28. CHARLOTTE

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Il lunedì mattina Charlotte non poté fare a meno di pensare a quanto successo quel weekend.
Si sentiva ancora un po' sconvolta per l'accaduto ma contava sulle sue forze e sapeva che si sarebbe ripresa, prima o poi.
Non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stata stupida a non aver ascoltato Austin. Solo dopo quella notte infernale aveva capito che lui aveva delle buone intenzioni, che non le aveva fatto quella scenata per il solo piacere di ferirla.
Ma più di ogni altra cosa, nonostante ciò che era successo con Sebastian, non riusciva a togliersi dalla testa quel bacio.
Ci aveva pensato per tutto il tempo quella mattina a lavoro. Aveva bevuto quella sera ma non tanto da compiere gesti controvoglia. Lo aveva baciato perché voleva farlo, non era stata una situazione di circostanza.
E quel particolare la spaventava un po'.
Decise che forse era il caso di parlargli. Dopo quell'avvenimento non avrebbe più potuto fare a meno di pensarci finché non ne avrebbero parlato. Sapeva per certo che, dopo quel bacio, non sarebbe riuscita più a fare a meno di pensarci.
Quando durante la pausa pranzò lo vide in caffetteria, si avvicinò a passo svelto al suo tavolo.
– Hey devo parlarti – gli disse piano.
Lui alzò a stento lo sguardo – E' urgente?
– No. Cioè si – le tremavano le gambe e le stavano sudando le mani.
– Stai bene?
– E' che dopo venerdì. Dopo quel bacio io...
Austin rise – Non preoccuparti Charlotte! Sono cose che possono capitare. Eravamo molto ubriachi – disse alzando le spalle – Non ha significato nulla neanche per me.
Quell'ultima frase fu un colpo al cuore.
Rimase di sasso.
Non si aspettava che lui le dichiarasse il suo eterno amore.
Non era una stupida. Era stato solo un bacio.
Solo non capì perché lo stesse sminuendo così tanto.
– Sei pronto?
Charlotte si voltò e vide Claire, la segretaria del suo capo.
Sbatteva le sue lunghe ciglia che incorniciavano i suoi piccoli occhi azzurri.
Era una gran bella donna, pensò.
Austin le sorrise – Si dolcezza, solo un secondo – poi riportò lo sguardo su di lei ma non stava più sorridendo – Sei più tranquilla adesso?
Non sapeva cosa dire.
Annuì e gli sorrise – Si, sono contenta che abbiamo chiarito.
Ricacciò il nodo in gola e ritornò nel suo ufficio.
Quella sera, dopo cena, le arrivò un sms di Austin.
Non torno da solo stasera.
Frenò l'istinto di dargli una brutta risposta e recuperò le cuffie dal cassetto del comodino.
Dopo poco più di mezz'ora sentì la porta aprirsi. Il rumore dei tacchi e delle risatine.
Alzò il volume della musica e chiuse gli occhi cercando invano di addormentarsi. 

ROOMATES - Una Spiacevole ConvivenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora