MARGHERITA POV
Arrivai a scuola con addirittura cinque minuti di anticipo. Era una data da segnare sul calendario: per la prima volta non ero arrivata in ritardo. Dovevo ringraziare Stella, che era appena tornata a casa per preparare le ultime cose del matrimonio, che si sarebbe svolto fra poche settimane. Non lo dava a vedere, ma era molto agitata. Beh, insomma, era il passo più importante della sua vita... Era normale. Anche io il giorno del mio matrimonio ero molto in ansia. In ansia ma felice. Pensavo che fosse tutto finito. Avrei smesso di soffrire, perché avevo accanto a me una persona che mi amava. Che mi apprezzava per quello che ero. Invece sfortunatamente non andò così. Speravo solo che Stella potesse essere sinceramente felice con Adriano, che si era comunque dimostrato un uomo di grande cuore e anche un buon amico.
"Eccomi"
Dissi, vedendo da lontano la mia datrice di lavoro, non che preside della scuola di musica.
"Oh, ciao Margherita. Posso darti del tu, vero?"
"Certo!"
"Perfetto. Vai pure in aula, fra poco ti raggiungerà la tua prima allieva."
"Non vedo l'ora."
Mi avviai nell'aula che mi era stata assegnata. Senza pensarci troppo aprii la porta.
Mi presi un enorme spavento.
Dall'altra parte della porta, aveva appena mosso la maniglia un'altro uomo, e avevamo aperto la porta contemporaneamente, ritrovandoci faccia a faccia.
Era un uomo alto e massiccio, sulla quarantina. Le braccia scoperte mostravano molti tatuaggi. Una decina per braccio circa. I capelli brizzolati erano di un nero abbastanza spento. Gli occhi, anch'essi neri, erano marcati da delle evidenti occhiaie."Oddio, scusami... Pensavo non ci fosse nessuno."
"Scusami tu... Ero venuto a cercare degli spartiti"
"Non preoccuparti."
La sua voce era parecchio roca. Molto scura e misteriosa.
Continuava a rimanere lì, fisso davanti alla porta."Sei nuova?"
Chiese ad un certo punto.
"Si... Inizio oggi."
"Oh, devi essere parecchio disorientata... Se hai bisogno io sono nell'aula accanto. Il mio nome è Fabrizio. Fabrizio Mobrici."
Disse facendo un largo sorriso.
"Grazie tante. Io sono Margherita."
Gli sorrisi anche io.
"Allora ci vediamo dopo eh!"
"Ci conto."
Dissi, osservandolo entrare nella classe di fianco alla mia.
Entrai in aula e mi sedetti in una sedia di fianco allo sgabelli del pianoforte. Avevo ancora il sorriso sulle labbra. Sembravo una stupida.
Però, quell'uomo in parte mi aveva migliorato la giornata. Allora forse, gli uomini non erano tutti stronzi. C'era ancora qualcuno di premuroso. E Fabrizio doveva essere uno di quelli. Avrei passato volentieri un po' di tempo con lui.Ad un certo punto entró in aula una ragazzina, sui dieci anni. Con lei cominciai la mia carriere di insegnante di pianoforte.
[**]
Finalmente anche l'ultimo allievo era andato. Si erano rivelati tutti ragazzi per bene ed educati. Avrei passato dei bei momenti in loro compagnia e ovviamente in compagnia della musica. Oltre ad essere un lavoro rilassante, era proprio quello che mi piaceva fare. Per questo mi ritenevo in parte fortunata. Molte persone sono obbligare a svolgere mansioni noiose o monotone. Per fortuna non facevo parte di questa categoria.
Cominciai a sistemare le mie cose per poter tornare a casa."Sei sopravvissuta?"
Il viso di Fabrizio si affacció alla mia porta.
Sorrisi."Si dai! Mi sono anche divertita."
"Meglio così."
Entró interamente in aula.
"Hai da fare?"
Chiese ad un certo punto.
"No, ho finito. Posso tornare a casa."
"Ti va di... Insomma... Andare a mangiare qualcosa?"
Chiese abbassando lo sguardo. Anche da questo capii che Fabrizio era diverso. Era un uomo con un minimo di pudore. La specie maschile in genere non sa neanche cosa sia.
"Accetto volentieri"
Notai nei suoi occhi un velo di stupore. Forse si aspettava un rifiuto...
"Bene! Vieni, la macchina è qui fuori."
Ci recammo in un piccolo chioschetto vicino alla zona della mia abitazione. Ci sedemmo e cominciammo a parlare del più e del meno.
Fu una serata molto piacevole. Fabrizio era proprio come me lo immaginavo. Puro e sensibile. Avevo scoperto che era single. Aveva da poco rotto con una donna che non lo capiva pienamente. Avevano interessi differenti, mi aveva detto. Inoltre avevo scoperto che era un cantante, anche abbastanza conosciuto. Fabrizio Moro. Questo era il suo nome d'arte. Non lo avevo mai sentito, ma soprattutto perché dopo la rottura con Niccolò avevo smesso di ascoltare e seguire musica italiana.
Ero in macchina con lui. Mi stava riportando a casa. Quando arrivammo davanti alla mia abitazione, fermò l'auto.
"È stata proprio una bella serata."
"Anche per me"
Disse lui. Ci guardammo negli occhi. Ad un certo punto, il suo viso si avvicinó sempre di più al mio. Senza rendermene conto, mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Mi stacca subito."Scusami"
Disse imbarazzato.
"Sono stato uno stupido."
"No! Non è vero. È che... Non vorrei correre troppo..."
"Hai ragione. Perché rovinare un'amicizia? D'altronde..."
Mentre faceva un discorso pieno di giri di parole (evidentemente era molto imbarazzato) la mia mente si soffermó su quello che era appena successo. Mi aveva baciata. Io mi ero staccata... Ma non perché avevo paura di correre troppo. Perché avevo paura. Paura di soffrire. Paura di stare troppo male ancora una volta.
Ma non era successo. Anzi, quel bacio aveva smosso qualcosa dentro di me. Qualcosa di bello. E subito quelle labbra mi mancarono. Le guardavo muoversi, dicendo parole insensate. Ormai avevo trentacinque anni. Non avevo più tanto tempo. Dovevo darmi una mossa. Perché sprecare un'occasione del genere, con un un uomo così bello sia dentro che fuori? Decisi di interrompere il suo inutile discorso."Oh, al diavolo"
E mi gettai sulle sue labbra. Inizialmente rimase spiazzato, ma subito ricambió il bacio. Fu una bacio casto, lungo e ricco di amore. Io lo stavo baciando con il cuore e probabilmente anche lui.
Quando entrai in casa ero molto felice.
"Ciao! La mamma è a casa!"
Un urlo fece subito sparire il sorriso dalle mie labbra.
"AAAAAAAAAAAAAAH"
Corsi in camera di Nico.
"NICO! COS'È SUCCESSO?!"
Mio figlio era steso sul pavimento. Dal braccio usciva un fiume di sangue rosso. Avevo paura. Molta paura. Ero stata sempre molto sensibile su questo campo. La mia vista si appannó. Mio figlio continuava ad urlare.
Luce mi risveglió." ODDIO! "
Presi il controllo di me stessa e cominciai ad agire.
"CHIAMA UN'AMBULANZA!"
Cominciai a tamponare la ferita sul braccio di mio figlio, un po' troppo profonda per i miei gusti.
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IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO
FanfictionDopo vari anni Margherita, ormai sposata e con due figli, é costretta a tornare a Roma. Fra mille casini, rincontrerà quello che è stato il casino più grande della sua vita. Alla fine della storia ho aggiunto un piccolo "scambio di idee" fra tutti i...