CAP 56

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MARGHERITA POV.

Ormai erano quarantotto ore che Luce non c'era più. Erano già passate quarantotto ore senza di lei. Erano quarantotto ore che il suo cuore aveva smesso di battere. Erano quarantotto ore che la mia vita era finita.
Questi due giorni erano stati i più difficili e i più brutti di tutta la mia misera vita. Niccolò mi aveva aiutata tanto, e ad essere sinceri anche Federica. Non so cosa le fosse preso, se qualcuno l'avesse ipotizzata, però era estremamente gentile con me. Mi aiutava un sacco, sopratutto con Nico. Si era stabilito a casa loro e passava il tempo con Elettra. Da quanto mi raccontava, Elettra lo faceva ridere e giocare, lo teneva distante dai brutti pensieri. Si vedeva che era una Moriconi. Per fortuna avevo il loro aiuto. Io non ero nelle condizioni adatte per stare attenta all'unico figlio che mi era rimasto. Nico soffriva tanto, troppo per un bambino della sua età, ma non lo dava tanto a vedere. Era forte, proprio come lo era Luce.
Io stavo ancora in ospedale, i medici mi tenevano d'occhio e ogni tanto mi davano qualche antidepressivo o qualche sonnifero, per permettermi di dormire. Questi però non servivano. La notte mi svegliavo sudata, con le lacrime agli occhi a causa dei sogni che mi tormentavano. Di per se non erano brutti sogni, anzi, erano dei bei ricordi. Bei ricordi che però mi ricordavano lei. La sua nascita, il primo passo, la prima parola, la prima caduta... Tutte cose che una madre tiene gelosamente dentro il proprio cuore. Niccolò era il mio sostegno. Il mio collegamento dalla vita alla morte. Mi aiutava in tutto e mi stava vicino, soprattutto mi era stato vicino in uno dei momenti più duri: dire ad amici, compagni di scuola, partenti, che Luce non c'era più.
Le prime persone che avevo chiamato erano stati Stella e Adriano. Non avrei voluto farlo, gli avrei soltanto rovinato la luna di miele. Niccolò mi aveva convinto a chiamarli. Anche Stella era molto legata a Luce, e non sapeva neanche che era stata male. Era suo diritto saperlo.
Mi ero ripromessa di essere forte, di non piangere, ma annunciare una notizia del genere non era per niente semplice.
Stella mi aveva risposto allegramente, ignara di tutto.

"Hey amica!! È da un po che non ti fai sentire, eh?!"

Aveva esclamato.

"Stella..."

Non ero riuscita a trattenere le lacrime.

"Che succede?"

Aveva chiesto subito allarmata.

"Luce... Luce... È morta."

Erano passati attimi di silenzio, interrotti solo dal mio singhiozzare.

"Cosa stai dicendo Marghe?"

Aveva chiesto seria.

"Se ne è andata. È morta. Non c'è più"

"Arrivo. "

E aveva staccato la chiamata.
Probabilmente sentendomi in quel modo e dopo una notizia del genere non voleva parlare tanto, soprattutto al telefono, ma ero sicura che avesse richiamato Niccolò, per farsi dare una spiegazione di questa terribile notizia che sembrava quasi uno scherzo di cattivo gusto. Luce era stata solo pochi giorni prima al suo matrimonio e stava benissimo. Come poteva essere morta? Me lo chiedevo tanto anche io, sopratutto la notte. Mi alzavo dal letto e la chiamavo. La cercavo e lei non mi rispondeva. Così comprendevo che era davvero tutto reale.

Un altro momento forse ancora più difficile era stato recarsi alle pompe funebri per organizzare il funerale, che si sarebbe svolto proprio oggi. Per fortuna Niccolò mi era stato vicino e mi aveva accompagnato. Era stato complicato scegliere la bara, i fiori e sopratutto la cerimonia. Non volevo che fosse un funerale come tutti gli altri. Per la mia piccola Luce che si era spenta, dovevo organizzare qualcosa di speciale. E così avevo fatto.

Me ne stavo in macchina, accompagnata da uno spaventoso silenzio. Al mio fianco Niccolò guidava e nei sedili posteriori c'erano Nico e Tommaso. Eravamo appena stati in camera mortuaria per dare un ultimo saluto a Luce, prima di rinchiuderla all'interno della bara. Ero stata io a vestirla prima di adagiarla nel suo eterno letto. Avevo dovuto avere i nervi molto saldi, ma lacrime erano scese lo stesso. Avevo fatto scivolare sul suo inerme corpo un vestito di seta bianco, bianchissimo,  quasi come la sua pallida pelle. L'avevo pettinata con mani tremanti e avevo posizionato gli splendidi capelli biondi sulle spalle. L'avevo ornata come se dovesse andare a una festa. Poi avevo baciato le sue guance fredde e avevo pianto. Tanto.

Finalmente arrivammo in Chiesa. C'erano tutti. I più piccoli, i compagni di classe di Nico e anche quelli di Luce, ci guardavano. Se però incrociavo il loro sguardo abbassavano gli occhi. I più grandi, amici e parenti, venivano da me e mi facevano le condoglianze. Era tutto così... irreale. Non sembrava vero. Stella mi era subito corsa incontro ed eravamo rimaste abbracciate per tanto, tantissimo tempo, piangendo insieme, condividendo il dolore.

La cerimonia era stata lunga e commovente. Non c'era una persona che non piangesse.

Usciti dalla chiesa ci dirigemmo nel luogo adibito in ricordo di Luce, la sua cerimonia speciale.

Era una grande stanza, con alla parete un sacco di foto sue. Lei da piccola e anche foto recenti che avevo fatto stampare e incorniciare, tutte foto dove sorrideva, dov'era felice. Dovevamo ricordarla così, come una ragazza solare e allegra.
C'erano molte sedie e tavolini, nei quali potevano sistemarsi i numerosi presenti. Nel centro della stanza un pianoforte e un microfono. Avevo chiesto a Niccolò di suonare per lei le sue magnifiche canzoni e lui aveva accettato volentieri.
Quando tutti si furono seduti però fui io a dirigermi al pianoforte.
Con gli occhi lucidi mi sedetti nello sgabello e cominciai a parlare al microfono con voce rotta dal pianto, durante un silenzio impressionante.

"Ciao a tutti. Vi ringrazio di essere venuti così numerosi per ricordare Luce"

Dovetti fare una pausa per asciugare le lacrime che scendevano ininterrottamente.
Sospirai.


"Ad aprire questo piccolo concerto in memoria di Luce volevo essere io, infatti eccomi qua. Dopo di me suonerà Niccolò, il mio compagno."

Nonostante fossero passati tanti anni ancora ero capace di suonare il pianoforte, inoltre mi ronzava in testa una canzone adatta al contesto. Lei amava sentirmi cantare. L'avrei fatto per lei un'ultima volta.


"Questa canzone perfetta. Venne scritta per me ben quindici anni fa proprio da Niccolò. Parla di una persona che se ne è andata, che non è più con noi. In questa canzone viene ricordato come questa persona fosse quella che faceva uscire la parte migliore di noi. Era una canzone di addio che Niccolò aveva scritto per me prima di andarsene. Come vedete però siamo tornati insieme. Spero che succeda lo stesso con Luce. Spero di riincontrarla presto, magari in un'altra vita. Gliela dedico con tutto il cuore. Se questa canzone mi ha portato fortuna una volta, spero lo faccia ancora"


Cominciai a suonare e mi feci trasportare dalla melodia, pensando a lei, al suo sorriso.

"Tu eri la nota che, eri la nota in me, tu eri la nota che fa uscire il capolavoro che è in me"

Appena ebbi finito un grande applauso colmo di lacrime accompagnò la mia uscita.
Abbracciai Niccolò.
Lo strinsi forte.

Ancora una volta lo ringraziai mentalmente.

Poi mi liberai a un grande pianto, cullata dalla sua voce.

Addio Luce.

 IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora