L'aria di Salerno invade nuovamente le mie narici, è da qualche giorno che io e Danilo siamo ritornati in Italia.
Inutile dire che mio padre mi ha fatto la ramanzina appena ho messo piede dentro, oltretutto la casa è completamente in disordine.
Papà mi sembra malandato, l'hanno anche licenziato sul posto di lavoro perché rubava soldi a dei clienti.
Le cose vanno di male in peggio e, come se non bastasse, l'uomo puzza completamente di alcool.
Prima quando mi urlava contro, mi ha anche alzato le mani addosso più di una volta, ho sbattuto all'incirca due volte con la schiena contro gli spigoli dei mobili perché mi spintonava, non riconosco più quest'uomo, lui non è mio padre.
Ho un livido enorme sulla schiena, graffi e lividi sulle braccia. Mi ha picchiata. Mio padre è del tutto fuori di testa, non mi aspettavo di trovarlo in questo stato una volta rimesso piede qui a Salerno.
Sono seduta sul divano, a gemere per il dolore, ed ecco che l'uomo rientra in salone sistemandosi la cravatta e mi guarda schifato.
Mi punta il dito contro e sgrano leggermente gli occhi.
-Tu non dovevi nascere, brutta stronza. È anche a causa tua se tua madre mi ha lasciato. Hai capito?- urla facendomi sobbalzare.
Menzogne, non è vero. Io non c'entro nulla con la loro separazione.
Perché mi sta incolpando di tutto?
Appena fa dei passi verso di me sobbalzo dal divano ed indietreggio.
-Avrei dovuto farti fuori molto tempo prima, magari quando eri piccola. Potevo buttarti da un balcone, oppure potevo romperti la testa e dicevo che era stato un incidente tutto causato da te- sbotta.
No, non è più decisamente mio padre quest'uomo, è irriconoscibile.
-Ho perso tutto. Moglie, lavoro, dignità...- si passa le mani sulla faccia malandata, poi mi punta di nuovo il dito contro.
-Maledetta, perché sei nata, mh?- mi urla contro.
-Non ho nessuna colpa- provo a ribattere e successivamente mi arriva uno schiaffo pesante in pieno volto che mi provoca uno scatto della testa.
Avverto un forte dolore, che mi porta ad un forte bruciare agli occhi e ad un vuoto nello stomaco.
Non ci posso credere, sta veramente succedendo tutto questo? Veramente mio padre mi sta alzando le mani addosso?
Lo guardo negli occhi e scuoto la testa.
-No...- dico.
-Tu non sei mio padre- aggiungo tremando peggio di una foglia.
-Porta rispetto, brutta bambina insolente. Hai capito?- mi stringe con più potenza possibile le braccia, facendomi un male assurdo e mi guarda negli occhi.
La puzza di alcool inconfondibile mi invade del tutto le narici, provocandomi un'espressione schifata.
-Mollami!- esclamo.
-No, tu sei l'unica cosa che mi è rimasta e quindi ti uso come mi pare e piace, hai capito? Stronza- ringhia acido aumentando la presa sulle mie braccia.
Provo a ribellarmi, ma lui mi fa sempre più male.
-Mi fai male, lasciami- dico quasi piangendo.
-Bene, ottimo! Devi soffrire, ma devi soffrire proprio tanto, tanto. Bruttissima gallina spennata- sputa acido facendomi avvertire i brividi lungo tutto il corpo.
Ho molta paura, non lo nego.
Mi sta facendo anche tanto male.
-Ma che cosa ti prende?- gli domando.
-Papà...- bisbiglio sottovoce, cercando di trattenere le lacrime.
-Sei la causa di tutto e ora devi pagare- esclama indignato.
È ubriaco, mi sta incolpando per cose in cui non c'entro assolutamente nulla.
Il campanello suona, interrompendo questo inferno, così benedico mentalmente chiunque abbia bussato.
Quest'uomo, se può essere definito tale, mi molla e stringe le mani in due pugni fortissimi.
-Vai ad aprire, schiava, e non parlarne a nessuno di ciò che è successo, altrimenti appena ritorni ti do il resto, va bene, stronzetta?- mi minaccia accarezzandomi il volto, con un sorriso falso stampato sulla faccia.
Annuisco senza aggiungere altro, mi reco verso la porta, seguita da quello che dovrebbe essere mio padre, prendo un bel respiro e fingo un sorriso, per poi aprire.
Mi compare davanti un ragazzo dagli occhi castani e capelli del medesimo colore, non mi sembra di averlo mai visto, ma dallo stile e dagli atteggiamenti è probabile che sia amico di Luca.
-Salve. Qui abita Luca D'Orso?- domanda il ragazzo guardandomi stranito.
Sto impazzendo per non versare delle lacrime.
Deglutisco sentendo pronunciare quel nome, subito dopo faccio finta di nulla ed incrocio le braccia al petto.
Credo che questo ragazzo si sia reso conto dell'aria negativa.
-No, quel drogato di merda non abita più qui- sbotta mio padre, per poi pizzicarmi la schiena, proprio dove ho quel grandissimo livido che pulsa da far paura.
Ci prova gusto a ferirmi? Cazzo, eppure sono sua figlia, sangue del suo sangue, come può farmi questo?
Ma in generale, come può un "uomo" solo pensare di poter mettere le mani addosso a una donna?
È inconcepibile.
-Mh, va bene. Senta signore, sono un compagno di classe di sua figlia, potrebbe venire a casa mia? Dobbiamo finire un progetto altrimenti la prof di storia ci piazza un bel 2- mente il ragazzo davanti a me, mandandomi ogni tanto sguardi complici.
Non so chi sia, non so nemmeno il nome, ma mi sta decisamente salvando la pelle.
-Sì, tesoro puoi andare- sorride falsamente mio padre, ma veramente posso definirlo tale?
Annuisco senza aggiungere altro ed esco di casa, iniziando a camminare al fianco di questo ragazzo a me del tutto sconosciuto.
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UN CAOS PER DUE//CAPO PLAZA
FanfictionDicono che le cose inaspettate siano le più belle, o almeno quelle cose che in qualche modo ti stravolgono i piani. Aurora Rossi ha diciotto anni e frequenta un liceo in una città della regione Campania: Salerno. Non vede l'ora di prendere il diplom...