Chapter 26 👑

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Inaspettatamente, quando mi siedo all' enorme tavolo da pranzo che potrebbe comodamente ospitare venti persone, Mount mi sposta la sedia per poi spingerla in avanti.
Il suo posto è a capotavola e io sono stata collocata direttamente alla sua sinistra.
Quando mi siedo non cerco il contatto visivo con lui, perché comincio a temere che possa leggermi nella mente.
Vorrei con tutta me stessa che non fosse così, ma le sue ultime parole mi hanno fatto bagnare al punto di non aver avuto bisogno del lubrificante per reinserire il giocattolo dove voleva lui.
C' è qualcosa che non va in me.
Dovrei essere disgustata e nauseata. Gridare finché qualcuno non mi fa uscire da questa maledetta casa, che non sono ancora riuscita a vedere perché Scar mi ha incappucciato anche per trasportarmi a cena. Invece riesco solo a immaginarmi Mount che mi afferra per i capelli e li stringe nella mano, mentre mi fa sdraiare sul tavolo e mi monta, appunto... Mount. Ripeto, c' è qualcosa che non va in me.
Un conto è fottere la mente di qualcuno, un conto è ciò che Mount sta facendo a me. Non credo che per questa cosa sia stato ancora inventato un nome. Sono abbastanza sicura che non sia la sindrome di Stoccolma, perché di certo lo odio e fuggirei nella direzione opposta nel momento in cui ne avessi la possibilità, se non ci fossero minacce pendenti come lame di ghigliottina sulla testa dei miei amici e della mia famiglia.
"Devo controllare?" La voce profonda di Mount mi sussurra nell' orecchio quando lascia la mia sedia.
Prima che io possa rispondere, il giocattolo prende vita e io sussulto, dandogli così la conferma.
"Non ci credevo".
Gli cancellerei quel ghigno arrogante dalla faccia con uno schiaffo, ma non riesco neanche a immaginare le conseguenze di un' azione del genere. Per fortuna il vibratore si ferma prima che venga servita l' entrée. Quando finisco la mia zuppa, di ostriche e il piatto viene portato via, passo all' azione.
"Dobbiamo discutere le condizioni"
I camerieri servono l' insalata prima che Mount risponda. "Le uniche condizioni da discutere erano quelle della tua sottomissione volontaria e tu hai accettato. Fine della discussione". Lascio cadere la forchetta e
l' argenteria tintinna contro il delicato piatto di porcellana. Sono troppo imbufalita per riflettere su quanto sia strano che un uomo brutale come Mount si circondi di un tale sfarzo.
"No. La negoziazione non funziona così".
Alla mia risposta lui solleva un sopracciglio scuro, e io non posso fare a meno di chiedermi se quella è
un' abilità donata solo agli uomini arroganti appositamente per momenti come questo.
"Inoltre dobbiamo parlare della fine del nostro accordo. Devo sapere per quanto esattemente mi terrai qui, perchè stai incasinando la mia vita e il mio lavoro".
Sto cominciando a riconoscere il sorrisetto che gli tende gli angoli della bocca: non preannuncia mai qualcosa di buono. "Sei così ansiosa di ripagare il tuo debito e chiudere con me?"
"Puoi scommetterci". Sputo fuori quelle parole come se fossero qualcosa di disgustoso.
Mount, che indossa un completo impeccabile come sempre, appoggia gli avambracci sul tavolo e si china.
"Non esiste la parola fine per il nostro accordo finché io non mi stufo di te"
La collera, mia inseparabile amica, mi cresce nella pancia. "E quando succederà?" Chiedo, cercando di farmi sembrare la domanda civile, in qualche modo.
Il suo sorrisetto si torce, gettando benzina sul fuoco. "Mi assicurerò di mandarti un avviso scritto".
Se i miei bulbi oculari potessero lanciare fiamme attraverso il tavolo, Mount sarebbe incenerito in pochi secondi.
"Questa è una stronzata" replico, mentre l' audacia cresce.
Ogni traccia di umorismo gli svanisce dal volto. Ho oltrepassato il limite?
"No, la stronzata qui è che dovrei essere ripagato con il piacere, ma finora da te non ho ancora avuto
l' ombra di una scopata".
Spinge la sedia indietro, facendo tintinnare la porcellana e rovesciando l' acqua oltre i bordi dei calici di cristallo.
"Hai una mano fuori uso, ma la bocca di sicuro funziona". Con la testa indica il suo bacino. "Inginocchiati".
Mi sale la rabbia, perché l' unica cosa che riesco a figurarmi ora è Brett seduto dietro a una scrivania che ordina a Temperance di succhiargli
l' uccello. Sono tutti uguali.
"Va a farti fottere, Mount. Non mi inginocchierò mai per te". Penso sul serio ogni singola parola di ciò che potrebbe essere il mio giuramento fatale.
Un muscolo della mascella gli si contrae e le narici si dilatano, poi un cameriere entra in silenzio nella stanza per controllare se siamo pronti per la portata successiva.
"Fuori dai coglioni"
Il suo ordine mi provoca una scarica di adrenalina nel sangue, perché lui non stacca mai lo sguardo dal mio. Mi allontano dal tavolo, pronta a fuggire. Credevo di essere una ragazza
alzati-e-combatti, ma a quanto pare sono più una ragazza in fuga.
Il cameriere scompare chiudendo la porta, ma io non faccio in tempo a liberare la sedia che Mount sbatte il palmo sul tavolo, facendo saltare la porcellana.
"Non tu. Tu non lascerai questa stanza finché non ottengo quello che voglio. Tu hai concluso l' accordo, e adesso tu onori l' accordo. Volontariamente".
"Ti odio". Due parole intrinse di sincerità.
"Allora immagino che ci faremo molte scopate condite d' odio finché non mi stuferò di te".
Il vibratore prende vita, regolato al massimo: il suo movimento aggiunge un impulso carnale al turbine di emozioni che già ribollono dentro di me, sopraffacendo ogni altra cosa.
"Per quanto devo lasciarlo andare prima di fermarlo e sconfessarti immediatamente?" La sua domanda è retorica e in più io non sono in condizioni di rispondere. "Per lo stesso tempo in cui mi è stato negato accesso a quella fichetta? O finché non mi implori di godere?"
Stringo le dita alla tovaglia di pizzo e lino cercando di mantenere qualche parvenza di salute mentale.
Come posso desiderare quest' uomo? Io lo odio.
Ma non ho mai bramato nessuno più di lui.
Mount continua a cambiare le impostazioni, portandomi al limite e fermando ogni volta il vibratore un attimo prima di farmi venire. Frustrata, sto per urlare: ormai basta un niente per farmi crollare, e mi rifiuto di inginocchiarmi davanti a lui, letteralmente o metaforicamente.
"Allora sbattimi e fammi godere, sadico figlio di puttana!"
A fatica riconosco la mia voce, che risuona acuta nell' ampia stanza.
"Finalmente si scopa" risponde lui, e io sono troppo sopraffatta per far caso al suo tono di trionfo. Mount strappa via la tovaglia, la porcellana e il cristallo si infrangono sul pavimento.
Mi afferra nel momento esatto in cui io avanzo verso di lui: mi stringe le mani intorno alla vita e mi attira a sé, posizionandomi sul tavolo tra le sue gambe divaricate.
Ignorando lo spacco, lacera invece la seta al centro partendo dalla profonda scollatura a V.
Con la mano mi cinge il collo e mi spinge giù, finché la mia schiena non tocca il tavolo.
"Tu mi porti al limite, nessun' altra donna l' ha mai fatto, e ora ti scoperò come ho previsto fin dal primo giorno, e come ti muori dalla voglia di essere scopata da tutta la vita".
"Bastardo arrogante" le mie parole escono sommesse, smorzate dalla sua presa, anche se non mi sta minimamente limitando la riserva
d' aria.
"Sono spietato, non arrogante, e tu stai per imparare la differenza".
Mount mi libera il collo per togliersi la giacca e poi mi estrae il giocattolo da corpo. Lo solleva, anche questa volta sembra soddisfatto dagli umori che colano.
"Ti piace da matti. Non solo lo vuoi, ne hai bisogno. E io sono l' unico uomo che te lo darà".
Si abbassa la lampo dei pantaloni e il primo bottone salta: non ho neanche la possibilità di vedere il suo cazzo prima che lo affondi completamente con un solo colpo.
"Di più".
Quella preghiera non può provenire dalle sue labbra.
Io non implorerei mai in quel modo.
Mentre Mount mi fa arrivare al punto in cui il piacere si confonde con il dolore, mandandomi in estasi, io sono consapevole solo del desiderio sfrenato che cresce sempre più rapido. Sento i muscoli interni stringersi e in un attimo non sono più sdraiata sul tavolo da pranzo, ma avvinghiata a lui, e gli strappo la camicia come lui ha lacerato il mio vestito. Mi dimentico della mano ferita: gli ficco le unghie nelle spalle e lo artiglio come un animale selvatico in calore mentre il mio orgasmo mi travolge con un' intensità che non ho mai sperimentato.
Mount ringhia quando le sue mani scendono sul mio culo: mi afferra ale natiche e le solleva dal tavolo continuando a pompare dentro di me. Non so, ne mi importa, se gli sto lasciando segni, ma che io sia maledetta se lo implorerò di nuovo, soprattutto di godere.
Gli affondo i denti nel muscolo spesso della spalla nel tentativo di soffocare le mie grida. Non ci riesco, ma è impossibile che Mount possa comunque sentirle sopra il suo stesso ruggito mentre il suo cazzo pulsa dentro di me, riversando la sua liberazione. Non appena riesco a dargli forma, il primo pensiero razionale è...
Porca puttana, non abbiamo usato il preservativo.

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