CAP 12

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"Ti odio!"

Continuavo a ripetere, camminando a fianco del ragazzo che mi aveva infradiciata dalla testa ai piedi.

"Lo so che infondo mi vuoi bene"

"Hai detto giusto, infondo. Molto infondo"

Cercavo di rimanere seria e fare la parte dell'arrabbiata, ma guardando le sue espressioni e sentendo i suoi commenti non ci riuscivo proprio. Inoltre anche lui non era ridotto tanto bene. Aveva i capelli bagnati come i miei, ma i suoi erano impastati di sabbia e qualche alga spuntava dai suoi ciuffi.
Arrivati davanti alla fermata, fermammo il primo autobus direzione Roma Centro.

"Buongiorno."

Dicemmo prima di salire sul tram.

"Ragazzi mi dispiace, ma ridotti così non posso farvi salire."

Disse indicando i nostri abiti e i nostri capelli completamente fradici.

"Oh..."

"Penso che nessun altro collega vi faccia salire... Vi conviene trovare un altro mezzo."

"Va bene, la ringrazio"

Dissi educatamente. Tommaso, evidentemente alterato, era sceso prima di scoppiare davanti all'autista.

"Ma sarà roba? Non ci fanno entrare perche siamo fradici..."

"In effetti però hanno ragione..."

"Ma da che parte stai tu?"

Scoppiai a ridere.

"Non ci resta che aspettare di asciugarci."

"Ma che ore sono?"

Tommaso tirò fuori dalla tasca del giubbotto il telefono e accese il display per vedere l'orario.

"Le 13.30."

"Stai scherzando, vero?!"

"No... Perché?"

"Mia madre mi aspetta a casa! Come facciamo? Inoltre non penso che riusciremmo ad asciugarci prima delle 17 con questo tempo... Dobbiamo trovare un modo per tornare a casa!"

"Si, direi che hai ragione."

"Inoltre comincio ad avere parecchio mal di testa..."

"Una soluzione ci sarebbe."

"Ovvero?"

"Chiamo mio padre e ci facciamo venire a prendere."

"Ma... Così scoprirà che hai marinato la scuola!"

"Sai che novità"

Disse con un sorrisetto furbo sulle labbra.

"Non ti preoccupare... È abituato alle mie cazzate."

In quel momento invidiai i genitori di Niccolò. Magari, fossero anche i miei cosi aperti. Certamente gli avrebbero fatto una lavata di testa anche loro, ma di sicuro non glielo avrebbero rinfacciato ancora dopo due settimane. Volevo bene a mia madre, ma a volte era troppo iperprotettiva e sfinente. Prima di poter anche solo uscire per mangiare un gelato con le mie amiche avevo dovuto lottare una vita.

Tommaso intanto aveva digitato il numero del padre.

"Pronto papà"

"Tommy, dove sei? Sono quasi le due"

"Ecco, a questo proposito..."

"Cos'hai combinato?"

"Ehm... Ti andrebbe di venirmi a prendere al mare?"

 IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora