CAP 34

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"Ah Nick, svegliate che te se bruciano le sarsicce"

Disse Fabrizio richiamandomi dai miei pensieri in cui mi ero perso. Erano tanti e affollati, ma in realtà erano tutti legati ad un'unica persona. Lei. Margherita. Il fiore più bello di tutti. Semplice ma stupendo. Un'ottima metafora per dire che le belle cose stanno nelle cose semplici. E chi poteva fare da prova se non lei? Non era per sminuirla, assolutamente, ma Margherita mi era sempre parsa una persona semplice. Non ha grandi pretese e si accontenta. Non chiede. Ottiene mediante il suo sudore e il suo lavoro, che in ogni ambito venga utilizzato ottiene frutti. Non è come quelle sciacquette che pensano che tutto le sia dovuto e che pensano di ottenere tutto quello che desiderano con un battito di mani. Non è così che funziona la vita sfortunatamente. Bisogna impegnarsi duramente per avere solo una minima parte di quello che si desidera. Forse è questa una delle parti negative del sognare ad occhi aperti. Nel tuo cervello è tutto stupendo e privo di ostacoli e di difficoltà, ed ottieni tutto ciò che desideri. Nella realtà tutto è più contorto e complesso. Forse è per questo che bisognerebbe stare con i piedi ben saldi a terra. Soltanto che alla fine ci caschiamo tutti. Abbiamo così tanta voglia di volare che ci facciamo portare lontano dalle nostre ali fatte di sogni e desideri. Quando questi però si infrangono noi cadiamo a terra e ci facciamo molto male. E soprattutto facciamo tanta fatica a rialzarci.

La voce di Fabrizio mi diede leggermente fastidio, perché nella mia mente era proprio lui l'ostacolo che mi separava dal mio più ambito desiderio. Certo, gli volevo bene, ma non in quel momento. Provavo un pizzico di invidia e per essere sinceri anche di odio verso i suoi confronti. Potrebbe sembrare esagerato odiare una persona solo per una donna, ma nessuno può capire se non ha passato quello che ho passato io. Sono stato strappato via dalla mia lei. Anzi, ancora peggio, ho dovuto abbandonarla per seguire la crescita di mio figlio. E ora che lei è di nuovo qui vicino a me, non posso riaverla perché ormai lei è di qualcun altro. Lei è felice con qualcun altro.
Lei sta bene con qualcun altro.
E chi sono io per interrompere questa sua felicità e serenità?
Nessuno.
È questo che mi da fastidio. La consapevolezza di non essere più niente e nessuno per lei.
La consapevolezza e la rassegnazione di chi sa già che non potrà fare niente per tornare indietro nel tempo.
Per tornare a quel maledetto giorno della partenza per l'america.
Anche se fosse, comunque Fabrizio non sarebbe l'unico ostacolo. Avevo dimenticato un piccolo e insignificante particolare. La mia compagna, nient altro che la madre dei miei figli. Proprio un particolare da nulla. Mi sentivo come un adolescente in preda agli ormoni. La volevo. Doveva essere mia e non mi interessava niente se ero fidanzato, se avevo una famiglia da tenere in piedi e soprattutto se lei aveva già qualcuno e aveva già una famiglia. La volevo. Punto e basta.

"Si c'hai ragione ora le tolgo."

Dissi freddo rivolgendomi al mio vecchio amico, ormai rivale in amore.

"Direi che sono pronte!"

Disse Adriano tutto contento. Probabilmente era molto affamato (come tutti noi d'altronde) e non vedeva l'ora di affondare i denti in una gustosa e succulenta salsiccia ben cotta.

"Si, sono perfette."

Aggiunse Fabrizio bucherellando la salsiccia per controllare al meglio la cottura.

Non c'è bisogno che controlli, le ho cucinate io. Che fai, non ti fidi?

Nella mia testa continuavano ad apparire imperterrite contestazioni verso l'uomo che dovevo sminuire al massimo dentro di me, forse per sentirmi meglio, forse per sentirmi più vicino a lei che non avrei mai più raggiunto. Se dentro  me sembravo migliore di lui, forse era un piccolo passo per riaverla.
L'autoconvinzione fa brutti scherzi.

"Forza! Tutti a tavola!"

Urlò Adriano per farsi sentire dai ragazzi e dalle nostre rispettive compagne che si trovavano all'interno della casa.

Mi spostai dal punto di cottura dove avevamo cotto salsicce e abbrustolito il pane e appoggiai i vassoi contenenti il cibo su una grande tavolata che avevamo sistemato nel retro della casa, dove si trovava il continuo del nostro bel giardino.

Federica aveva preparato insieme all'aiuto di Stella due bellissime tavolate. In tutto eravamo dieci, un numero abbastanza elevato per permettere agli invitati di stare comodi a tavola senza dover scontrare le ginocchia con il vicino. Per questo, per stare più larghi, avevamo deciso di sistemare due tavoli, uno per i bambini e uno per noi adulti, che erano comunque l'uno accanto all'altro. Erano apparecchiati con una semplice tovaglia di carta bianca, però i piatti, i bicchieri, le posate e i tovaglioli erano tutti di diversi colori. Erano gialli, rossi, verdi, viola, rosa... Davano vitalità al tavolo e sprigionavano un bel clima di festa. E in parte era proprio così. Avevamo organizzato una bella festa per festeggiare il nostro ritrovo dopo tanti anni. Per festeggiare l'amicizia che avevamo perso per diverso tempo a causa mia. Era difficile da ammetterlo, ma si, la colpa della divisione del nostro bel gruppo ero proprio io, che avevo spezzato il cuore a Margherita. Ora però eravamo tutti e quattro più forti di prima e soprattutto più uniti, anche se fra di noi erano presenti due intrusi: Federica e Fabrizio.

Dalla porta di casa sbucarono Margherita e Stella seguite da Federica. Tutte e tre trasportavano dei vassoi pieni di verdure che sicuramente sarebbero avanzate. Chi è che con un piatto di salsicce fumanti davanti agli occhi avrebbe preferito mangiare una carota o una foglia d'insalata? Soltanto un vegetariano, che però non era presente in questa splendida serata. Nel vedere apparire Margherita e Federica insieme ebbi un tuffo al cuore. Come era stato il loro primo incontro dopo tanto tempo? Avevano litigato? La curiosità e la tensione mi stavano divorando, mentre le osservavo venire dritte verso di me.

"Dove appoggio questo?"

Chiese Margherita con il suo solito sorriso.
Non era successo nulla tra loro. Erano tutte e due di buon umore. Mi montavo soltanto la testa facendo così. A lei non importava più di quello che era successo tanti anni prima.
A lei non importava più di me.

 IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora