14. CHARLOTTE

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Dei rumori alla porta la fecero sobbalzare.
Ci mise un po' a ricordare di essersi addormentata sul letto senza nemmeno vestirsi.
Pensava che quei colpi li aveva sognati e invece erano reali. Qualcuno stava bussando alla sua porta.
Si mise una vestaglia e andò piano verso la porta. Dopo l'incontro di quella mattina aveva un po' paura a rimanere da sola.
Ma quando vide la sua amica in lacrime ogni paura svanì.
– Jess, che ti è successo?
– Si è scopato un'altra Charlie! Mi ha tradita! – urlava la sua amica in preda alla disperazione.
La fece entrare chiedendole di aspettarla qualche minuto nel salotto.
Si mise le prime cose che le capitarono davanti e la raggiunse.
– Ne vuoi parlare?
Jess teneva stretta tra le mani una bottiglia di Vodka – Ho pensato di fargli una sorpresa in Hotel e quando sono arrivata l'ho trovato a letto con Bridget!
– Bridget? La sua segretaria? Quella con gli occhiali colorati e quella voce stridula?
– Si proprio lei – disse continuando a piangere.
Charlotte l'abbraccio – Oh non fare così Jess! E' uno stronzo! Non ti merita nemmeno.
Dopo qualche minuto si calmò.
– Posso restare qua stanotte?
Lei le sorrise – Certo che puoi, non è necessario nemmeno chiedere.
La condusse nella stanza e le diede dei vestiti puliti.
– Hai fame? Ti preparo qualcosa?
– Si un po' – ammise con un sorriso.
Charlotte corse in cucina e passò a setaccio il frigo. Non c'era molto. Forse era il caso di ordinare una pizza.
Tornò in camera – Jess se vuoi...
Ma la sua amica stava già dormendo sul suo letto. Si era addormentata al centro e non c'era modo di farla spostare un po' per farle spazio.
Sospirò e chiuse la porta alle sue spalle.
La sua unica alternativa era il divano.
Rimase sdraiata lì a girarsi e rigirarsi per ore ma non riusciva a prendere sonno. Era troppo scomodo e sentiva troppo freddo nel salotto.
Guardò l'ora.
Erano quasi le tre del mattino.
Probabilmente Austin non sarebbe tornato quella notte.
Sospirò e si diresse verso la sua stanza. Si sentiva un po' in colpa ad entrare in quel modo ma lui non sarebbe rientrato e il giorno dopo avrebbe rifatto il letto in modo così perfetto che non se ne sarebbe nemmeno accorto.
La stanza era molto ordinata e profumava di pulito. Le sue lenzuola erano soffici e profumavano.
Chiuse gli occhi per quelli che sembrarono minuti ma quando una luce accecante la costrinse ad aprire gli occhi si rese conto che forse erano passate delle ore.
Davanti a lei con le braccia incrociate sul petto c'era Austin che la guardava nello stesso modo in cui l'aveva guardata quando aveva pensato che lei volesse fargli perdere la casa.
– Posso spiegarti! – disse alzando le mani.
– Ho visto Jessica nella tua stanza quindi penso che non ci sia granché da spiegare.
– Sei entrato nella mia stanza?
– Disse quella che ho appena sorpreso a dormire nel mio letto! – disse alzando un sopracciglio. Non sembrava ubriaco né particolarmente fuori di sé.
– Ho provato a dormire sul divano ma è così scomodo – disse per giustificarsi. Ma lui la stava ancora guardando senza batter ciglio. Alzò gli occhi al cielo – E va bene torno di là.
Lui fece cadere le braccia lungo i fianchi – Puoi restare ma non prenderci gusto.
Lei batté le palpebre – Davvero preferiresti dormire sul divano pur di farmi rimanere qua?
– Nessuno ha detto che dormirò sul divano – si tolse la maglia e i jeans e fece il giro del letto.
Vedere il suo corpo seminudo gli fece uno strano effetto.
– Spegni la luce – le chiese in tono poco gentile.
Lei alzò gli occhi al cielo e fece come le era stato chiesto.
Quando si sdraiò voltandosi su un fianco urtò il braccio di Austin con la mano.
Lo sentì trasalire, probabilmente per via delle sue mani gelide.
– Scusami – disse sottovoce.
Le ci volle poco per abituarsi al buio.
Riusciva a vedere la sagoma del corpo di Austin accanto al suo.
Era un bene che la luce fosse spenta, ci sarebbe stato meno imbarazzo.
– Hai finito di fissarmi? – brontolò.
– Non ti stavo fissando. Ero solo sovrappensiero.
– Pensavi a quel ragazzo di questa mattina?
Trasalì e Austin si voltò verso di lei. Anche al buio riusciva a percepire il suo sguardo su di lei.
– Non voglio parlarne.
– Non ti ho chiesto di farlo.
Ovviamente, pensò. A lui non importava niente di nessuno a parte se stesso.
– Buonanotte Austin! – disse dandogli le spalle.
Lo sentì ridere – Buonanotte Charlie. 

ROOMATES - Una Spiacevole ConvivenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora