CAP 19

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"Salve dottore"

"Entri pure, la stavo aspettando. Si sieda."

Disse indicando una sedia di fronte alla scrivania su cui era seduto.
Mi guardai per un attimo intorno. Era uno studio bello grande, riservato a medici di grande prestigio. Sicuramente quello che avevo davanti era uno di loro, lo potevo intuire dalle numero lauree e attestati che erano incorniciati con cura alla pare.
Il dottore aveva una grande stabilità di carattere, dovuta forse ai diversi anni di pratica nel mondo della medicina (avere a che fare con dei pazienti malati e morenti non doveva per niente essere facile. Bisogna essere forti per fare un lavoro del genere), per questo non riuscii a dedurre niente dal suo tono di voce. Avrei capito solo quando mi avrebbe dato una spiegazione.
Sulla grande scrivania erano appoggiati numerosi fogli di lastre ed esami che risaltavano nel legno di Mogano scuro. La luce da studio era accesa in un angolo e creava una particolare atmosfera.
Non riuscivo più ad aspettare. Non parlava e l'ansia dentro di me saliva.

"Allora dottore? C'è qualcosa che non va?"

Dopo una pausa riflessiva il medico alzò lo sguardo, tossì forte per schiarirsi la voce e cominció a parlare.

"Come sospettavamo, la febbre molto alta non è dovuto al fatto che magari ha preso freddo al mare."

Panico totale.
Dove voleva arrivare?

"E quindi a cosa è dovuto?"

Dissi sporgendomi in avanti verso di lui, come per non perdere nessuna parola proveniente dalle sue labbra.

"Ecco... Ancora non ne siamo sicuri... Abbiamo qualche sospetto, ma infondato. Ora lei e sua figlia potete tornare a casa, le faremo sapere fra qualche giorno."

"Come tornare a casa? Ma se mia figlia è malata e per caso..."

"Per questo"

Disse lui interrompendomi.

"Dovrà tenere suo figlia sotto una costante osservazione, dandogli qualche pillola ogni tanto che le prescriveró e misurarle la temperatura di mattina e sera. Nonostante questo, può continuare a fare la sua vita di sempre. Quando avremo i risultati completi delle analisi, vedremo come intervenire. "

Ero molto spaventata. Forse il medico voleva rincuorarmi, ma non riuscì pienamente nel suo intento.
Da quando eravamo arrivati a Roma erano successi solo casini.
Perché non potevo avere un attimo di pace nella mia maledetta vita? Cosa avevo fatto di male? Era come se tutte le persone del mondo si stessero coalizzando contro me e la mia famiglia per distruggere una quiete mai ottenuta. E infondo dentro di me lo sapevo che la pace interiore ed esteriore non l'avrei mai raggiunta. Era il mio destino a dirlo. Si nasce segnati dal Fato, non si muore liberi da questo.

"Io... Va bene."

Infondo non avevo tanto da dire a quell'uomo, e lui non aveva nient'altro da dire a me. Quello che sapeva me lo aveva già spifferato tutto. Dovevo solo aspettare.
Spesso mi sono ritrovata a pensare sul tempo. Il tempo aggiusta tutto dicevo a me stessa. Basta solo aspettare. E in certi casi era proprio così. Era stato difficile, ma un minimo, il tempo aveva aggiustato il dolore che aveva lasciato Niccolò dentro di me.
In questo momento però il tempo sembrava un nemico. Più aspettavo e più l'ansia saliva, perché se mia figlia aveva qualcosa, dovevano iniziare a curarla subito. Non potevo aspettare. Se invece non aveva niente e quello che diceva il medico erano solo supposizioni, il tempo avrebbe aggiustato anche questo, portando via con sé i brutti momenti vissuti in questi giorni.

Mi alzai e andai da Luce, che mi stava aspettando in compagnia di Stella.
Stavano ridendo.
Sembravano molto felici.
Volevo che lo fossero per sempre.
Ritagliare quel momento e incorniciarlo per sempre nel mio cuore fu la cosa più giusta da fare. Un attimo di luce nel buio più assoluto.

"Allora, cosa ti hanno detto mamma?"

Chiese Luce volandosi verso di me, dopo essersi accorta del mio ingresso.

"Possiamo tornare a casa"

Dissi.
Poi però mi accorsi che ormai era grande. Sapeva il valore della vita e conosceva le disgrazie chiamate malattie. Non potevo tenerla all'oscuro di tutto. Certo, non ero sicura di quello che poteva succedere o di quello che avesse la sua salute di sbagliato, ma meglio avvertirla. Non le avrei scaricato un vagone troppo pesante se si sarebbe presentata questa fatidica malattia.

"Però..."

Dissi interrompendo il discorso che aveva ripreso con Stella.

"Però?"

Chiese girandosi verso di me e lasciando a mezz'aria i vestiti che stava riponendo con cura nella sua valigia.

"Senti Luce, io ti parlo senza peli sulla lingua. So che sei molto matura e riuscirai a capire."

Stella era diventata improvvisamente  seria.
Forse lei aveva già compreso.

"Si, certo"

Disse Luce, facendo uscire dalla sua gola una specie di risata nervosa.

"I medici pensano che tu possa avere una malattia."

Dal suo viso sconvolto capii che le mie parole le erano arrivate forte e chiare, anche se dalla mia bocca sembravano uscite con un particolare suono ovattato.

"Una... Malattia?"

"Ancora non si sa niente. Fra qualche giorno ci diranno gli esiti completi degli esami."

Cercai di tranquillizzarla il più possibile, ma dai suoi sguardi preoccupati capii che era difficile.
E come biasimarla? Provai a mettermi nei suoi panni. Stai per tornare a casa dopo una normale febbre, forse un po' troppo alta, e ad un certo punto tua madre arriva e dice che potresti essere malata. Ma di cosa stiamo parlando? Certo che non poteva essere tranquilla.

Nonostante tutto, dopo un attimo di sconforto e confusione, Luce assunse il suo solito tono da menefreghista, cercando di sembrare più forte possibile. Più forte di quello che era. In fondo sospettavo che l'avrebbe fatto. Luce è fatta così. Non ama ammettere le proprie paura. Non ama farsi compatire. Non ama mostrare le sue debolezze. E si tiene tutto dentro. Ma sono sicura che prima o poi quella bomba di incertezze esploderà.

La condussi fuori da quel luogo che era diventato anche troppo opprimente per i miei gusti.

"Che dici, andiamo a prenderci una bella pizza?"

Chiesi cercando di aiutarla a non pensarci. Cercai anche di sembrare il meno preoccupata possibile.

Lei come risposta sorrise e annuì.
Ma era un sorriso finto.
Un sorriso rassegnato.
Un sorriso di chi gia sapeva cosa le aspettava.


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Hey... Volevo dirvi che domani probabilmente non pubblicherò. Mi dispiace molto, ma lunedì ho una verifica di Fisica e probabilmente è la verifica più importante del mio anno scolastico, perché se non prendo almeno 6 verrò rimandata... Quindi portatemi fortunaaaaaaaaaaaaaaa

 IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora