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Luca's pov

Nicolò è appena andato via, non posso credere a ciò che mi ha detto.

Secondo lui il padre di Aurora le ha alzato le mani addosso, ma stento a crederci. Mi sembra un tantino impossibile, perché apparentemente sembra un uomo buono, sembra circondato da una particolare aria pacifica.

Spero sia soltanto un'impressione che ha avuto Nicolò, perché comunque, anche se Aurora mi ha fatto del male baciando Danilo, resta sempre la donna che ho incastrato nel cuore ed incisa sulla pelle. Non sopporterei vederla stare male.

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Aurora's pov

Sono pronta per andare a scuola, non so con quale forza e quale coraggio io mi sia svegliata e mi sia preparata.

Ho tutt'altro in testa, ho altri problemi, la scuola è proprio l'ultimo dei miei pensieri.

Non capisco perché mio "padre" abbia scaricato tutte le sue colpe su di me, proprio come se per ogni cosa fosse solo ed esclusivamente colpa mia.

Sospiro e scendo al piano di sotto, dell'uomo ancora nessuna traccia, così avanzo verso la porta, faccio per abbassare la maniglia, ma una mano fredda e potente mi afferra per il polso.

Stringo i denti per il dolore e mi volto. 

-Dove stai andando?- domanda l'uomo con sguardo serio ed irritato.

Deglutisco e sento gli occhi pizzicare.

-A scuola, quel luogo in cui vanno tutti gli adolescenti- ribatto acida.

Stringe ancora di più la presa, perciò urlo leggermente e poi mi prende a schiaffi sul volto e come regalo finale, ricevo un pugno nello stomaco, che mi provoca una fortissima tosse.

Mi abbasso distrutta, stringo i denti cadendo sulle mie ginocchia, mantenendomi lo stomaco con le mani.

Sto malissimo, sento lo stomaco spezzarsi in infiniti pezzi.

Ricevo dei ripetuti calci su tutto il corpo, afferro il polpaccio di questo mostro e lo allontano, facendolo cadere.

Mi alzo frettolosamente, gli lancio uno sguardo e lo noto irritarsi ancora di più. 

-Sei un malato di merda, brutto stronzo. Fatti curare, non meriti nemmeno di vivere. Verme!- gli urlo contro, apro la porta e sgattaiolo velocemente fuori da questa fottutissima casa.

Inizio a camminare a passo svelto, infilo il cappuccio della felpa sulla testa, intanto le mie lacrime premono decise sul mio volto, ferendomi peggio di lame affilate.

Perché succede sempre tutto all'improvviso? Perché succede sempre di tutto e di più a me? Ma che razza di vita è questa, per quale scopo dovrei continuare a vivere?

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Sono qui davanti scuola, gente che ride, gente che scherza, chi ascolta musica, coppiette che si baciano...

Cerco di passare inosservata nascondendomi col cappuccio, ma credo che il livido sul mio occhio evidenzi tanto il mio volto pallido.

Ieri ho avuto soltanto la forza di mangiare una mela rossa, nulla di più. Ho un buco enorme nello stomaco.

Vorrei solo essere felice, chiedo tanto?

Entro in classe, alzo lo sguardo e gli occhi dei miei compagni di classe finiscono su di me.

Luca non dà più retta a ciò che dice Martina e scruta attentamente il mio volto, per poi soffermarsi sul mio occhio gonfio.

Si irrigidisce all'istante, nel frattempo poso il mio zaino, faccio per sedermi, ma Luca in un batter d'occhio mi afferra per il polso e mi trascina fuori dall'aula, sotto lo sguardo attento di tutti.

Mi ha trascinata in uno stanzino pieno di roba vecchia.

-Tra poco arriva la prof di inglese, non voglio l'assenza. Premesso- faccio per passare, ma il moro mi afferra per il polso, così mi lamento perché è lo stesso che mi ha stretto forte mio padre.

Se ne rende conto, così mi alza la manica della felpa e nota, oltre al rossore sul polso che tra non molto diventerà di un viola scuro, graffi ed altri lividi vari.

-Chi ti sta picchiando, eh?- sbotta acido.

Tengo lo sguardo basso, ho la schiena appoggiata al muro e lui è posizionato davanti a me.

-Cazzo, guardami- mi alza il volto e noto i suoi occhi lucidi.

Mi accarezza le guance con i pollici, ma lo sposto e giro lo faccia.

-Luca, finiscila, hai capito?- ringhio incrociando il suo sguardo.

-Devi farti i fatti tuoi, mi hai lasciata per stare con Martina, benissimo. Ora vattene, D'Orso. Non voglio avere a che fare con te, hai capito?- urlo con le lacrime agli occhi. 

Lui mi guarda.

-Mi sto solo preoccupando- sbotta irritato.

-Non deve importarti di me, hai capito? Posso fare qualunque cosa, a te non deve interessare, perché la vita è mia. Punto- ringhio furiosa.

Lui si limita a guardarmi.

-Ero arrabbiato, mi sentivo ferito- scuote la testa.

-Non mi interessa, non mi importa più di nulla. Tu per me non vali più un cazzo, okay? Quindi vedi di non intrometterti più, se no poco ci voglio a mandarti a fanculo, nonostante tutto ciò che abbiamo passato insieme- calmo il mio tono e sento il mio respiro irregolare.

Si avvicina al mio viso, il suo respiro cade sul mio volto, facendomi avvertire brividi che evito all'istante.

-Luca, che stai facendo?- quasi balbetto, dopo di ciò deglutisco.

-Nessuno deve permettersi di farti del male, hai capito?- sospira dolcemente contro il mio viso.

-Non me ne frega che ti ho lasciato, okay? Resti comunque una parte fondamentale della mia vita, non posso farci nulla. Ormai dipendo troppo da te e al solo pensiero che qualcuno ti faccia del male, io sto peggio di te. Guardami negli occhi- bisbiglia.

Siamo davvero molto vicini. 

Faccio ciò che mi ha detto di fare ed ovviamente, scariche e scosse elettriche non mancano all'appello.

Mi accarezza il volto, proprio come se fossi ancora sua.

-Tutte stronzate, se veramente fosse così non mi avresti mai lasciata- trattengo le lacrime che minacciano di scendere e sento il mio cuore arrivare in gola.

-Ti amo, Aurora. Nonostante tutto- dice, per poi annientare la distanza che ci separa posando le sue labbra buonissime sulle mie.

UN CAOS PER DUE//CAPO PLAZA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora