CAP 28

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"Tieni. Mi dispiace, si è un po' bagnata"

Dissi restituendo la felpa al legittimo proprietario, ovvero Tommaso. Ero riuscita a smorzare un po' l'imbarazzante silenzio che si era creato nella stanza. Stavamo lì, uno di fronte all'altro, a scrutarci da sotto dei finti sorrisi. Difficile spiegare questo strano rapporto. Lui afferró la maglia e la ripose con cura nel suo zaino.

"Non preoccuparti. Non è colpa tua"

Si risistemó seduto sul banco di fronte a quello su cui ero appoggiata io.

"Com'è che finisci sempre bagnata dalla testa ai piedi ogni volta?"

Disse poi, cercando di allentare la tensione con le sue solite battutine provocatorie che mi stuzzicavano sempre.

"Chissà di chi è la colpa..."

Gli risposi a tono, continuando sempre comunque a scherzare.
E in effetti avevo ragione. Non era mai colpa mia. Al mare era stato lui a farmi cadere in acqua, e oggi a scuola, la secchiata d'acqua l'avevo ricevuta a causa delle sue spasimanti pazze.

"Hai ragione"

Disse scoppiando a ridere.

"Ovvio. Io ho sempre ragione"

Dissi con sguardo beffardo e provocatorio. Ovviamente non resistette alla mia provocazione.

"Non penso proprio."

Disse avvicinandosi a me.

"Oh, invece si."

"Sicura? Sei ancora in tempo per cambiare idea"

"Sicurissima."

Dissi fermamente. Alla mia risposta però lui mi si scagliò contro e cominciò a farmi il solletico, che mai avevo sopportato. Continuavo a ridere a crepapelle, senza avere neanche un attimo per respirare.

"Te ne pentirai!"

Disse continuando ad affondare le sue mani nei miei fianchi e nelle mie ascelle.
La cosa strana del carattere di Tommaso era che non provava rancore, come spesso avevo notato. Fino a neanche un'ora prima stavamo litigando a causa di un bacio di troppo, ora ridevamo come se niente fosse successo, come se niente avesse interrotto la nostra splendida amicizia. Tommaso era da comprendere. Non sempre lasciava intravedere le sue emozioni e le sue sensazioni, era come se possedesse una corazza esterna che lo proteggeva dal mondo e nascondeva il suo vero essere. All'interno invece, se lo conoscevi bene, era un ragazzo dolce e simpatico, completamente diverso da quello che poteva dare a vedere. Era come un uovo. Si, non è un bel paragone, ma era proprio così. Un uovo. Fuori duro a causa del guscio e dentro morbido come un tuorlo.

"Basta basta! Mi arrendo."

Dissi esausta. Il solletico non riuscivo proprio a sopportarlo. Cominciavo ad avere gli spasmi al corpo e dopo un po smettevo di respirare. Proprio una brutta sensazione.

"Sarà meglio."

Ad un certo punto il sorriso che aveva sulle labbra si spense. Tornò serio in un batter d'occhio. Inizió a guardarmi fisso negli occhi e io mi persi li dentro. Aveva gli occhi come quelli di Niccolò. Certo, avevo incontrato solo poche volte il cantante, ma mi ero sempre incantata a guardare i suoi occhi, identici a pianeti. Li dentro potevi trovare il mondo. Erano degli occhi puri, limpidi. Se guardavi bene potevi addirittura vedere la sua anima. Forse era il punto debole dell'uovo. Da lì potevi scorgere quello che c'era all'interno. Per questo fatto riuscivo a capire che lui non poteva essere altro che il figlio di Niccolò. Avevano gli occhi identici, li aveva palesemente presi da lui.

Si avvicinò ancora di più a me, permettendomi di sentire il battito del suo cuore e il suo respiro sul mio collo. Continuavo a fissarlo negli occhi. Soltanto quando il suo sguardo si posó sulle mie labbra, compresi le sue intenzioni. Ma era già troppo tardi. Le sue labbra calde si posarono sulle mie. Ero impotente. Volevo fermarlo. Dirgli che non andava bene. Che non poteva continuare a giocare con me, a baciarmi quando volesse per poi far finta di niente. Non potevo affrontare tutto questo. Come non potevo fermarlo. Le sue labbra calde mi avevano incantato e le nostre lingue continuavano ad intrecciarsi e a danzare insieme. Ero impotente.
Dovetti mettere insieme tutte le mie forze per riuscire ad interrompere quel momento.

"Che stai facendo?"

Sussurrai con le labbra ancora poggiate sulle sue.
Lui fece finta di niente e continuó imperterrito a baciarmi. Dovetti mettete da parte altra forza ancora per riuscire a fermarlo definitivamente. Gli posai le braccia sul petto e lo allontanai leggermente da me, permettendo comunque al suo respiro di accarezzarmi il collo.

"Fermo"

Infastidito dalla mia interruzione, finalmente, scocciato mi rispose.

"Che c'è?"

"Non mi sembra giusto."

Dissi continuando imperterrita il mio discorso.

"Che cosa?"

Chiese lui facendo il finto tonto. Probabilmente era in imbarazzo anche lui e preferiva non ammettere quello che stavamo facendo.

"Questo."

Dissi indicando le sue braccia ancora posate sui miei fianchi. Lui sospirando le tolse all'istante e le fece ricadere lungo il suo corpo. Inoltre si allontanò ancora di più da me.

"Non credo sia giusto."

Ripetei. Nella mia mente dicevo di fermarmi. Di non parlare. Non dovevo dirglielo. In effetti forse era proprio lui il ragazzo che volevo. Un ragazzo simpatico, dolce e si, anche bello. Non sapevo perché lo stessi respingendo. Ma in quel momento e in quel contesto il nostro bacio sembrava così sbagliato...

"Ci conosciamo da poco. Penso che questi passi così affrettati possano soltanto rovinare la nostra amicizia."

Sospiró rumorosamente per l'ennesima volta e cominciò a grattarsi la nuca, come fosse imbarazzato. Ma chi poteva dirlo se lo era realmente o no? Io lo ero e anche tanto.

" Forse hai ragione. È che ogni volta che ti ho davanti il mio cervello va in tilt... "

Fece una pausa.
Io intanto abbassai lo sguardo imbarazzata, posandolo sui miei piedi che continuavano a spostare degli oggetti immaginari sul terreno.

"Peró hai ragione. Stiamo correndo troppo e io non voglio rovinare la nostra bellissima amicizia che si è creata."

Mise una mano sotto al mio mento e alzò il mio sguardo, costringendomi a guardarlo.

"Dimentichiamo tutto. Amici?"

Ero colpita dalla sua reazione. Molti maschi in questo caso decidono di seguire l'orgoglio e abbandonare la ragazza che in poche parole gli ha appena dato un palo. Era diverso, come già avevo compreso. E già mi pentivo di averlo respinto. Perché lasciavo sempre ragionare il mio cervello e non seguivo un po il cuore?

"Amici."

 IL CAPOLAVORO CHE È IN ME 2 // ULTIMO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora