CAP 16

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"Dai andiamo dentro che qui fa freddo"

Disse poi lui, staccandosi dal mio abbraccio. Mi ero impossessata del suo corpo. Non volevo più lasciarlo andare. Mi ero dimenticata di quanto fosse bello stare fra le braccia di qualcuno che ti vuole bene. Fra le sue braccia.

Annuii leggermente, asciugandomi le lacrime rimaste sulle mie guance. Ero riuscita a farle smettere di scendere, ma i miei occhi rimanevano rossi e gonfi, come il bozzo che avevo sullo zigomo che aveva colpito il mio ex marito.

Niccolò mi mise una mano attorno alla vita e mi guidó in casa, chiudendo la porta alle nostre spalle.
In teoria, non dovrei portare estranei in casa. Perché si, Niccolò in fondo era un estraneo. Erano ben quindici anni che non lo sentivo o vedevo (trascurando il momento a scuola) e non potevo sapere se fosse diventato un serial killer o un maniaco. Nonostante ciò, mi sentivo la persona più al sicuro del mondo in quel momento. Si era sempre preso cura di me. L'avrebbe fatto anche ora.
Incredibilmente la rabbia era sparita in un colpo solo. Era forse stato il mio stupido orgoglio a mantenermi così distaccata il giorno del nostro incontro? Non volevo più pensarci. Se lui voleva, potevamo anche ricominciare da zero. Io ero finalmente pronta per dimenticare.

"Ti fa tanto male?"

Disse, passando leggermente una mano sulla guancia arrossata.

Il suo tocco mi fece rabbrividire. Ma non erano i brividi di paura, di ribrezzo che mi causava Manuel. Era un brivido di... Ancora dovevo capirlo bene cosa mi faceva provare Niccolò. Era sempre stato un mistero per me quel ragazzo. O meglio, ormai era un uomo vero e proprio.

"Solo un po'"

Dissi, cercando di sembrare il più forte possibile.

"Se mi dici dove posso trovare le cose ti medico."

Aveva un tono piatto, palesemente irritato. Ma non da me, non dalla nostra vicinanza. Da  quello che era successo poco prima. Niccolò non era mai stato un uomo violento e non l'aveva mai amata. Almeno, per quello che ricordavo su di lui.

" Vieni, in bagno dovrebbe esserci tutto."

Lo guidai nel bagno al piano terra.
Mi fece sedere su uno sgabello, lui rimase in piedi di fronte a me.
Frugó per qualche minuto nel cassetto dei medicinali, poi tiró fuori una specie di pomata.

"Questa dovrebbe alleviare il dolore e farla sgonfiare."

Disse, cominciando a spalmare quella crema biancastra sulla mia pelle dolorante.

Quando ebbe finito, richiude tutto e ci dirigemmo in salotto.
Non avevamo ancora parlato.
Di me.
Di lui
Di noi... Se ancora di un noi si poteva parlare. Aveva dimenticato gli anni passati insieme a me? A me sembravano così lontani, ma non li avrei dimenticati per niente al mondo.

"Quando si asciuga, metti un po' di ghiaccio."

Per spezzare un po' la tensione feci una battuta.

"Sei diventato anche medico in questi anni?"

Fece un lieve sorriso.
Una cosa che notai furono gli occhiali da sole sul naso, nonostante fossero le 20.00 di sera. Le sue insicurezze erano le stesse. Era ancora quell'eterno bambino? Nel mio piccolo speravo di sì.

" Ho imparato ha essere un po' un tutto fare."

Poi tornó serio.

"Chi era quell'uomo Marghe?"

Non avevo tanta voglia di parlarne, ma sapevo che me lo avrebbe chiesto prima o poi. Di sicuro non avrebbe fatto finta di niente.

"È una storia lunga..."

Dissi quasi sussurrando.
Me ne vergognavo tanto. Non ero riuscita a farmi valere e quell'uomo si era impossessato della mia vita. Ero un semplice burattino nelle sue mani.

"Ti va di raccontarmela?"

Aveva assunto un tono molto dolce, ma quella suonó parecchio come una domanda retorica. Dovevo raccontargliela. Era questo che voleva.

Gli spiegai tutto. Tutto dal principio. Gli dissi che, dopo essermene andata da Roma avevo conosciuto un uomo, stupendo ai miei occhi, che avevo sposato. Dopo la nascita dei miei figli però il rapporto con lui era cambiato e aveva cominciato ad alzare le mani. Fortunatamente solo su di me. Poi gli raccontai della mia fuga, del lavoro a Roma e del trasferimento.
Quando finii di spiegargli tutto, era a bocca aperta.

"Marghe... Come hai potuto sopportare tutto questo?"

Ora le lacrime minacciavano ancora di scendere.

"Se avessi saputo...."

"Se avessi saputo cosa? Non te ne saresti andato? Non saresti fuggito?"

Adesso il mio tono era molto aspro. Parte di quella rabbia che avevo provato nei suoi confronti si era riaccesa, ma non avevo voglia di litigare. Non ne avevo la forza.

"Scusa... Non volevo"

Dissi abbassando lo sguardo.

Lui di rimando mi mise una mano sotto al mento e mi costrinse a guardarlo.

"No marghe, hai ragione. Tanto prima o poi avremmo dovuto affrontare questo discorso. Si. Sono stato un vigliacco. Non dovevo comportarmi in quel modo, non sai quanto ci sono stato male."

Oh, invece lo sapevo. Probabilmente quanto ero stata male io.

" Ero giovane... E avevo paura. Ho scelto la via più semplice. La via della fuga. Per questo ora, dopo quindici anni, ti chiedo perdono. "

Stavolta fu lui ad abbassare lo sguardo. Sembrava davvero molto dispiaciuto e mi faceva male vederlo con quello sguardo da... Cane bastonato. Mi faceva molto molta tenerezza.
Feci quello che aveva fatto lui pochi attimi prima, sollevai il suo sguardo. Però stavolta gli sfilai gli occhiali da sole. Avevo bisogno di riguardarlo negli occhi. Di riavere il mondo sotto ai piedi.

"Non pensiamoci più. Ci sono stata già  troppo male, e ora che ti ho ritrovato... Voglio rimaerti legata. Perché sei da sempre l'unica persona che mi capisce... Il mio migliore amico."

Lui sorrise e rimase con gli occhi fissi sui miei.
Ad interrompere quel momento fu il mio cellulare, che suonó.

" Scusa"

Dissi a Niccolò.
Poi risposi.

"Mamma dove sei? Ho bisogno dello spazzolino."

Mia figlia aveva una voce impastata dal sonno, parecchio sbattuta.

"Scusa amore, arrivo"

Detto questo riattaccai.
Mi rivolsi a Niccolò.

"Scusa Nick, ma oggi mia figlia ha fatto una bravata e ne sta subendo le conseguenze. Vado a portarle dei vestiti in ospedale e rimango li la notte."

"Anche tua figlia? Tommy oggi ne ha combinate una delle sue..."

"Tommy..."

Dissi con gli occhi lucidi.
Chissà com'era cresciuto...

 IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora