CAP 33

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"Io non ci posso credere! Stella te lo dico, non resisto un minuto di più, qua dentro!"

Urlai chiusa dentro al bagno insieme alla mia migliore amica, che cercava di tapparmi la bocca per evitare che le mie grida isteriche arrivassero alle orecchie di Federica e Niccolò. Non sarebbe stato per niente carino nei loro confronti farli sentire i miei complimenti rivolti a loro.
Anche se in quel momento era una delle cose che desideravo di più al mondo, dopo la voglia di spaccare il bel faccino di Federica. Se lo meritavano. Il mondo (e soprattutto loro) doveva sapere ed essere consapevole del male che mi avevano causato. Dentro di me continuavo a ripetere che era acqua passata, che erano passati già ben quindici anni e non provavo più rancore, ma non era così. Dopo la vista di Federica non riuscivo nemmeno più ad illudere me stessa. Ogni momento la profonda ferita nel mio petto si allargava sempre di più, come se i sorrisi di Federica fossero delle dure pugnalate al cuore. Niccolò l'avevo perdonato. L'aveva fatto per suo figlio, ora che anche io ne avevo due lo potevo capire. Era stato difficile perdonarlo ma l'avevo fatto. Federica no. Lei non poteva essere perdonata e me ne stavo rendendo conto proprio in quel momento. Lei era stata la vipera, il serpente tentatore di Adamo ed Eva. Aveva costretto Nick ad afferrare quella stupida mela e scappare con lei. Era il diavolo tentatrice fatta persona.

"Innanzitutto ti calmi subito. Abbassa quella voce da gallina che se no ci sentono."

Disse con la sua solita dolcezza.
Poi però cambiò tono e la durezza che aveva pronunciato nelle parole prima scomparì istantaneamente.

"Senti Marghe, lo so che è difficile, ma io credo in te. Puoi farcela. Devi essere forte e non pensare al passato."

A quelle parole, dalla mia bocca cominciarono ad uscire dei suoni molto strani, simili a rantolìi e a singhiozzi soffocati. Non volevo ancora ammetterlo, ma pensare al passato faceva ancora troppo male per considerarla una cosa passata. E pensare che erano trascorsi ben quindici anni...

"Su, su, non fare così."

Disse la mia migliore amica cercando di rassicurarmi con un fraterno abbraccio. Le sue braccia erano la mia salvezza. Riuscivano sempre a calmarmi e a tranquillizzarmi, perché mi davano una calorosa sensazione di casa. Si, fra le sue braccia mi sentivo a casa. Mi sentivo bene e avvolta in una particolare sensazione di pace. Era bello. Sembrava come tornare bambina, quando se per sbaglio cadevo e mi sbucciavo un ginocchio, mia madre mi soccorreva e mi rinchiudeva nelle sue calde braccia che facevano passare tutto il dolore in un batter d'occhio. Infondo Stella era un po' come una mia seconda madre, e io lo ero per lei. Eravamo sempre presenti l'una per l'altra ed era proprio una bella sensazione avere qualcuno su cui contare in qualsiasi momento della giornata. Non importava dove fossi o che ore fossero. Se una di noi aveva bisogno di un aiuto, l'altra accorreva senza indugiare. Era proprio un bel rapporto quello che si era creato fra di noi.

"È che quella zoccola lo fa apposta a provocarmi. Inoltre non perde occasione per rinfacciarmi il fatto che Niccolò ha scelto lei e non me. Non vede l'ora che io crolli davanti ai suoi occhi. Non aspetta altro."

"Prima di tutto, tu devi ricordarti che Niccolò non ha scelto lei. Ha scelto Tommaso. E comunque, tu vuoi darle questa soddisfazione? Di mostrarti debole davanti ai suoi occhi? È questo che vuoi?"

Chiese la mia migliore amica con fare di sfida.

"Certo che no!"

Dissi alzando lo sguardo verso di lei e asciugando le lacrime che erano scese sulle mie guance arrossate.

"E allora andiamo di là e facciamole vedere di che pasta siamo fatte. Sbattiamocene di quello che dice e di quello che vuole. Marghe, ricorda perche siamo qui. Per passare una bella serata in allegria con i nostri amici della gioventù. Lei non c'entra. Non dobbiamo darle peso. Divertiamoci alla faccia sua! "

Concluse poi con tono trionfante.
Quando voleva sapeva essere veramente molto convincente.
Sulle mie labbra spuntò un sorriso.

" Hai ragione Stella! Facciamole vedere di che pasta siamo fatte. Non me ne frega niente di quello che dice. Le sue parole non mi sfiorano."

"Ecco, è questo lo spirito giusto! Ottimo lavoro amica"

Disse lei, alzano la mano aperta in aria. Le battei il cinque e tornai in sua compagnia nella cucina a testa alta. Come al solito era riuscita a farmi tornare il buonumore.

NICCOLÒ POV.

Stavo ancora cercando di comprendere quello che mi era appena stato detto, l'annuncio che mi era appena stato fatto. Fabrizio, collega che conoscevo da una vita e che stimavo sia come uomo che come artista fin da quando ero bambino, si era appena fidanzato con Margherita, la donna che avevo tanto amato in passato. Non so come mai, ma questa nuova non mi fece un gran piacere. Ovviamente dovetti mascherare i miei veri sentimenti. Non avrei mai potuto sembrare scocciato difronte alla notizia di un nuovo amore per Margherita. Non ero nella posizione giusta, io, che mi ero accontentato, che avevo preso su dalla vita quello che mi passava davanti. Io, che stavo insieme ad una donna che non amavo ma con la quale avevo fatto due figli. Io, eternamente bambino, che ancora speravo nell'amore vero e nella storia a lieto fine. Io, che ancora aspettavo una positiva drastica svolta nella mia insulsa vita, vuota e senza seri sentimenti di amore ricambiati fra me e la mia lei. Nonostante tutto questo, non potevo essere felice per lei. E il non capire perché mi dava fastidio. Ero geloso. Probabilmente era questa la ragione. Ero geloso per una donna che non mi apparteneva più ormai da tanti, forse troppi, anni. La cosa brutta è che stavo cominciando a considerare la mia vita come un insieme di sbagli, partiti tutti dalla mia decisione di partire in America con la donna che oggi era la mia attuale compagna. Desideravo che Fabrizio non fosse qui. Che non avesse mai incontrato Margherita. Perché o lo ammettessi o no, la risposta era ovviamente quella.
Volevo che lei fosse di nuovo mia.

 IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora