Apro gli occhi, la prima cosa che vedo è il soffitto bianco, ma... Non è casa mia. Dove sono?
Sento delle voci confuse, sono un uomo e una donna, mi schiarisco la gola, ho un sapore strano in bocca, mi sento come se avessi attraversato un intero deserto senza bere un goccio d'acqua.
Mi sento strana, vuota, come se stessi in un brutto sogno.
Mi guardo intorno, vedo degli strumenti degli ospedali, mi guardo il petto, ho un pigiama, ma non è mio.
Dio, mi sento confusissima ed ho un tremendo mal di testa, che mi provoca un sonno assurdo.
Chiudo gli occhi e rivedo immediatamente la scena: degli uomini sparano Luca, lui finisce a terra dolorante, poi da lì non ricordo più nulla.
Devo correre da Luca, assolutamente.
Mi alzo di scatto dal letto, faccio per uscire dalla porta, ma i dottori mi fermano.
-Non puoi andare da nessuna parte, devi stare nel letto a riposare- mi dice la donna bionda.
-No, devo vedere Luca- i miei occhi si cristallizzano.
-Non si può, è sotto osservazione, tesoro. Potrai vederlo nel pomeriggio- mi spiega.
-Non posso aspettare, devo vederlo!- mi ribello mollando la presa.
Sicuramente starà nel suo letto a ridere e scherzare, sì perché a lui non è successo nulla, no? No. Lui è forte, si sarà subito svegliato, proprio come me, anche se lui ha subìto un trauma più forte.
Vado verso la porta del mio ragazzo e noto un gruppetto di persone.
Chi piange in silenzio, chi guarda un punto fisso senza dire nulla, chi beve caffè per restare sveglio.
-Cosa è successo?- chiedo avanzando verso di loro.
Il ragazzo dai capelli ricci e scuri e dagli occhi verdi avanza verso di me, credo di averlo visto qualche volta con Luca, mi sa che sono amici.
Incredibile, tutte queste persone hanno fatto un viaggio dall'Italia a qui, però vedo che manca la madre del moro.
-Luca è in coma, le percentuali che potrebbe risvegliarsi sono veramente molte scarse. Il colpo è stato troppo forte, ha subito perso i sensi, i dottori lo spacciano già per morto- mi spiega il ragazzo.
Appena realizzo queste dure parole, mi sento mancare l'aria, non ce la faccio a tenermi in piedi, non ce la faccio a non piangere, perciò delle lacrime peggio di lame affilate percorrono le mie gote.
Sto a pezzi, il mondo mi è crollato addosso.
-No- scuoto la testa.
-Non è vero, so che lui si sveglierà tra poco. So che lui ce la farà, non dite cazzate, per favore. Luca è forte e non può abbandonarmi, non deve abbandonarmi- singhiozzo come una bambina.
Mi bruciano gli occhi da morire.
-Se Luca muore non è che si porta via una sola parte di me, se Luca muore si porta via me per intero, io non esisterei più. Morirei insieme a lui- spiego tirando su col naso.
Sto veramente male, non so come si possa esprimere un dolore simile.
Mi volto verso le altre persone che sono qui presenti, sono tristi e alcuni piangono in silenzio come se non ci fosse un domani.
Piano piano penso a diverse cose.
-È tutta colpa mia!- esclamo tirandomi indietro i capelli.
-Aurora, non è vero. Non dire cazzate!- esclama Danilo.
-Sì, se fosse andato via da solo magari adesso sarebbe sano e salvo- mi asciugo le lacrime e mi sento venir meno ancora una volta.
Danilo mi regge, poi mi scruta attentamente con i suoi occhioni verdi.
-Voglio vederlo- borbotto guardandolo.
-Vengo con te, così se i dottori dovessero rompere ci penso io- mi spiega lentamente, mi limito ad annuire.
Ci rechiamo insieme verso la porta, Danilo la apre e sento il cuore arrivarmi dritto in gola.
Non mi reggo quasi in piedi.
Avanzo verso il letto e le lacrime continuano a scendere. Ma come è possibile? Come è possibile che stia qui in questo maledettissimo letto d'ospedale?
-Luca, amore mio- quasi balbetto mentre gli accarezzo teneramente la fronte.
-Io sono qui, lo sai- deglutisco mentre le lacrime corrono insistenti sulle mie guance pallide.
-Tu non mi devi abbandonare, abbiamo tanti progetti, tanti piani per il nostro futuro, ricordi? Dai amore, apri gli occhi, dimmi che stai bene, dimmi che ti svegliarai, non può finire così tra me e te, non deve finire così tra noi, hai capito, D'Orso?- sorrido al fatto che l'ho chiamato per cognome, impazzisce quando lo chiamo così.
Accarezzo i suoi pochi capelli e mi avvicino alle sue labbra, per regalargli un bacio buonissimo e delicato, un bacio per trasmettergli forza.
Le sue labbra sono come una droga per me.
Piano piano mi stacco e lo guardo con le lacrime agli occhi, gli accarezzo il volto nella speranza che si svegli, nella speranza che questo sia un incubo.
-Non succede niente, perché non apre gli occhi?- domando agitata a Danilo, che è appoggiato con la spalla allo stipite della porta.
-Devi dargli tempo- mi spiega con tono tranquillo.
So perfettamente che la sua è soltanto calma apparente, so benissimo che sta soffrendo dentro come un matto, si capisce benissimo dai suoi occhi verdi spenti, vuoti, senza alcuna luce.
-Come faccio a vivere col pensiero che potrebbe morire da un momento all'altro?- gli chiedo.
Danilo lo conosco a malapena, è un amico di Luca. Il moro me ne ha parlato qualche volta, dicendomi che hanno condiviso molte cose insieme, dalla più stupida, alla più banale, un po' come me e Greta, insomma.
Oddio, Greta! Dopo devo assolutamente chiamarla.
-Non morirà- si avvicina a me e incatena il mio sguardo.
-Lui è forte, è una roccia. È una testa di cazzo, questo sì, però è davvero tanto forte- sorridiamo insieme.
-Ne ha passate tante in tutti questi anni, ne ha dovute superare molte per poter andare avanti- ritorna serio e sospira.
-Ma nonostante ciò che fa nella sua vita, nonostante ciò che è costretto a fare, Luca rimane sempre uno dei miei amici più stretti. Per me è come un fratello minore, capisci?- mi domanda ed io annuisco.
Anche per me Greta è come una sorella.
-Ho paura- confesso dopo alcuni secondi di silenzio guardandolo negli occhi.
-Non devi, Aurora. Luca è una tigre, ce la farà, vedrai- borbotta ed una nuova speranza si accende dentro me.
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UN CAOS PER DUE//CAPO PLAZA
FanfictionDicono che le cose inaspettate siano le più belle, o almeno quelle cose che in qualche modo ti stravolgono i piani. Aurora Rossi ha diciotto anni e frequenta un liceo in una città della regione Campania: Salerno. Non vede l'ora di prendere il diplom...