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Luca's pov

Stringo le mani in due pugni forti, le mie iridi si inondando completamente di lacrime e sento il mio cuore sgretolarsi.

Mi manca l'aria, mi fa male il petto, sto veramente male.

Come può essere successo, come?

Cazzo, sapevo che avrei dovuto portarla con me, sapevo che quell'uomo fosse un malato mentale ed ora ha portato via la donna della mia vita.

Le lacrime rigano le mie guance, sembrano lame, tiro su col naso e comincio a tremare come una foglia: avrei dovuto portare in salvo Aurora, ma l'ho lasciata andare via ed io, nel frattempo, stavo sotto le lenzuola di un'altra.

Sono uno schifo, come ho potuto?

-Luca, che hai?- mi domanda il mio amico, sposto per un attimo lo sguardo su Greta che sta singhiozzando come una disperata, poi guardo di nuovo Nic negli occhi e crollo.

-È colpa mia!- urlo.

-Ma che dici?- domanda spiazzato Nicolò.

-È colpa mia, fra'. N-non dovevo farla andare via, cazzo. È colpa mia se Aurora è morta, se quel bastardo l'ha uccisa!- urlo.

Il mio amico mi stringe subito forte a sé, cerca di tranquillizzarmi, ma con scarsi risultati.

-L'ho uccisa io- tiro su col naso e sciolgo immediatamente l'abbraccio.

-Non è vero, Luca. Non dire cazzate- Nicolò mi guarda negli occhi, mollo nuovamente la sua presa e passo le mani sul mio viso in maniera frustrata. 

-I-in un certo senso s-sì, perché se l'avessi portata via con la forza, lei adesso non sarebbe morta. Lei adesso sarebbe ancora qui, tra le mie braccia, lo capisci, Nic?- alzo il tono mentre piango, così facendo attiro l'attenzione di una dottoressa che si avvicina immediatamente a noi.

-Ess pe me er tutt cos, to giur. Er a luc ch tnev rind all'uocchij quann rirev, er o bben cchiù prezios ch a vit me putess ra, to giur, er a cos ch me facev sta bbuon, cchiù ra weed. Aurora pe me er 'a vit, er 'a vita mij, mo ch sens ten sta cca, 'ngopp a 'stu munn si ess nun ce sta cchiù, si ess mo è mort? Nun se po accettà 'na cos del gener, fra'. Me sent e murì, to giur. Ij senz Aurora, nun camp cchiù- sbotto piangendo come un pazzo.

-Siamo in un ospedale, ragazzi. Basta fare confusione- ci riprende la donna, così la guardo male.

-Non ne ne può fottere di meno che siamo in un ospedale, okay? Lei si faccia i cazzi suoi- ringhio contro la donna che mi guarda male e poi va via a passo svelto.

Guardo un punto fisso per pochi secondi, dopo di che alzo la testa e guardo Nicolò negli occhi.

-Devo andare- dico.

Faccio per andarmene, ma il mio amico mi ferma immediatamente.

-Dove vai, Luca?- mi chiede.

-Nun teng cchiù nient a perd'r. Mo va fatt giustizij, ma facc ij 'a giustizia mij- deglutisco, mollo la presa e sgattaiolo fuori dalla struttura, per poi salire in auto e partire come un razzo verso la meta.

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Parcheggio l'auto e scendo, busso e l'uomo mi viene subito ad aprire.

Sta piangendo, ma me ne fotto altamente: è un pazzo, deve pagare per quello che ha fatto.

-Brutto bastardo, come hai potuto, eh?- urlo afferrandolo per il colletto della camicia.

Lo sbatto al muro e lui geme per il dolore.

-Guardami, brutto stronzo- urlo con più voce possibile.

-Hai ucciso la donna della mia vita, hai ucciso la cosa più bella di questo mondo, ti rendi conto? Ti rendi conto di ciò che hai fatto? Brutto bastardo, egoista...- continuo.

-Lasciami stare, tossico- ribatte tirando su col naso.

-Non ho mai fatto del male a tua figlia, hai capito? L'ho sempre amata, come ti sei permessa di ucciderla?- domando piangendo.

Sto tremando, la rabbia invade ogni parte del mio corpo, sinceramente non so come finirà stasera.

-Tu l'hai uccisa!- esclama.

-Povero pazzo- gli tiro un pugno in pieno viso, l'uomo si accascia e inizia a versare sangue dal naso a più non posso.

Lo prendo a calci nello stomaco, gli do ripetuti calci, inizia a tossire forte e a vomitare.

-Non dovevi ucciderla, non dovevi, hai capito?- urlo.

Lo rialzo da terra, lo blocco al muro e continuo a tirargli fortissimi pugni, che lo rendono ancora più debole.

Mi fermo vedendo che sbatte sul pavimento, privo di sensi.

Ho il fiatone.

Mi guardo le mani, sono piene di sangue. Resto per pochi secondi fermo, senza sapere che fare, poi mi volto, continuando a piangere, continuando a soffrire come un cane.

La mia vita è rovinata, la mia vita è finita.

Un rumore strano invade le mie orecchie, mi volto e l'uomo mi colpisce in pieno viso con un vaso pesante, finisco al tappeto, ko.

Magari questa è veramente la mia fine, magari oggi finisce la mia vita, magari oggi raggiungerò Aurora.

Nero, tutto nero e nient'altro.

UN CAOS PER DUE//CAPO PLAZA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora