👑 Chapter 35

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Sgattaiolo dalla porta posteriore
dell' edificio per incontrare l' autista di Uber, a cui ho chiesto di passare a prendermi a mezzo isolato di distanza.
Sono le 14:45, e questo significa che riuscirò ad arrivare al luogo indicato da Magnolia per le 15. Non sono pratica di questi sotterfugi, quindi spero vivamente di aver capito bene. Quando accosta davanti al fatiscente ristorante dove ancora devi ordinare al banco, salto fuori dall' auto. La Lexus sportiva rossa di Magnolia non si vede.
Sono in anticipo? Spalanco la porta del locale e mi guardo intorno, ma lei non c' è. Occupo un tavolo sul retro, un po' nascosto, ma da cui, se mi chino abbastanza a destra, riesco a vedere chi entra dalla porta.
Magnolia non è famosa per la sua puntualità, ma questa volta ero sicura che sarebbe stata in orario. A meno che io non abbia frainteso questa stronzata in codice.
Finalmente due minuti dopo lei entra di corsa dalla porta. "Scusami tanto, tesoro. Ero bloccata nel traffico".
"Davvero? Perché è la solita scusa di sempre: io non ne ho trovato venendo qui".
Magnolia rotea gli occhi. "Sono felice che tu sia stata così fortunata, e che mi conosci abbastanza bene da decifrare il mio codice".
Mi chino in avanti sul tavolo. "Pensi veramente che stia tenendo sotto controllo il mio telefono?" Nessun dubbio sulla persona a cui mi sto riferendo.
Magnolia imita i miei gesti. "Ke-ke, sta tenendo sotto controllo il tuo culo, non è vero?"
Le natiche mi si stringono, pensando a ciò che ho tolto prima, quando da un numero sconosciuto è arrivato un messaggio che conteneva una sola parola: SFILALO.
Mi sposto sull' usurata fòrmica verde foresta della panca perché mi scoccia ammetterlo. D' altronde Magnolia non ha bisogno di conferme: si limita a scuotere la testa come se io fossi uno studente che non sta afferrando un concetto semplicissimo.
"Se credi ci metta più di dieci o quindici minuti a sapere esattamente dove sei, allora sei fumata".
"Non può essere il grande e malvagio uomo nero che mi descrivi" sussurro, certa solo in parte di dire la verità, dopo aver visto come è cambiato il suo comportamento questa mattina, quando abbiamo lasciato la stanza. "Nessuno ha quel tipo di potere. Inoltre, non ho visto schizzi di sangue né sentito grida". A parte le mie, aggiungo tra me e me.
Magnolia socchiude gli occhi e scuote la testa. "Ti avevo detto che ti avrebbe scopato, fisicamente e anche mentalmente, e vedo che lo ha fatto". "Ma..."
Lei solleva una mano. "Se hai bisogno di raccontarti che lui non è uno spaventoso e spietato figlio di puttana per sentirti a posto sul fatto che ti piace il modo in cui ti sbatte, va benissimo. Ma non pensare neanche per un attimo che sia la verità, perché questa è la bugia più grande a cui darai mai credito".
Interrompo il contatto visivo, concentrandomi sul tavolo rosso scheggiato. Le mie parole sono quasi impercettibili. "Allora come faccio a vivere con me stessa sapendo cosa gli ho permesso di farmi?" Riporto di scatto lo sguardo su di lei. "L' ho implorato di farlo". Lo stomaco si contrae per la vergogna che filtra dalla mia confessione.
Gli occhi le si induriscono. "Accidenti, non osare vergognarti di qualunque cosa sia accaduta tra voi due. Te l' ho detto, non è una persona che sei attrezzata ad affrontare. Gli uomini come lui non esistono nel tuo mondo. Non puoi opporti al gioco che sta portando avanti con te. Se vuole una donna, la ottiene. Gira la voce che scopandole le faccia impazzire. Letteralmente. Hai presente le donne che ti dissi aveva fatto sparire? Si dice che succeda perché perdono la testa per lui, e lui deve tagliare il legame per sempre altrimenti quelle puttane non mollano. Non pensare nemmeno per un secondo che sia qualcosa a cui potresti opporti".
Un pensiero mi passa per la mente. "Per sempre...nel senso che le uccide?"
"Non so. Forse vivono in una casa sulla spiaggia da qualche parte. O forse no. Ma non è questo il punto. Il punto è che tutto ciò che puoi fare è isolare la testa e tenere sotto stretto controllo il cuore e l' anima, mentre lasci che il corpo si goda la cosa".
"Lui è già nella mia testa. Hai detto che ci sarebbe entrato, e c' è. Quando sono vicino a lui, cavolo, e anche quando non ci sono, mi trasforma in una persona che non riesco a riconoscere". In quel momento non sono sicura se mi spaventi di più Mount o il potere che lui ha su di me. "Devi opporti. Continua a combattere contro di lui".
Lascio uscire una risata aspra. "Non è così facile".
"Lo so". Mi incanto di nuovo, allora Magnolia mi schiocca le dita davanti alla faccia. "Non abbiamo molto tempo, quindi sbrigati a visitare il sacco, qualunque cosa tu abbia da dire".
Serrò le labbra fino a farle diventare bianche ed esangui. "Lui mi punirà se io combatto".
Gli occhi scuri di Magnolia si allargano, iniettati di rabbia. "Stai dicendo che ti fa del male? Potrei anche non sopravvivere se lo uccido, ma carri combattendo se ti fa del male".
"Non in quel senso" mi affrettò a dire scuotendo la testa. "Sai...diciamo...sessualmente".
Magnolia frena a stento l' istinto di mamma orsa e si morde il labbro superiore. "E fa di tutto perché ti piaccia".
Non è una domanda ma io rispondo comunque. "Non posso evitarlo. È..." Mi copro il volto con le mani. "È troppo intenso. Ha quel suo modo di farmi impazzire al punto che voglio ucciderlo, e poi perdo la testa, cazzo". Alzò gli occhi di scatto a fissare il soffitto per la confessione finale. "Ieri sera l' ho implorato di scoparmi".
L' unica risposta di Magnolia è il silenzio, finché non incrocio di nuovo il suo sguardo. "Non ci sono regole, non esiste giusto o sbagliato, né vergogna per ciò che accade tra un uomo e una donna se entrambi godono, quindi concediti un po' di tregua. Il fatto che abbia lui il controllo non lo rende un mostro. Molte persone amano quella merda". Fa una pausa. "Ma devi comunque essere furba, piccola, ed entrambe sappiamo che ne sei capace".
Sto per contraddirla, perché mi sento un' idiota quando si tratta di tutto ciò che riguarda Mount, ma non ne ho la possibilità: la porta del ristorante si apre e il mio stomaco, già in una situazione precaria, si stringe in nodi ancora più intricati di quelli che mio padre, ex Aquila scout, riusciva a fare.
I passi di Scar risuonano sula pavimento mentre si dirige direttamente verso il nostro tavolo, fermandosi solo quando arriva a un metro da noi.
"Credo sia il tuo segnale per uscire, Ke-ke". Dice Magnolia.
Scar le lancia un' occhiata cupa che mi fa temere per la sua incolumità e così mi alzo, schioccandogli le dita in faccia come ha fatto Magnolia con me qualche attimo fa. Questa volta, quando gli occhi dell' uomo tornano su di me, sono spalancati per la sorpresa. Non ci vuole molto a ipotizzare che nessuno si era mai permesso di trattarlo così.
"Che non ti venga in mente di prendertela con lei. E di' a Mount, che se lo fa, troverò il modo di assicurarmi che rimpianga anche solo di aver messo gli occhi su di me".
Lo stupore di Scar di trasforma in qualcos'altro. Non so se pensa che io sia una totale idiota a minacciare Mount, o se è qualcosa di completamente diverso. La sua espressione sembra quasi rasentare il rispetto.
Muove di scatto la testa verso la porta, e io mi impongo di mantenere quel coraggio che l' istinto di proteggere la mia amica mi ha fatto emergere dal profondo.
Roteo gli occhi e mi rivolgo a Magnolia. "Non mi ha mai detto una sola parola. A questo punto sono piuttosto sicura che non lo farà mai".
Scivolo fuori dal tavolo e lei fa lo stesso, spingendo Scar di lato con il fianco generoso per avvolgermi in un abbraccio. Mi aspetto che mi dica che mi vuole bene e di stare pronta, invece mi sussurra nell' orecchio: "Dicono che Mount mozzi la lingua se discuto anche solo una volta i suoi ordini. Difenditi, ma soprattutto stai pronta, Ke-ke". Le sue parole mi arrivano come un colpo basso allo stomaco mentre mi stringe per poi lasciarmi andare. "Ti voglio bene, piccola".
"Ti voglio bene anch'io".
Scar si gira verso la porta, e io sono abbastanza sicura che, se potesse parlare, direbbe: "Seguimi, e basta con le stronzate".
La mia trepidazione cresce a ogni passo he mi allontana da Magnolia e mi porta verso l' auto che mi riconsegnerà a Mount. Ho disobbedito ai suoi ordini diretti e non dubito che la pagherò.
Scar apre la portiera posteriore
della berlina e io ci scivolo dentro. Come ha detto Magnolia, non ha senso opporsi. Posso solo rimanere vigile e rafforzare le mie difese con determinazione.
Il cappuccio è sul sedile posteriore. Mi verrebbe da gettarlo in faccia a Scar, ma cosa ci guadagnerei? Un' altra punizione, probabilmente.
Lui avvia l' auto ma non mette la marcia. Ci vogliono alcuni secondi prima che io incroci il suo sguardo nello specchietto retrovisore e riceva forte e chiaro il messaggio.
Non si sposterà finché non infilo quel coso.
"Anche tu sei uno stronzo, in caso te lo domandassi".
Non lo sto dicendo direttamente a Mount, quindi non vale. Metto da parte il cappuccio. "E non torno neanche da lui. Ha detto alle sei, e io ho ancora del lavoro da fare. Portami alla distilleria".
Scar è stupito dalle mie richieste: quando mette in moto l' auto ed esce dal parcheggio, non sono sicura della direzione che prenderà.
Con mia grande sorpresa, mi riporta al lavoro. Mi dico che è una vittoria, ma dentro di me so che sto solo ritardando la punizione che sicuramente arriverà più tardi.

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