha diritto di far rispettare questa regola. Ed è l' unico modo per mantenere l' ordine e permettere ad alcuni degli uomini più potenti del mondo di sentirsi al sicuro dietro quelle porte sacre.
Ho sentito che la lista d' attesa è lunga anni, ma alcune cose ti consentono di risalirla più in fretta: una quantità indecente di soldi, per esempio, oppure avere sangue blu, o essere una qualche specie di celebrità. Per fortuna io possiedo questa città. Non mi negherebbero mai l' accesso. Inoltre conosco l' attuale direttore. Quade Buck manda avanti il club con efficienza e, anche se cerco spesso di convincerlo a mollare tutto e venire nel mio casinò, lui rifiuta sempre.
Non posso dargli torto. Nemmeno io vorrei lavorare per me. Una sola cazzata potrebbe costarti la vita su due piedi.
Quade mi saluta da dietro il bancone non appena entro nella sala tappezzata di pannelli scuri. Il club viene rimodernato ogni anno, il che giustifica le nostre quote d' iscrizione. È un rifugio dal mondo esterno dal carattere virile, dove dominano i mobili di legno massiccio e un sentore di sigaro che aleggia nell' aria nonostante l' impianto di aerazione. Mi guardo attorno, e anche se scorgo parecchi visi familiari, scelgo di andare dritto verso Quade. Ho decisamente bisogno di bere. 
"Quando smetterai di startene dietro questo bancone? Se lavorassi da me, non dovresti più servire un solo drink in tutta la tua vita?"
Come sempre, Quade mi risponde con la sua risata rauca. "Non mi dispiace servire drink. Non sono così orgoglioso da non volermi sporcare le mani. Inoltre, così posso avere sempre il polso della situazione e sapere cosa succede qui dentro. Bevi?"
"Sicuro"
Quando Quade si volta per afferrare il mio Scotch preferito, una bottiglia sul ripiano cattura la mia attenzione.
Seven Sinners.
Merda, mi ha seguito fin qui.
Quade, a cui non sfugge niente, coglie il mio sguardo nello specchio. "Hai voglia di cambiare, stasera?" Sposta la mano per afferrare il collo della bottiglia di whiskey, le sopracciglia inarcate con fare interrogativo. Vorrei dirgli che per stasera ho già avuto il meglio che la Seven Sinners può offrire, ma mi mordo la lingua. "No, prendo il solito".
Quade mi osserva con interesse mentre afferra lo Scotch, e me ne versa tre dita, lisce. Quando fa scivolare il bicchiere sul bancone, si appoggia contro il piano di legno antico. "Cosa ti porta qui? Sono due mesi che non ti vediamo in giro".
"Ho avuto delle faccende di cui occuparmi'.
Si stacca dal bancone e incrocia le braccia. "Problemi? Pensavo che gli uomini come te non ne avessero".
Mi sfugge uno sbuffo che è metà una risata e per metà un grugnito. "Magari. Ma li ho risolti. Ovviamente". "Terra bruciata, giusto? È questo il tuo stile".
Quade lancia lo strofinaccio nel lavandino e mi osserva qualche istante prima di parlare ancora. "Gira voce nel club che V sta facendo un sacco di avanti e indietro tra il tuo quartier generale e una certa distilleria in città". Con la testa indica la bottiglia di Seven Sinners sulla mensola, come se le sue parole avessero bisogno di chiarimenti.
J aveva ragione a mettermi in guardia. La gente nota le cose e parla, e questo non va bene.
"A chi cazzo importa dove va?".
Quade incrocia ancora le braccia.
"A un sacco di persone, a quanto pare. Non succede spesso che tu metta il tuo marchio su qualcuno del posto".
"Cosa dicono?" Devo saperlo, perché forse dovrò fare terra bruciata anche per mettere a tacere i pettegolezzi.
"Di tutto, si parla di riscatto, estorsione, rapimento...". Mi osserva con sguardo penetrante. "Quando ci sei di mezzo tu, non faccio fatica a crederci".
Provo un moto di sollievo perché non ha fatto alcun cenno alla mia ossessione. 
Di fronte al mio silenzio però, insiste: "Hai intenzione di dirmi cosa sta succedendo, Mount?".
Sollevo il bicchiere di Scotch e ne bevo un sorso. Immediatamente per so che avrei fatto meglio a scegliere il whiskey.
Cosa mi sta facendo?
"Ha importanza?".
Scrolla le spalle. "Chiamala curiosità. Nessuno poteva credere ai propri occhi quando Brett Hyde è riuscito a intrufolarsi in quella famiglia. E qui al club ha fatto di sicuro piacere a molti veder tornare quella ragazza sul mercato".
Mi mordo la lingua per ribattere che Keira non è su nessun cazzo di mercato e non lo sarà per un bel pezzo. Ma prima che riesca a trovare la risposta adatta, un uomo dalle spalle enormi si siede sullo sgabello di fianco a me.
"Aspettavo giusto che uscissi dal tuo territorio per chiederti di vendermi una proprietà che possiedi nel quartiere. Non spreco tempo con tutte quelle strette di mano e quelle cazzo di parole d' ordine che servono per rintracciarti, ma non sono nemmeno uno a cui piace aspettare".
Mi volto verso Lucas Titan, che spinge il suo bicchiere vuoto sotto il naso di Quade.
"Dammeno un altro, Buck". Poi mi guarda. "Allora, cosa ne dici, ti interessa un' offerta?".
Non ho la più pallida idea di cosa stia parlando, ma non mi importa. "Di sicuro sai che difficilmente vendo qualcosa che mi appartiene".
"Certo, come si dice, "quel che è mio è mio". Ma è per mia moglie e farò in modo che per te ne valga la pena".
"Quale proprietà?".
Titan accetta il bicchiere pieno che gli porge Quade e beve un sorso. "Non preoccuparti, non fa parte della tua zona. Si trova un paio di strade più in là".
"E cosa se ne farebbe tua moglie?" Non è di fondamentale importanza, ma nella mia posizione è sempre meglio saperne di più.
Quade scompare all' altro capo del bancone prima che Titan risponda.
"Lei non sa di volerlo. Non ancora. Ma il suo negozio va alla grande e presto avrà sicuramente bisogno di ampliarlo. Quando si renderà conto che le serve altro spazio, voglio che lo abbia già pronto a disposizione. Sarebbe un regalo coi fiocchi, ma so che lei non me lo chiederebbe mai". La moglie di Titan assomiglia un sacco a una certa rossa di mia conoscenza. Scavo nella memoria per tirare fuori quello che ho sentito dire sul loro matrimonio.
"È la stessa moglie che hai stupito con una cerimonia a sorpresa, in modo che non avesse un' alternativa a sposarti su due piedi?" Chiedo. Se ne è parlato per mesi perché Titan è forse l' unico uomo in questa città a essere ricco quasi quanto me.
Beve un altro sorso, con un sorrisino compiaciuto. Quando ha finito, mi risponde. "Ho fatto quello che dovevo per incastrare la mia donna. È una vera testa dura e non ho alcun rimpianto".
"Evidentemente ha funzionato". Indico con un cenno la sua fede. "Un piano niente male".
Titan mi osserva con interesse. "Stai pensando di fare la stessa cosa anche tu?".
"Ora come ora, credo che potrebbe accoltellarmi nel sonno".
"Lachlan Mount con un problema di donne". Titan si appoggia all' indietro con aria arrogante. "Non lo avrei mai creduto possibile".
"Fottiti".
Invece di cambiare argomento, lui scoppia a ridere. "Lascia che ti dia un consiglio non richiesto. Tieni a bada il tuo ego. Non ti aiuterà a vincere questa battaglia".
"Hai ragione, il consiglio era assolutamente non richiesto". Bevo un altro sorso e poi prendo una decisione improvvisa. Fanculo. Non parlerà. Non gli conviene farmi incazzare.
"Mettiamo che io abbia un problema e che decida di tenere a bada il mio ego. Poi?".
Titan scrolla le spalle con noncuranza. "Scopri quello che vuole e daglielo".
"Come se fosse facile" replico con una risata amara.
"Sì, se impari ad ascoltare. Vedrai che te lo dirà. Forse non in modo diretto, ma di certo tu non sei arrivato dove sei senza saper leggere fra le righe".
Rifletto sulle sue parole. Sembra troppo semplice.
Scopre cosa vuole e daglielo.
Con Keira non può essere così facile. Oppure sì? Cosa desidera più di tutto? La mia vocina interiore è veloce a darmi una risposta che mi fa incazzare. Non essere legata a te dal quel debito. Be', allora peggio per lei, perché non ho intenzione di accontentarla, perciò è meglio che cominci a desiderare qualcos'altro.
"Quindi, mi vendi quell' edificio o cosa?"
Quando esco dal club ho raggiunto un accordo per vendere l' edificio a Titan e la mia mente sta già lavorando per rispondere a una domanda da un milione di dollari.
Come faccio a scoprire cos’ altro può volere Keira?
Di qualsiasi cosa si tratti, gliela darò. Finora non ha mai potuto apprezzare i vantaggi di risorse illimitate come le mie.
È arrivato il momento di cambiare le cose.

🌹 KING 👑 QUEEN 💎 DESIRE  -  🌹  L' Impero Del Desiderio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora