33. AUSTIN

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Aveva davvero temuto il peggio al pensiero di doverle dire che aveva comprato la casa e invece era andata meglio di quanto previsto.
Sapeva che era stato James a dirglielo ma non gliene faceva una colpa. Probabilmente lui avrebbe aspettato ancora molto altro tempo e sarebbe stato troppo tardi.
– Che profumino!
Charlotte entrò in cucina. Si era cambiata e indossava una canotta e un paio di shorts ma era un po' più truccata rispetto a poco prima.
– Devi uscire?
Lei annuì mentre addentava una bruschetta – Liam passa a prendermi alle nove – disse coprendosi la bocca con la mano.
– Ti piace?
Alzò le spalle – E' meglio di quanto sembra – disse con poco entusiasmo.
Non capiva se quel ragazzo le piaceva davvero tanto e stesse solo cercando di non darlo a vedere o se non le piaceva affatto. Charlotte era davvero un mistero.
– Non pensi che sia presto avere una relazione dopo quello che è successo con il tuo ex?
– Nessuno ha detto che ho una relazione. Usciamo insieme.
– Cioè scopate e basta?
Per poco non si strozzò – Non sono cose che ti riguardano!
– Ti vieto di portarlo a casa.
– Oh andiamo! Come sei antico!
– Anche tu mi avevi vietato di potare donne in casa.
– Ma hai portato Claire – disse in tono acido.
– Non ci ho fatto nulla con Claire.
– Non ci credo affatto.
– E' la verità. Non ne avevo voglia.
– Austin Stoker non ha voglia di portarsi a letto una ragazza. Sono scioccata!
Risero entrambi.
Mangiarono con molta calma nonostante Charlotte avesse un appuntamento.
A tavola parlarono del più e del meno bevendo una bottiglia di vino che aveva trovato in uno sportello della cucina.
– Sei più simpatica da ubriaca!
– Non sono affatto ubriaca! Forse un po' brilla.
– Sei comunque più simpatica.
– Lo hai dedotto da quella sera al Lux?
– Parli di quando mi hai baciato? – disse prendendo un sorso di vino.
Il ricordo di quelle labbra carnose sulle sue lo travolse. Per giorno non aveva fatto altro che pensarci e aveva combattuto con tutto se stesso per toglierselo dalla testa.
– Non mi sono mai scusata per averlo fatto – disse un po' triste.
– Oh ti perdono! Non è stato poi così male!
Lei fece finta di imbronciarsi – Pensavo che fosse stata la miglior limonata di tutta la tua vita!
Si alzò per posare i piatti sul lavandino ma barcollò.
Austin la prese per i fianchi e se la ritrovò a pochi centimetri dal viso.
Charlotte aveva il viso arrossato. Un po' per il vino. Un po' per l'imbarazzo.
Provò a liberarsi dalla sua presa ma lui l'attirò a sé.
Fece scorrere la mano lunga la sua schiena facendole venire la pelle d'oca.
– Austin che stai facendo? – chiese con un fil di voce.
– Piccola ragazza dagli occhi grandi – sussurrò – sei così abituata a chi ti fa del male che non riesci a riconoscere una carezza?
– Smettila Austin. Se continui così...
– Cosa? – le chiese poggiando le labbra al suo orecchio.
Non riusciva più a trattenersi.
Aveva provato in tutti i modi a starle lontano. A non pensare a lei in quel modo.
Era stato tutto inutile.
– Non è una cosa che potrai ignorare domani.
– Chi ha detto che la voglio ignorare?
Charlotte cambiò espressione – Hai dimenticato quella notte in camera mia? Mi hai detto che il giorno dopo non ci avremmo più pensato, che avremmo fatto finta che non succedesse nulla. E così hai fatto. Non voglio che succeda la stessa cosa anche adesso.
– Non dicevo sul serio.
– E invece sì. Altrimenti non saresti uscito con Claire quando sapevi che volevo parlartene. Hai evitato il discorso, hai evitato me. E non era successo nulla. Avevamo solo dormito insieme. Se finissimo a letto tu il giorno dopo ti comporteresti come se niente fosse. Mi tratteresti come sempre. E io non potrei sopportarlo.
Quelle parole lo ferirono.
Si ritrasse e la guardò negli occhi.
– Non farei mai una cosa del genere.
Aveva gli occhi lucidi e il fiato corto. Stava per dire qualcos'altro ma le squillò il telefono.
Lei si ritrasse e rispose nel salotto.
Lui si alzò e si passò una mano sulla fronte.
Tutta quella situazione era surreale.
Quando tornò, indossava un paio di jeans e una maglia scura.
– Stai uscendo con lui, non è vero?
Charlotte annuì e, senza aggiungere altro, prese il giubbotto e uscì di casa.
Che stupido che era stato. Avrebbe dovuto farle capire quanto tenesse a lei molto tempo prima.
Ma forse era stato meglio così.
Lui non meritava una persona bella come Charlotte.
L'avrebbe fatta soffrire. Era una persona troppo vulnerabile. Sarebbe bastata una parola per ferirla, forse anche molto meno.
E l'ultima cosa che voleva era farle del male.

ROOMATES - Una Spiacevole ConvivenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora