TOMMASO POV.
"Ecco, abbiamo i risultati delle sue analisi"
Disse un'infermiera avvicinandosi a me. Ero con la testa fra le nuvole, quindi non risposi subito. Pensavo a Luce, a come fosse diventata così importante per me in così poco tempo. Era assurdo, quasi un paradosso per me, che quasi non mi fidava delle persone che conoscevo dalle elementari. Una persona per entrare in simbiosi con me deve essermi molto vicina, deve sapermi aprire il cuore. E lei ci era riuscita benissimo.
"Qual'è il risultato?"
Risposi restando con il fiato sospeso. Dovevo essere compatibile. Lo dovevo per lei. Lo dovevo per me.
L'infermiera lesse il foglio che teneva davanti a sé, poi alzò lo sguardo.
"Mi dispiace, non sei compatibile."
Tutte le speranze che avevo accumulato nei momenti precedenti crollarono. Non ero compatibile e non c'era nulla da fare. Non potevo donare il mio midollo a Luce. Ancora non volevo crederci, quindi chiesi la conferma all'infermiera.
"Ne è proprio sicura?"
Prima che riuscisse a rispondermi, un suo collega corse verso di noi.
"Dottoressa venga, c'è un'emergenza!"
Questa si mise subito all'erta.
"Cosa riguarda?"
"La ragazza della stanza otto. Quella malata di leucemia. "
La dottoressa corse subito nella direzione indicatagli dal collega.
Io rimasi un attimo fermo. Poi collegai. Stanza otto. Ragazza malata di leucemia. Luce stava male. Era paggiorata. Senza esitare un attimo andai nella direzione dei medici.[**]
Io e mio padre stavamo aspettando fuori dalla stanza. Avevamo avvertito Margherita che stava tornando di corsa. Dopo interminabili attimi, finalmente la porta della stanza si aprì, rivelando due figure in camice bianco.
"Possiamo parlare con la madre?"
Dissero affannati, con sguardo serio.
'Sta arrivando. Intanto potete dire a me. Sono il compagno."
Disse mio padre.
Prima che potessero iniziare il loro discorso mi intromisi.
"Mi scusi, posso entrare?"
Chiesi indicando la stanza di Luce.
Lui mi guardò incerto.
'La prego"
Implorai.
Lui esitò un attimo, poi sospirò.
"Va bene, però per poco. Sta male, non so se riuscirà a parlarti."
Disse lui. Mi preparai al peggio. Lei era lì, stesa sul letto. Aveva ancora più fili al braccio. Nella bocca aveva un respiratore. Osservai il battito del suo cuore proiettato su uno schermo al fianco del suo letto. Mi sedetti in una sedia accanto a lei e la osservavai.
"Luce? "
Chiesi piano.
Dopo qualche istante lei sollevò le palpebre."Hey"
Sussurrò piano scostandosi il respiratore per riuscire a parlare.
Sorrisi, sollevato di poterle parlare.
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IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO
FanfictionDopo vari anni Margherita, ormai sposata e con due figli, é costretta a tornare a Roma. Fra mille casini, rincontrerà quello che è stato il casino più grande della sua vita. Alla fine della storia ho aggiunto un piccolo "scambio di idee" fra tutti i...