Non ricordavo di essere svenuta, ma quando mi risveglio in una stanza con le pareti bianche, il pavimento grigio e un odore diffuso di antisettico, mi rendo conto che devo aver perso conoscenza.
Mi siedo di scatto sul letto d' ospedale, voltandosi da una parte e dall' altra. Pessima mossa. La testa torna a pulsarmi e la vista mi si offusca ancora. Attraverso la nebbia, però, individuo un l' altro letto vuoto a due metri dal mio.
Dov' è lui? Le immagini di Lachlan che viene trascinato via da quegli sconosciuti mi scorrono nella mente come un incubo. Devo trovarlo.
Mi libero degli elettodi fissati sul petto e il bip regolare del macchinario diventa un improvviso grido
d' allarme.
Sono ancora attaccata a una flebo, così mi strappo il cerotto e mi preparo a estrarre l' ago. Ma la porta si apre ed entra una donna che non ho mai visto prima.
"Ferma. Se se la toglie, dovremo mettergliene un' altra. Lui ha insistito perché ci prendessimo cura di lei. In modo quasi ossessivo mi verrebbe da dire, ma non sono io il boss".
"Dov' è?" Stringo le dita intorno al tubo, come se fossi un paziente psichiatrico pronto a tagliarsi le vene con un coltello. "Me lo dica, o me la strapperò via prima che riesca a fare un altro passo".
La testa le scatta all' indietro.
"I dottori lo stanno medicando. Non
c' è alcun bisogno che si ferisca da sola, lui finirebbe per incazzarsi con me".
Allentò la presa.
"Medicarlo? Quanto è grave?" Mi tornano in mente lo strappo della sua camicia e il suo fianco sanguinante. "Cos' è successo? Dove mi trovo?".
Ho ricordi, se possibile, ancora più vaghi di quando mi sono ubriacata a Dublino.
Quella notte ho ballato con Lachlan in un pub.
La donna mi risponde partendo
dall' ultima domanda.
"Ci troviamo nella clinica all' interno della sua proprietà. Qui siamo autosufficienti. Mount è stato colpito da una pallottola che l' ha passato da parte a parte. Lei invece ha una bella commozione cerebrale, oltre a tagli superficiali, lividi e una lacerazione di una certa importanza sul fianco destro. È stata fortunata: se fosse stata più profonda, le sarebbero serviti i punti, invece è bastato un adesivo cutaneo. L' abbiamo rimessa in sesto e sottoposta a una serie di esami. Si riprenderà benissimo".
Abbasso gli occhi cul camice azzurro che ho addosso come se potessi vedere cosa c' è sotto. "Ferite, lividi e una commozione? Non dovrei sentire dolore?".
La donna, che ormai presumo sia una dottoressa o un' infermiera, scoppia a ridere. "Tesoro, lei è sotto anestetici, ha talmente tanti antidolorifici in corpo da non sentire nulla. Solo... La prego, non si stacchi la flebo. Abbiamo già ripulito fin troppo sangue per oggi".
Okay, so abbastanza di ciò che mi riguarda.
"Tra quanto ritorna lui? Era molto grave la ferita? Starà bene, vero? Lui mi ha detto che sarebbe stato bene. Me lo ha promesso.
La "dottoressa" mi studia come se fossi una sorta di creatura selvatica, e in effetti al momento mi sento esattamente così.
"Lui ha perso una grande quantità di sangue, molto più di lei. Non si è neppure preoccupato di fermare
l' emorragia, anche se non è uno sprovveduto".
Nei miei ricordi annebbiati, rivedo che ha dato a me la sua giacca per tamponare la mia emorragia. E forse così ha messo a rischio la sua stessa vita.
"Non morirà". La mia non è una domanda. Non può succedere e basta, ne uscirei pazza.
Ma l' infermiera, o dottoressa, o chiunque sia, è d' accordo. "No. Ha ragione. Non morirà. È troppo caparbio. Persino il diavolo lo rispedirebbe indietro".
Un piccolo brivido di sollievo si fa strada nel panico che mi opprime.
"È sicura?".
Lei annuisce. "Due dei nostri dottori più qualificati si stanno occupando di lui: solo il meglio per Mount. Quel testardo però non ha voluto farsi toccare finché non hanno finito con lei".
"Cosa?" La voce mi si spezza.
"Gli ha puntato una pistola addosso". Sembra esattamente il tipo di cosa che farebbe l' uomo che conosco e amo.
Aspetta, che cosa mi è scappato detto, fra me e me?
Amo?
Quella parola mi sfonda il cervello come la pallottola che ha mandato in frantumi il parabrezza dell' auto.
Non può essere che...
Mi accascio sul letto, esausta, e la donna si avvicina.
"Sta bene, signorina Kilgore?".
Sto bene?
Non so rispondere. Al momento sto realizzando la cosa più scioccante - ma ovvia - della mia vita.
Mi sto innamorando di Lachlan Mount.
Mi correggo. Non mi sto innamorando. Sono già innamorata.
"Signorina Kilgore? C' è qualcosa che non va? Sente dolore?".
Scuoto la testa. "No, non è quello. Io... È solo...".
Il suo sguardo si fa empatico.
"Shock a effetto ritardato?".
"Forse". Il cuscino mi culla la testa mentre fisso il soffitto e scendo a patti con la verità.
Ho sentito dire che le esperienze traumatiche possono chiarirti d' un tratto le idee, ma come ho potuto ignorare in questo modo quello che stava nascendo fra noi?
"Balla con me, Lachlan. Balla con me a Dublino".
Il suo sorriso di quella sera mi lampeggia davanti agli occhi. È in quel momento che è successo? E, in ogni caso, ha importanza saperlo?
”Mi faccia riattaccare gli elettrodi così possiamo tenerla sotto controllo. Sono piuttosto sicura che lui mi ucciderà se le accadesse qualcosa proprio ora e io non fossi pronta".
Mi mette un nuovo cerotto sul braccio e poi si avvicina alla macchina, distendendo i fili aggrovigliati che mi sono strappata di dosso. Li riattacca uno a uno, ma io non le presto più attenzione. Così, fino a quando lei non parla, non mi rendo conto che ha aggiunto qualcosa al mix nella flebo. "Ha bisogno di riposare". Dice togliendo il sacchetto appeso
sull' asta.
"Che cos' ha fatto?".
"Le ho solo dato qualcosina che la aiuti a stare tranquilla".
Le mie palpebre diventano pesanti e io apro la bocca per protestare, ma non posso competere con l' effetto del farmaco, qualunque esso sia.
"Vedrà che quando si sveglia lui sarà qui".
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🌹 KING 👑 QUEEN 💎 DESIRE - 🌹 L' Impero Del Desiderio.
ChickLitNew Orleans è il mio regno. Nessuno conosce il mio nome, ma in città il mio potere è assoluto. Ciò che voglio lo ottengo sempre. Mi piace che la gente sia in debito con me. E che abbia paura. Soprattutto se si tratta di una bella, giovane vedova a...