CAP 47

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Parlai a lungo con il medico, che mi spiegò che anche io avrei dovuto fare delle analisi per confrontare la mia compatibilità con quella di Luce. C'erano buone probabilità, essendo la madre. Barcollando, ucii dallo studio del medico. Ero frastornata. Non avevo la mente lucida. Avevo paura, tanta paura. Mi fionda nella stanza in cui era stata portata Luce.
Entrai piano, senza farmi sentire. Appena lei mi vide si asciugò velocemente le lacrime. Non voleva che la vedessi piangere. La mia piccola grande donna... Le volevo troppo bene. Vederla così mi strazziava il cuore. Mi sedetti vicino a lei.

"Amore mio..."

Sussurrai.
Lei alzò lo sguardo.
Appena incroció i miei occhi scoppiò piangere. Era forte, ma chi sarebbe riuscito a sopportare una cosa del genere? Chi sarebbe rimasto impassibile a un tale annuncio?


"Perché proprio a me, mamma? Cosa ho fatto di male?"

Disse fra i singhiozzi.


"Niente amore. Tu non hai fatto niente"


Dissi abbracciandola forte.


"È il destino che a volte è crudele. Ma sei forte. Sei fortissima. Lo supereremo insieme."


Restammo abbracciate per un sacco di tempo, forse un'ora, forse due. Nico per fortuna era nella stanza ricreativa dell'ospedale. Era ancora troppo piccolo per capire. Ad interrompere quel momento intimo fra me e mia figlia fu proprio un'infermiera.


"Scusate. Il medico mi ha detto di dirvi che Luce si può sistemare in questa stanza durante la sua permanenza in ospedale. Se vuole può andare a prendere le cose necessarie a casa."


Disse rivolgendosi a me.

Luce subito scattò all'erta.

"No mamma, ti prego. Non te ne andare!"

Aveva paura. E anche io. Non volevo lasciarla sola.


"Come facciamo Luce? Hai bisogno di un po di vestiti. Sai... Non so quanto dovremo alloggiare qui."



Avevo la voce spezzata dal pianto.


"Di a Fabrizio di portarci il necessario. Tu resta qui con me."

Ormai mi implorava.


"Luce, ascoltami, so che non è il momento giusto, ma non voglio avere segreti con te. Io e Fabrizio ci siamo lasciati. E tutto per causa mia. Sai, ho fatto un gran casino. Ho capito troppo tardi di amare un altro uomo."


Luce sembrava sorpresa, ma neanche più di tanto. Certo, le dispiaceva per Fabrizio, ma forse sospettava già qualcosa.



" E questo uomo... È per caso Niccolò?"


Questa volta fui io a rimanere a bocca aperta. L'avevo sempre detto che Luce era un passo avanti a tutti, soprattutto a me. Come aveva fatto a capirlo?



"Si. È Niccolò."


Ammisi.

Lei, nonostante tutto, riuscì a fare un lieve sorriso.


"Sono felice per te mamma. Niccolò è un grande uomo."

Le diedi un bacio sulla guancia.

"Facciamo così, io chiamo Niccolò e gli chiedo di portarmi le tue cose, okk?"


"Si, va benissimo. Ora però vorrei riposare un po. Sono molto stanca."

 IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora