LUCE POV.
Quando mi svegliai, avevo completamente perso la cognizione del tempo. Mi ero addormentata sulle 15 e per quando mi riguardava, potevo aver dormito anche un'intera giornata. La finestra era ben serrata, quindi non riuscivo a capire se fuori c'era la luce o la completa oscurità della notte. Mi sentivo riposata, ma ancora debole. Il mal di testa si era affievolito, ma era ancora presente. Dentro alle mie coperte stavo sudando.
Afferrai il cellulare, tastando alla cieca suo mio comodino di fianco al letto. Sul display apparì l'orario. Erano le 18 di sera. Pensavo peggio.
Avevo anche una notifica di WhatsApp, che mi fece sorridere. Tommaso era sempre molto premuroso. E per la sua incolumità aveva fatto bene a scrivermi. Infondo era colpa sua se si era ammalato e non gli avrei perdonato tutto in un battito di ciglia. Avrei tenuto il broncio per scherzare per qualche giorno.Luce
Sono K.O. Ho un bel po' di febbre... Probabilmente domani niente scuola.
La risposta mi arrivó subito.
Tommy
Beh, dovresti ringraziarmi. Anche domani stai a casa.
Alzai gli occhi al cielo. Ma doveva sempre scherzare? Non riusciva ad essere serio per una volta? Stavo per mettere via il telefono senza rispondergli quando un'altro messaggio illuminò il display del mio cellulare, proveniente sempre dallo stesso mittente.
Tommy
Comunque, appare gli scherzi... Stai molto male?
Ma allora si che ce la faceva!
Luce
Un po'... Ho parecchio male alla testa, ma non preoccuparti.
Tommy
Se hai bisogno chiamami. Sono anche un ottimo dottore!
Sorrisi leggermente. Quando voleva sapeva anche essere molto dolce.
Ad interrompere quel momento di quiete fu mia madre, che entrò in stanza accendendo la luce seguita da un signore, lo stesso medico che aveva curato la ferita al braccio di Nico."Tesoro, sei sveglia!"
"Si... Mi sono svegliata cinque minuti fa."
"Come ti senti?"
"Molto debole"
Risposi.
Mia madre si girò verso il medico."Prima mentre dormiva sono entrata a misurarle la febbre, era ancora molto alta. Se può dare un'occhiata lei..."
"Certo, non si preoccupi."
Disse il signore.
Si avvicinò a me e appoggió ai piedi del mio letto una valigetta tipica dei medici a domicilio. Tirò fuori da questa il suo stetoscopio e cominciò ad ascoltare i battiti del mio cuore, seguiti da delle respirazione regolari. Poi mi misuró la febbre. Come aveva detto mia madre era davvero molto alta, era anche cresciuta. Avevo 41 di febbre. Alla vista del termometro mi spaventai parecchio. E se fossi morta? Tommaso non se lo sarebbe mai perdonato. O non gliene sarebbe fregato niente?"Allora, la febbre è ancora molto alta. Metta delle pezze di stoffa umide sulla fronte di sua figlia e la cambi ogni ora. Così la temperatura dovrebbe abbassarsi."
Disse rivolgendosi a mia madre.
Poi si girò verso di me."Ora tu prendi questa pastiglia."
Mi passó una compressa bianca, che mandai giù con un po' d'acqua. Anche alzarsi per bere era diventato faticosissimo. Se mi muovevo la testa continuava a martellare a ritmo dei battiti del mio cuore.
"Ora io vado. Mi faccia sapere sulle 21 se la temperatura è calata. Se no, la notte è meglio che la passi in ospedale."
Disse a mia madre. Quest'ultima annui e accompagnó il dottore alla porta.
Io mi rimisi comoda nel mio letto e senza accorgermene mi addormentai di nuovo. Ero proprio molto stanca.[**]
"Luce"
Un sussurrò mi svegliò. Mia madre mi stava accarezzando la testa, sulla quale era appoggiato un pezzo di stoffa umido. Si era presa cura di me. Amavo quando lo faceva. Non lo davo a vedere, ma essere coccolata come una bambina era la cosa più bella del mondo.
"Misuriamo la febbre, così avviso il dottore."
Fece scivolare il termometro sotto la mia ascella e dopo qualche minuto lo tolse. Dalla sua espressione contrariata capii che la febbre non era diminuita.
"Hai ancora 40! Aspettami qui che vado a chiamare il medico."
Dopo poco tempo tornó nella mia stanza.
"Tesoro, c'è bisogno che ti alzi. Andiamo in ospedale... Li ti terranno sotto controllo e ti faranno passare la febbre."
Di malavoglia strisciai fuori dal mio caldo letto. Anche solo alzarmi mi richiedeva uno sforzo immane. Appena fui dritta davanti al letto, cominciò a girarmi la testa. Mia madre riuscì a guidarmi ancora in pigiama fino alla macchina. Anche Nico veniva con noi. Mica potevamo lasciarlo a casa da solo...
Appena arrivammo in ospedale, un'infermiera mi fece accomodare in una stanza bianca come il latte. Di un bianco accecante. Non avevo compagni di stanza, nonostante affianco al mio, fosse presente un altro letto intatto.
"Adesso io vado a portare Nico da Stella e poi passo da casa a prenderti spazzolino e qualche vestito. Cerco di fare in più fretta possibile."
"Ve bene"
Salutai il mio fratellino, che non capiva cosa stesse succedendo, e per la quarta volta in quella giornata caddi nel mondo dei sogni.
MARGHERITA POV.
La prima cosa che feci fu accompagnare Nico da Stella. Avere un'amica vicino a casa poteva servire anche a questo. Non avrei saputo dove lasciarlo e non avevo piacere che passasse un'altra notte in ospedale. Fortunatamente Nico conosceva Stella, quindi non fu difficile farli ambientare. Ringraziai sentitamente la mia migliore amica e mi catapultai a casa, per prendere le cose necessarie per passare una nottata in ospedale. Afferrai uno spazzolino e qualche vestito dall'armadio di Stella. Mentre gettavo tutto velocemente alla rinfusa dentro una grande valigia rosa, il campanello di casa mia suonò. Proprio adesso, pensai. Corsi giù per le scale e arrivai alla maniglia di fretta. Avevo i capelli scompigliati, i vestiti spiegazzati e una goccia di sudore (causata sia dalla freneticità di quei momenti, sia dalla paura per la mia "bambina" ) mi scendeva dalla fronte. Mi osservai allo specchio di ingresso e mi pettinai leggermente con le dita i capelli, liscia i vestiti e asciugai il sudore. Poi aprii. Non l'avessi mai fatto.
"Ciao Margherita"
Un sorriso beffardo ma allo stesso tempi abominevole mi si paró davanti. Quell'uomo non dovevo più vederlo. Ero scappata da lui. Ma lui ora era lì. Davanti a me. Mi guardava. I pugni chiusi lungo i fianchi. E la paura tornó. Come prima. Come l'avevo lasciata a Milano.
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IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO
FanfictionDopo vari anni Margherita, ormai sposata e con due figli, é costretta a tornare a Roma. Fra mille casini, rincontrerà quello che è stato il casino più grande della sua vita. Alla fine della storia ho aggiunto un piccolo "scambio di idee" fra tutti i...