CAP 49

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LUCE POV.

Mi svegliai per l'ennesima volta. Era stata proprio una nottataccia. Avevo continuato a svegliarmi di continuo e nel bel mezzo della notte avevo chiamato addirittura un'infermiera, perché il malessere che già avevo sentito stava crescendo sempre di più. Cominciai a guardare il soffitto. Bianco come non mai. Gli ospedali dovrebbero essere più colorati. Il bianco è triste e sá di vuoto. Se proprio devo essere sincera, non considero il bianco nemmeno come un colore. Il bianco è il buco nero dei colori. Li assorbe tutti, portandoli al suo terrificante pallore. Se il paradiso è di questo bianco accecante, forse preferisco addirittura l'inferno.

Ad interrompere i miei pensieri fu un bussare sulla porta della mia stanza.

"Avanti "

Dissi lievemente, pensando fossero le infermiere venute a fare altre analisi o a controllare come stessi.

"Si può?"

Due visi familiari si affacciarono sull'uscio della porta.

Sollevai le labbra in un largo sorriso e mi misi più dritta sul letto, non curante dei fili che uscivano dal mio braccio. Mi duolerono leggermente ma feci finta di nulla.

"Venite pure!"

I due si accomodarono all'interno della mia camera e rimasero al bordo del letto.
Tommaso mi osservava con un'espressione strana che non riuscivo a decifrare. Come già avevo pensato mille volte, quel ragazzo era un completo mistero per me. Non capivo mai che cosa avesse dentro di sé.

Fu Niccolò a parlare per primo.

"Come va oggi?"

Chiese.

"Insomma"

Risposi brevemente. Non volevo dilungarmi troppo sul mio stato di salute. Sapevo che fosse la priorità, però era triste parlarne. Sopratutto mi faceva salire un'ansia tremenda e di sicuro sarei scoppiata a piangere.

"Tieni duro Luce"

Disse Niccolò accarezzandomi leggermente la testa. Niccolò mi dava sempre un sacco di forza. Se lo guardavo negli occhi riuscivo addirittura ad intravedere un futuro anche per me, che in questi giorni si era annebbiato, fino a scomparire quasi del tutto dal posto nel mio cuore che rinchiudevano i sogni e le speranze.

Io sorrisi leggermente.

" Ragazzi, vi lascio soli. Vado  cercare l'infermiera per far fare l'esame a Tommaso. "

Disse il cantante che uscì pochi istanti dopo dalla stanza, lasciando dietro se una scia di ghiaccio. Si, di ghiaccio. Io e Tommaso non sapevamo cosa dirci. Ci guardavamo da lontano, ma niente di più.

Dopo qualche minuto fu finalmente Tommaso a rompere quello strato di ghiaccio che si era creato nella stanza.

"Non ce la faccio a vederti così"

Disse lui.

Gli  sorrisi. Era proprio come il padre, sensibile e fragile dentro.

"Non ti devi preoccupare per me."

Non volevo che tutti mi mettessero in primo piano. Mi sentivo a disagio, quasi come se fossi un peso.

"Io invece sono preoccupato eccome. Il mio mondo è più bello da quando ci sei te. Non posso sopportare neanche  l'idea di rischiare di perderti. La mia vita tornerebbe a fare schifo senza di te"

Arrossii imbarazzata. Speravo non lo notasse.

"Non dire così"

"Lo dico eccome. Lo urlerei al mondo intero se potessi. Io farei di tutto per te. Ora farò l'esame per vedere se sono compatibile"

Già da quando mi era stata diagnostica questa terribile malattia, erano iniziate le ricerche per un midollo compatibile al mio, con lo scopo di operarmi il prima possibile. Il destino però mi sembrava nemico, infatti non ne era stato ancora trovato nessuno.

"Sarei felicissimo di donarti il mio midollo. È bello e forte. Miglioreresti sicuro"

Disse lui tornando poi al suo solito tono sarcastico e con la battuta pronta.

Poi però tornò subito serio.

"Sarebbe come essere per sempre dentro di te. Ed è quello che voglio immensamete. "

Prima di riuscire a rispondere entrò nella stanza un'infermiera, che portò con sé Tommaso. Prima di andarsene riuscì a sussurrarmi:

"Ci vediamo dopo"

Annuii prima di essere portata anche io via da un'infermiera, per iniziare una terapia.



MARGHERITA POV.

Più mi avvicinavo a quel viso minaccioso e più il mio cuore batteva forte. Avevo paura di affrontarlo. Mi ripetei nella testa che eravamo in un luogo pubblico e non avrebbe quindi potuto estorcermi un capello, ma non sapevo di quanto potesse essere capace. Ero però decisa.

"Eccoti finalmente "

Disse con un sorriso beffardo sul viso, sorseggiando una tazzina di caffè.

Mi sedetti nel posto vicino al suo.

"Manuel veniamo subito al dunque."

Dissi diretta.

"Quanta fretta..."

Lo ignorai e continuai il mio dicorso. 

"Devi venire in ospedale. Luce sta male, ha bisogno di te."

"Ha bisogno di me o del mio midollo?"

Chiese sarcastico.

"Marghe so tutto. E sai che ti dico?"

Rimasi con il fiati sospeso.

"Ho ritirato la richiesta di affido dei nostri figli."

Dovevo essere sollevata, ma non lo era affatto.

"E questo cosa c'entra?"

"Non l'hai ancora capito?"

No, non capivo dove volesse arrivare. Rimasi zitta.

"Il mio scopo era solo rovinarti. Rendere la tua vita un inferno. E che cosa c'è di più terribile e straziante nel vedere la propria figlia morire? Non mi interessa più strapparti via i tuoi figli. La natura sta già agendo da sola."


Disse tutto con una calma che mi fece esplodere il cervello. Non poteva averlo detto davvero. Pur di rovinarmi avrebbe lascito morire sua figlia. Sangue del suo sangue. Non volevo crederci. Lo guardai con uno sguardo inceneritore.

"Non puoi farlo"


"Posso eccome."

Disse pulendosi la bocca con un tovagliolo.

"Ora scusami ma devo andare"

Si alzò dal tavolo e si allontanò. Volevo urlargli che era uno stronzo,  insultarlo nel peggiore dei modi, ma ero come pietrificata. Tanto sarebbe stato inutile. Non potevo costringerlo, anche se avrei voluto farlo svenire e portarlo incosciente in ospedale. Ero nel panico più totale. E adesso?

A risvegliarmi fu il mio cellulare che cominciò a vibrare.

"Pronto?"

Risposi con voce tremante.

"Marghe corri. Luce è peggiorata. La situazione è critica."

Mi disse Niccolò affannosamente.
Non pensai più a niente. Mi misi in macchina e di corsa andai in ospedale. Le mani mi tremavano.

 IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora