Chapter 76 💎

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Non so se l' ultima affermazione di Mount serviva a farmi perdere le staffe, ma ci riesce. Gli offerto onesta e lui mi risponde con arroganza. Come sempre.
Perciò gli do quello che si aspetta da me. Aggressività. "E adesso cosa vuoi, Mount?" Enfatizzo il suo nome perché per un istante mi è sembrato un uomo con il quale confidarmi e ora è tornato a essere l' arrogante bastardo con cui ho avuto a che fare fin
dall' inizio.
"Quello che ho sempre voluto. Te".
Le sue mani si muovono alla velocità della luce, agguantando le mie e attirandomi contro di sè. Non posso fare a meno di notare il rigonfiamento duro nascosto dietro il tessuto sottile dei suoi pantaloni, mentre mi fa compiere un mezzo giro.
"Quindi tutta questa sceneggiata, stasera, serviva solo per portarmi a letto?" Lo guardo con aria di sfida e vedo i suoi occhi assottigliarsi,
l' espressione incupirsi.
"Non ho bisogno di fare nessuna sceneggiata. Hai già accettato tutte le mie condizioni. Posso averti quando mi pare e piace".
Contraggo la mascella davanti a quel promemoria. "Bisogna frequentare dei corsi per diventare così arroganti o è una dote naturale?"
Tutta la tenerezza che ho cominciato a provare per lui si scioglie come neve al sole. Siamo punto e a capo. Ma a Dublino. Ed è lui che mi ha portata qui. Affrontare quest' uomo è come affrontare un uragano forza 5. Sono travolta da emozioni contrastanti.
La risata di Mount è bassa e ruvida. "In questo momento ti sembro arrogante? Non hai ancora visto niente. E per la cronaca, solo perché ti ho permesso di prendere il comando nel tuo mondo, non significa che puoi farlo ovunque".
"Sei impossibile" sibilo, ma il mio corpo ha già cominciato a reagire e devo ricorrere a tutto il mio autocontrollo per non strusciarmi contro di lui come una gatta in calore. Ogni pressione, per merito del piercing, mi provoca sensazioni intensificate.
"Il bue che dà del cornuto all' asino". "Che si fottano, il tuo bue e il tuo asino".
"Invece io mi fotterò te". Il suo sguardo mi brucia la pelle e le sue narici si dilatano quando mi stringe la coscia e sale verso l' alto, la mano che scivola sotto il vestito e mi afferra la natica. "E tu lo vuoi tanto quanto me"
"Non stasera".
Mi sfiora l' orecchio con le labbra e sussurra una parola sola: "Bugiarda".
Ho due alternative: ucciderlo in questa meravigliosa suite e darmi alla macchia per il resto della vita, o cedere alla follia e cavalcarlo come il mio corpo sogna di fare.
"Ti odio lo stesso".
I suoi denti si chiudono sul mio lobo. "No, che non mi odi. Odi solo desiderarmi tanto quanto io desidero te". Mi stringe i capezzoli fino a farli indurire. "Ammettilo e ti darò quello che vuoi".
"Che novità. Sappiamo entrambi che riesci che riesci a risvegliare il mio desiderio, ma vuol dire soltanto che è un gioco che sai giocare meglio di me"
Mi lascia andare di colpo. Colta alla sprovvista, incepisco all' indietro sui tacchi e devo aggrapparmi al mobile bar.
Anche Mount arretra e si scrolla di dosso la giacca, gettandola sullo schienale del divano. Un altro passo all' indietro e si sfila la cravatta che lascia cadere su una poltrona. Ancora un passo e i primi due bottoni della camicia si aprono, rivelando il collo forte e abbronzato. Ancora uno, e si slaccia l’ intera camicia, mettendo in mostra il petto muscoloso e le onde scolpite degli addominali.
È in piedi in mezzo alla suite, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, lo sguardo fisso nel mio. "Voglio sentirtelo dire ora. Prima di portarti al limite, quando pur di venire diresti qualsiasi cosa".
Mi inumidisco le labbra e le serro. I miei muscoli interni si contraggono e ho il perizoma già fradicio al pensiero di quello che sta per succedere.
Omicidio o piacere. Cos' è successo nella mia vita, per rendere entrambe queste alternative possibili soluzioni allo stesso problema?
È successo che è arrivato Mount.
"Ok. Lo ammetto. Hai vinto".
Mount squote piano la testa. "Qui non si tratta di vincere. Si tratta di mettere in chiaro, in quella una testolina, che desideri quello che ti do. Tu non vuoi che io prenda il controllo... Tu ne hai bisogno".
Ha ragione. Non posso negarlo. Sappiamo tutti e due che sono una piccola bugiarda.
"Allora prendilo" gli dico.
Di nuovo, quella sua faccia  assurdamente attraente si muove piano da un lato all' altro. "No, stasera me lo concederai tu, di tua spontanea volontà".
"Cosa intendi?".
Fa un cenno verso le finestre che arrivano al soffitto, nascoste da tende sfarzose. "Aprile".
Ho il cervello che vortica. Cos' ha in mente?
"Perché?".
”Fammi un' altra domanda e ti giuro che stasera non verrai".
Mi mordo il labbro, perché mi viene istintivo mettere in discussione i suoi ordini. Ma l' idea che mi neghi un orgasmo per tutta la notte, quando potrebbe regalarmene un' infinità, non mi attira per niente.
Il suo sguardo è incandescente mentre raggiungo le tende e le spalanco. Le luci nella suite sono basse, ma sufficienti a permettere di vedere cosa succede qui dentro.
"Tieni le braccia lungo i fianchi. Non muoverti".
Riflesso nel vetro vedo Mount che prima di venire verso di me si slaccia i gemelli, si sfila la camicia e la lascia cadere a terra.
La finestra fredda mi sta già risvegliando brividi in tutto il corpo e il calore di Mount alle mie spalle innesca una guerra di sensazioni che mi sono ormai diventate familiari.
La cerniera del vestito sibila quando Mount l’ abbassa. Le sue dita fanno scivolare giù le spalline, ma io le trattengo con i gomiti, bloccando il vestito contro il seno.
"Qualcuno potrebbe vederci".
La sua voce è bassa, ma implacabile. "Possono guardare, ma non possono toccare quello che mi appartiene".
Le mie braccia si rilassano di loro spontanea volontà e il vestito scivola giù, allargandosi ai miei piedi.
"Levalo di mezzo".
I denti di Mount mi graffiano la spalla prima di scendere lungo il collo e io deprimo un gemito.
"Devi ripetere?" Mi ringhia in un orecchio, mordendomi il lobo.
Questa è la lotta di potere di cui sono affamata. Quando ha detto che ho bisogno, non sbagliava.
"No".
Obbedisco e Mount allontana ancora di più l’ abito con un calcio, prima di afferrarmi i polsi e costringermi ad appoggiare i palmi in alto, sulla finestra. Rabbrividisco, i capezzoli si induriscono contro il pizzo del reggiseno senza spalline, mentre lui mi intima ancora qualcosa
nell' orecchio. 
"Tieni ferme le mani, o ti garantisco che la punizione non sarà piacevole come quello che sto per farti".
Annuisco e Mount mi lascia andare. Rimango immobile mentre scivola con le dita lungo le braccia e le spalle prima di avvolgersi la cassa toracica per stuzzicarmi i capezzoli.
"Non dedico abbastanza attenzioni a queste tette meravigliose". Slaccia il reggiseno, lo lascia cadere a terra e mi copre i seni con le mani. Gioca con i capezzoli, scatenandomi sussulti di piacere.
Il mio gemito lo incoraggia a continuare. "Avvicinati alla finestra. Appoggiale contro il vetro. Voglio che siano gonfie e fredde. Voglio che diventino ancora più sode".
Vorrei rifiutarmi di obbedire a
quell' ordine osceno, invece lo faccio, trattenendo il fiato quando la pelle tocca il vetro gelido.
"Brava ragazza" dice Mount, prima di schiaffeggiarmi il culo con un palmo.
Mi ritraggo di colpo ma lui mi afferra per i fianchi e mi rimette in posizione, strofinando la sue erezione contro di me.
"Hai paura che ti vedano?".
"Non lo so" bisbiglio.
Una delle sue mani mi scivola lungo lo stomaco e comincia a giocare con il bordo del perizoma, lacerando il tessuto sottile prima di lasciarlo cadere. Poi lui mi avvolge il pube in un palmo, mentre con i denti mi graffia l' altra spalla e si lascia sfuggire un ringhio di soddisfazione. "Allora meglio che mostri a tutti di chi è questa fica, nel caso si siano fatti delle idee sbagliate".
Il brivido proibito di farmi guardare acuisce la confusione delle mie emozioni. Mount passa un dito nella mia fessura e mi trova già bagnata. Quando lo usa per disegnarmi dei cerchi intorno al piercing, agito i fianchi, in cerca di un contatto maggiore.
"Vuoi dirmi che questa fica perfetta non è mia?".
Il suo brontolio aumenta la mia frenesia.
"No!". E la parola si trasforma in un gemito rauco, quando lui mi penetra con due dita.
"Infatti".
Mi scopa sempre più a fondo e io stringo i pugni. Ma riesco a tenerli premuti contro la finestra, senza interrompere il contatto nemmeno quando Mount libera l' uccello e me lo spinge tra le natiche.
"Un giorno nessuno metterà più in dubbio nemmeno di chi è questo culo, perché quando lo penetrerò urlerai il mio nome".
Le sue parole lascive mi strappano un altro gemito. Allora lui si sposta, spingendo il glande contro la mia fessura quel tanto che basta per farne entrare la punta.
Apro la bocca, pronta a supplicare, solo che stavolta non mi fa aspettare. Sprofonda dentro con una sola spinta. Preme le mani sulle mie, contro il vetro, scopando mi senza pietà, e io adoro ogni secondo.
Quando vengo, prorompo in un urlo che tutta Dublino può sentire, e vedere.
Tuttavia, avvolta nel cerchio delle sue braccia, dimentico di preoccuparmene.

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