32. CHARLOTTE

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La conversazione della sera precedente con Austin l'aveva lasciata un po' perplessa. Non aveva mai pensato che a lui potesse importare di lei né tanto meno che sarebbe andato a cercare Sebastian quella notte.
Eppure una parte di lei era sollevata. Credeva che con Austin non ci sarebbe mai stato un punto d'incontro. Che non si sarebbe mai dati tregua. Ma quella confessione era stata una specie di svolta.
Arrivata negli uffici in cui lavorava James, si concentrò su ciò che sarebbe successo da quel momento in poi.
Lui era seduto dietro la sua piccola scrivania, chinato su una pila di fogli. Non appena la vide le sorrise. Era molto simile a Austin quando lo faceva anche se i lineamenti di quest'ultimo erano un po' più duri rispetti a quelli del fratello maggiore.
– Pensavo che non saresti arrivata più!
– Sono stata trattenuta.
– Dal tuo Liam?
Stava per chiedere come facesse lui a saperlo ma si ricordò che la sera precedente c'era anche lui a casa sua quando si stava preparando per uscire.
– Non è il mio Liam! – precisò .
– Però ti piacerebbe – disse lui ridendo.
– Non lo so – ammise sincera.
Liam era sembrato un bravo ragazzo e lo aveva molto rivalutato dopo la loro uscita. Ma l'esperienza le aveva insegnato che non bisognava mai soffermarsi alle prime apparenze.
– Parliamo delle nostre cose – disse James tornando serio – Mi hai scritto che dovevi parlarmi. Si tratta di Sebastian?
Charlotte annuì – Voglio denunciarlo.
Lo sguardo di James si illuminò – Sono contento di sentirtelo dire. Hai preso la giusta decisione.
– Sarà dura però...
Le mise una mano sulle sue – Ci sono io con te. Come tuo legale e come tuo amico. E c'è anche Austin. Su di lui puoi contare.
Sorrise ripensando al fatto che Austin le aveva detto quasi la stessa cosa quella mattina in ascensore – Lo so.
– Spero che tra voi le cose vadano bene ora. Immagino che la notizia della casa ti avrà un po' turbata ma sono sicuro che troverete il giusto equilibrio.
– Di cosa stai parlando?
– La casa all'asta. Austin l'ha... – poi si bloccò – Non ti ha parlato di nulla ieri sera?
– Si ma non della casa. Allora è davvero all'asta?
– Charlotte forse è il caso che ne parli con lui.
– Se non mi ha detto nulla fino ad ora non credo che me lo dirà mai.
James sospirò – La casa era all'asta. L'ho saputo qualche settimana fa, mentre tu eri via. Non ti ho avvisata perché pensavo che non te ne importasse nulla visto che eri andata a vivere con Sebastian.
Il ricordo di lei che faceva le valigie per andare a vivere da quello stronzo le fece venire la nausea.
– Hai detto che era all'asta. Che cosa è cambiato?
– Austin l'ha comprata.
Si sentì mancare – Che cosa ha fatto? Io sto vivendo in casa sua senza pagare un euro da tutto questo tempo e nessuno mi ha detto nulla?
– Mi aveva detto che te ne avrebbe parlato. Sapevo che ne avevate parlato ieri sera e sinceramente pensavo che volessi vedermi per questo.
Ripensò alla sera precedente. Aveva avuto la sensazione che ci fosse altro, che lui fosse sul punto di dire altro. E la stessa sensazione l'aveva avuto quella mattina.
– Credo che me ne parlerà questa sera.
– Non dirgli che te l'ho detto. Austin ha un caratteraccio.. Ho lavorato sodo per conquistarmi la sua fiducia.
Davanti ai suoi occhi aveva un fratello affranto, dispiaciuto per aver tradito un membro della sua famiglia.
Sospirò e cercò di reprimere la sua frustrazione.
– Non glielo dirò.
James sorrise – Adesso concentriamoci sulla denuncia e sul processo.


Dopo un'ora buona, Charlotte uscì dall'ufficio di James con una cartellettapiena di documenti.
Si sentiva un po' stordita. Sia per quello che sarebbe successo al prossimoprocesso di Sebastian, a cui mancava poco più di un mese. Sia per la questionedella casa.
Guardò il display del cellulare e si ritrovò una serie di messaggi da parte diLiam. Aveva completamente dimenticato del loro pranzo e si scusò inventando unascusa per non raggiungerlo. Lo stomaco le si era chiuso.
Una volta finito il manoscritto che le era stato commissionato, aveva scrittoqualche appunto sul suo taccuino ed era uscita dal suo ufficio con qualche minutodi anticipo per raggiungere Austin nel parcheggio. Se fossero tornati a casainsieme avrebbe avuto modo di smorzare la tensione prima di parlargli.
Ma la sua auto non c'era. Doveva esser uscito prima.
Prese l'autobus e quando arrivò a casa notò che anche lì non c'era nessunatraccia di Austin.
– Che pezzo di merda – disse ad alta voce.
– Chi è un pezzo di merda?
Trasalì.
Austin indossava ancora gli stessi abiti di quella mattina. Doveva essererientrato da poco.
– Pensavo non fossi in casa. Non ho visto l'auto.
– L'ho parcheggiata dall'altro lato.
Era strano. E se James lo avesse avvisato?
– Avevi detto che dovevi parlarmi.
Fece una smorfia – Magari domani. Ora devo uscire.
– Pensavo che fosse una cosa importante.
Lui andò verso la cucina e si aprì una lattina di birra – Può aspettare.
– Ne sei sicuro?
– Charlotte perché mi stai stressando? –chiese scocciato.
Sospirò – Hai comprato la casa – disse guardandolo dritto negli occhi.
Lui per poco non si strozzò – Che dici? Chi te lo ha detto?
– Allora è vero – tentò in tutti i modi di trattenere la rabbia – Perché non melo hai detto? Sono stata qua per tutto questo tempo senza pagare nemmeno uncentesimo. Convinta che ancora non ci fossero novità. E poi vengo a scoprireche un giorno ti sei alzato e hai deciso di compare questa maledetta casa!
– Era all'asta ed aveva un prezzo molto conveniente! Non potevo farmi sfuggirequesta occasione!
– Sei stato un egoista! Non hai nemmeno preso in considerazione l'idea chevolessi comprarla per me!
– Eri impegnata a fare la fidanzata perfetta con quello stronzo – gli urlò lui.
Si arrese. Era vero. Nemmeno lei lo aveva avvisato con tanto anticipo quandoaveva deciso di andare via.
– Perché non mi hai detto nulla quando sono tornata a vivere qua?
– Non era necessario.
– Vivo in casa tua. Era più che necessario.
– E' anche casa tua.
– No, non lo è! – si tolse la giacca e andò nella sua stanza.
Lui la seguì – Che cosa fai?
– Me ne vado.
– E dove?
– Da qualche parte. In un motel.
– No fare la stupida Charlotte! Puoi stare qua. Se io non ti avessi detto nullatu non saresti andata via.
Quell'ultima frase la colpì.
– E' per questo che non mi hai detto nulla.
– In che senso?
Posò le sue cose sul letto e gli andò incontro – Se tu mi avessi detto che lacasa era tua io me ne sarei andata – disse piano – E tu non volevi che io me neandassi.
Austin abbassò lo sguardo – Ero preoccupato che Sebastian...
– Ancora Sebastian?
Sospirò e si sedette sul suo letto – Okay, non volevo che andassi via – ammise– Pensa che palle cercare un nuovo coinquilino, adattarmi a lui. Con te mi sonoabituato.
Sorrise e gli si avvicinò – Cosa ti fa più paura? Rimanere senza di me oinnamorarti di me? – scherzò.
Lui la guardò negli occhi – Nessuna delle due.
Eppure nel suo sguardo c'era qualcosa di strano.
– Allora? Sei ancora del parare di andare a dormire in un motel? – chiese luiriacquistando la sua solita aria da sbruffone.
Sorrise – No, per niente!
– E allora posa tutta quella roba e resta.
– Ti pagherò l'affitto.
– Non è un problema.
– Voglio farlo, devo farlo.
Austin alzò gli occhi al cielo – D'accordo!
Uscì dalla stanza – Stai già uscendo?
– Sto andando a preparare la cena. Dobbiamo parlare di questa nuova convivenza.
– Che cosa vuol dire?
– Adesso è casa mia quindi decido io le regole – disse facendole l'occhiolinoper poi sparire in direzione della cucina.
Si sdraiò sul letto.
Austin era un continuo sbalzo di umore. Un pazzo, un donnaiolo. Ma non era poicosì male come coinquilino.
Un po' anche lei si stava abituando a lui.
Un po' gli voleva bene.

ROOMATES - Una Spiacevole ConvivenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora