24. AUSTIN

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Austin fu sollevato di vederla ma sapeva anche che se lei era riuscita a scappare da Sebastian, lui era lì fuori che la stava cercando e prima o poi si sarebbe presentato nel loro appartamento.
– Dobbiamo rientrare Charlotte – le disse piano.
Lei smise di piangere e si rimise in piedi senza alzare la testa.
Austin aprì la porta, la fece entrare e si richiuse la porta alle spalle.
Lei gli stava ancora dando le spalle.
– Charlotte – disse lui toccandole la spalla.
Lei si voltò e Austin non potè fare a meno di notare il segno rosso sul suo viso.
Strinse la mascella – E' stato lui?
Lei annuì e ricominciò a piangere disperata.
Aveva un aspetto terribile.
– Sa che sei qui?
Lei scosse la testa.
Era pallida e tremava.
Austin le prese una coperta e gliela avvolse attorno al corpo.
Quando lei se la tirò sulle spalle, lui vide i cerchi rossi nei suoi polsi.
– Charlotte mi devi dire che cosa ti ha fatto.
Lei lo guardò con quei suoi occhi ormai ridotti a due fessure.
– Possiamo parlarne domani? – gli chiese.
Non voleva aspettare il giorno dopo. Voleva saperlo lì e subito. Ma doveva rispettare la sua scelta.
– Si, ne parleremo domani.
– Posso fare una doccia? – chiese lei.
Gli venne da sorridere – E' anche casa tua, non hai bisogno di chiedere.
– Ma me ne sono andata.
– Ci sono ancora la maggior parte delle tue cose – gli disse lui – E non ho ancora cercato un coinquilino.
Lei sorrise e a fatica si mise in piedi.
Rovistò tra le sue cose in camera e si chiuse in bagno.
Lui ne approfitto per calmarsi e valutò se chiamare o meno James. Lui era un avvocato e conosceva molti poliziotti. Poteva aiutarla.
Poi si rese conto che stava nuovamente agendo alle spalle di Charlotte.
Spettava a lei decidere cosa fare. Lui doveva farsi gli affari suoi.
Quando Charlotte uscì dal bagno lui la guardò perplesso.
Lei alzò le spalle – E' tutto quello che ho trovato – disse indicando la sua maglia di almeno tre taglie più grande. Era del tutto certo che sotto indossasse solo gli slip.
Si morse il labbro costringendosi a non fissare ancora le sue cosce nude.
Il ricordo di quel bacio e di quanto sarebbe accaduto se Sebastian non l'avesse portata via in quel modo lo scosse un po'.
– Non ho più le lenzuola – disse lei.
– Non è un problema, puoi dormire sul mio letto.
Lei annuì.
Austin si alzò e l'accompagnò davanti alla porta della sua stanza.
L'aiutò a sdraiarsi e le rimboccò le coperte sorridendo tra sé al pensiero che James lo avrebbe preso in giro per tutta la vita se lo avesse saputo.
Quando lui fece per andarsene, Charlotte lo afferrò per la maglietta.
– Resta con me – disse con occhi imploranti – Per favore.
Lui non se lo fece ripetere due volte.
Si spogliò ben consapevole degli occhi di Charlotte sul suo corpo seminudo e si mise sotto le coperte a pancia in su. Poco dopo aver spento la luce, sentì Charlotte accoccolarsi al suo fianco.
D'istinto alzò il braccio e glielo mise intorno alle spalle.
– Avrei dovuto darti ascolto – sussurrò lei. Stava piangendo di nuovo.
– Non pensarci. Riposati.
Tirò su con il naso – Non ho un posto dove andare.
– Puoi tornare qui – gli sussurrò.
– Solo se smetti di prendermi in giro per i miei completi.
Sorrise. Stava già cercando di riprendersi.
– Promettimi che butterai quello blu a quadri. Sembra la tenda di casa di mia nonna!
Lei rise – Promesso.
Si strinse un po' più a lui e gli avvolse il fianco con il braccio.
Lui trasalì. Non era abituato a queste cose.
– Ti prometto anche che non mi infilerò più nel tuo letto e ti lascerò dormire in santa pace.
– No, questo non promettermelo. Per favore...
Si aspettava una risposta ma dal suo respiro pesante capì che si era addormentata.
La strinse a sé.
A quel punto non capì se fosse lei ad avere bisogno che lui la stringesse o se fosse lui che aveva bisogno di sentirla così vicina. 

ROOMATES - Una Spiacevole ConvivenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora