56. AUSTIN

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Era surreale il fatto di aver conosciuto i genitori di Charlotte in quel contesto e che suo padre non lo avesse guardato storto per avergli scattato quelle foto.
Charlotte non gli aveva ancora fatto nessuna domanda. Il che non faceva altro che confermare quanto fosse scossa. Lei che era sempre tutta dubbi e domande continue, non aveva parlato per tutto il pranzo. Nemmeno con i suoi genitori.
– A che ora ripartite? – gli chiese sua madre.
Per un momento pensò che stesse parlando con James ma quando alzò lo sguardo e notò che stava guardando proprio lui le rispose – Il mio volo è tra un paio d'ore.
– Anche il nostro – disse James.
Era tornato nuovamente serio.
Probabilmente non si era dimenticato del cazzotto che gli aveva tirato qualche giorno prima.
– Charlotte hai bisogno di qualcosa prima di partire?
– Sono apposto – rispose a suo padre.
Ma non lo era. Non lo era per niente.
Nonostante il verdetto fosse stato a suo favore, lei non sembrava affatto felice.
E qualcosa gli diceva che c'entrava la sua presenza lì, in quella casa.
– Forse è il caso che cominci a fare strada – disse Austin a un certo punto.
I genitori di Charlotte lo guardarono – Vi accompagniamo noi tra qualche minuto – disse sua madre.
E qualche minuto dopo erano saliti davvero in macchina.
I genitori di Charlotte avevano perso l'entusiasmo di quella mattina. Entrambi avevano la faccia di chi stava andando a morire e un po' li capiva.
Se lui si era sentito perso solo quattro giorni senza Charlotte, non osò immaginare come dovessero sentirsi i suoi genitori al pensiero che l'avrebbero rivista chissà quando.
Arrivati in aeroporto, James fu il primo a distaccarsi dal gruppo.
Il padre di Charlotte lo ringraziò un mare di volte – Mi dispiace averti sottovalutato figliolo. Spero potrai perdonare questo vecchio uomo cocciuto – gli aveva detto.
Poi l'uomo aveva cominciato a fissare Austin in modo strano. Tanto che lo stava facendo sentire a disagio.
– Chiamami quando arrivi – stava dicendo la madre di Charlotte alla figlia – E ti prego vedi di mangiare. Stai scomparendo! – L'abbracciò forte – Adesso non hai più nulla di cui preoccuparti figlia mia. Finalmente puoi vivere serena! – le disse con un sorriso.
Charlotte aveva gli occhi lucidi. Si limitò ad annuire. Probabilmente se avesse parlato sarebbe scoppiata in lacrime.
Era così assorto in quella scena che trasalì non appena il padre di Charlotte lo afferrò per la giacca e lo trascinò un po' più lontano.
– Qualunque cosa tu le abbia fatto ti consiglio di rimediare giovanotto! Ragazze come mia figlia non si incontrano tutti i giorni.
– Ma io.. Siamo solo amici.
L'uomo rise – Non sono poi così rimbambito da non notare come vi guardate. Lei ti piace e tu, per qualche strana ragione, piaci a lei – allentò la presa e gli diede una pacca sulla spalla – Cerca di mettere apposto le cose. E sappi che se le fai del male non la passerai per niente liscia! – lo minacciò.
Austin sapeva che quelle erano le parole di un padre innamorato della sua unica figlia e gli sorrise – Mi prenderò cura di lei.
– Me lo auguro figliolo.
Poi l'uomo si allontanò e andò ad abbracciare Charlotte.
Vederli vicini faceva un certo effetto.
Lei era la versione femminile e più giovane di lui.
– Ti voglio bene Charlie – le disse suo padre con gli occhi lucidi.
A quel punto Charlotte non riuscì più a trattenersi. Afferrò sua madre e la fece unire in quello che diventò un vero e proprio abbraccio di gruppo – Vi voglio bene.
Un po' in imbarazzo per quella scena strappalacrime, raggiunse James al gate.
Charlotte aveva bisogno di stare un po' con i suoi genitori e lui aveva bisogno di parlare con l'unico membro della famiglia che gli era rimasto.
– Charlotte? – chiese James quando lo vide arrivare da solo.
– Sta salutando i suoi genitori.
Annuì – Hai notato come ti stava guardando suo padre? Sembrava che volesse dirti qualcosa.
Sorrise – Già – Poi sospirò e prese coraggio – Mi dispiace per l'altro giorno James. Non so che cosa mi è preso. Lei non c'era. Non rispondeva al telefono. Ed io mi sono sentito così perso...
James gli mise una mano sulla spalla – Non preoccuparti. Spero che adesso tu abbia imparato la lezione.
– Se pensi che la lascerò andare...
– Volevo dire che spero che tu abbia capito come sapertela tenere. Charlotte è una persona fantastica. E se non sapessi che sei innamorato di lei io ci avrei fatto sicuramente un pensierino.
– James – lo chiamò serio – Questa volta non mi scuserò se ti darò un altro cazzotto.
– Perché ridete? – chiese Charlotte sbucando dal nulla.
– Oh nulla! Stavo solo dicendo a Austin che dovrebbe tenersi stretto ciò a cui tiene se non vuole che qualcuno glielo freghi da sotto al naso.


ROOMATES - Una Spiacevole ConvivenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora