LUCE POVDopo essere salita in macchina nel posto davanti, di fianco al guidatore
( ovvero mia madre) , sistemai il mio zaino accanto a mio fratello, il quale come me si era appena seduto.
Il nostro viaggio passò in rigoroso silenzio, interrotto a tratti da mia madre che tentava di rompere il ghiaccio e tranquillizzarmi.
Ma l'ansia mi stava divorando. Facevo addirittura fatica a parlare. Con chi avrei passato il primo giorno di scuola? Se avessi dovuto cominciare dalla prima superiore sarebbe stato molto più semplice, ma in seconda il gruppo classe è già formato e integrarsi non sarà per niente facile.Continuavo a logorarmi con questi tremendi pensieri, quando mia madre mi risveglió dallo stato di trance.
"Siamo arrivati. Vuoi che ti accompagni dentro?"
Mentre mi sporgevo all'indietro per riprendere lo zaino risposi subito.
"No. Non c'è bisogno."
Che figura avrei fatto se mi fossi presentata con la mammina? Sarei passata come una sfigata. Inoltre non potevo permettere che mia madre facesse tardi nell'accompagnare Nico a scuola. Era il suo primo giorno e doveva arrivare puntualissimo. Prima di scendere abbracciai forte mia mamma, mentre le lacrime minacciavano di uscire. Ero sempre stata molto sensibile e questo era un momento particolarmente stressante. Riuscii a ricacciarle indietro.
"Buona fortuna amore"
"Grazie"
Dissi.
Poi, dopo essere scesa aprii lo sportello del passeggiero e stampai un bacio sulla guancia del mio fratellino.
"Buona fortuna anche a te"
Mi rispose con un risolino.
Nonostante litigassimo spesso, gli volevo molto bene. Era il mio piccoletto e questo per lui era un passo molto importante.
Dopo aver richiuso la portiera e osservato la macchina ripartire, mi feci coraggio ed entrai in quella misteriosa scuola.
Da vedere esternamente era particolarmente brutta. Si affacciava proprio sulla strada e un'imponente statua (di Icaro supposi) ergeva davanti all'entrata. Sorpassai le grandi colonne di un giallo spento che delimitavano l'entrata.
Anche visto da dentro l'edificio non era molto invitante. Mi avviai a quella che doveva essere la segreteria. Una simpatica bidella sulla sessantina con i capelli biondicci lunghi fino alle orecchie leggermente arricciati, gli ochhietti piccoli e spenti, mi salutò con un sorriso. Sembrava particolarmente fra le nuvole."Salve, sono una nuova alunna... Non so dove devo recarmi..."
"Oh, certo cara, ti aiuto io. Dimmi il tuo nome."
"Luce Paolini."
La donna fece scorrere il dito su un elenco cartaceo nel quale supposi fosse scritto l'elenco dei nuovi alunni.
"Allora, recati in 2D, aula numero 11. La professoressa di Matematica sa del tuo arrivo e probabilmente ti sta aspettando in classe."
Salutai cordialmente la bidella, dal nome Giovanna (letto dalla targhettina che aveva appuntata sul petto), e mi recai nella mia nuova classe.
Arrivata davanti all'aula 11, prima di entrare aspettai un attimo. Il mio cuore batteva forte ma mi feci coraggio. Asciugai le mie mani sudate sui pantaloni, rimisi la maglia sotto ai pantaloni e sistemai le due trecce perfettamente sulle spalle. Poi bussai.
Due colpi sordi e quando mi arrivó il permesso di entrata dall'altra parte della porta, aprii."Buongiorno"
Dissi timidamente.
Fortunatamente la professoressa non era una di poche parole ed era informata del mio arrivo, quindi non dovetti dire quasi niente.
"Oh, buongiorno! Tu dovresti essere Luce Paolini, la nuova alunna!"
Annuii leggermente.
Poi la prof si rivolse alla classe.
"Lei ragazzi è la vostra nuova compagna. Datele il benvenuto."
Per la prima volta ebbi il coraggio di rivolgere il mio sguardo ai miei futuri compagni di classe. Era una classe normalissima, forse un po' agitata. Pensai fosse normale, dato che era il primo giorno di scuola. Quale classe non fa un po' di confusione il primo giorno?
"Ciaooooo"
Un coro partì dai miei coetanei.
La professoressa fece un sorriso compiaciuto e si rivolse nuovamente a me."Vai pure a sistemarti in quel banco in terza fila. È l'unico rimasto."
Disse indicandomi un posto libero difianco a un ragazzo.
Mi avvicinai al banco a me assegnato e appoggiai lo zaino ai piedi di questo. Appena mi sedetti cercai di fare il punto della situazione. Alzai lo sguardo. Il ragazzo difianco a me era abbastanza alto e dalla corporatura giusta (magro, con le braccia leggermente muscolose). Il suo ciuffo moro gli ricadeva sugli occhi anch'essi molto scuri. Indossava dei jeans strappati sulle ginocchia e una felpa dell'Adidas abbinata con le scarpe bianche a strisce nere.
Appena si accorse che lo stavo guardando fece un sorrisetto beffardo."Vuoi una foto?"
Arrossii violentemente.
Avevo fatto la mia prima figura di merda, come potevo incantarmi a fissare il mio compagno di banco? Anche lui però era stato molto maleducato.
Fortunatamente la sua era una domanda retorica e si rigiró verso la prof che stava finendo un discorso sulle vacanze estive."Chi vuole raccontare cos'ha fatto durante le vacanze?"
Chiese poi la prof. Ovviamente nessuno rispose, così fece da sola.
"Che ne dici Luce di raccontarci tu qualcosa? Così per conoscerci."
Le mie mani cominciarono a sudare e il battito del mio cuore accelleró notevolmente.
"Certo"
Dissi cercando di sembrare più tranquilla possibile.
Mi alzai in piedi, seguita dallo sguardo di tutti i miei compagni che mi metteva in particolare soggezione.
"Io sono Luce e vengo da Milano. Mi sono trasferita qui proprio ieri con mia madre e mio fratello."
"E tuo padre?"
Una voce indiscreta interruppe il mio discorso. Mi girai nella direzione del suono. Il mittente era un ragazzo castano con i capelli ricci. Sugli occhi portava un paio di grandi occhiali neri.
"Mio padre..."
Non mi piaceva parlare di mio padre. Sapevo che si era separato con mamma, ma non la vera ragione. A volte litigavano duramente, ma non penso fosse solo questo il motivo del divorzio. Sta di fatto che un giorno mamma prese me e mio fratello e ci portó via.
Notando la mia difficoltà nel rispondere alla domanda, la professoressa venne in mio aiuto.
"Su, Giacomo, non fare domande indiscrete. Vai pure avanti Luce."
"Grazie"
Dissi piano.
Poi raccontai della mia estate, passata per metà al mare e per metà a lavorare per il trasloco.Quando mi risedetti, la professoressa mi ringraziò. Gli occhi dei miei compagni di staccarono finalmente da me, permettendo al mio cuore di tornare ad un battito regolare.
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IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO
FanfictionDopo vari anni Margherita, ormai sposata e con due figli, é costretta a tornare a Roma. Fra mille casini, rincontrerà quello che è stato il casino più grande della sua vita. Alla fine della storia ho aggiunto un piccolo "scambio di idee" fra tutti i...