🎀 3. Il nuovo garzone

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Alla fine di quella giornata, quando ormai il sole riposava le sue stanche braccia sulla morbida superficie della Senna, i dipendenti della Pavonard Boutique Maison Paris si radunarono di fronte a Francine per un temuto quanto dovuto resoconto

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Alla fine di quella giornata, quando ormai il sole riposava le sue stanche braccia sulla morbida superficie della Senna, i dipendenti della Pavonard Boutique Maison Paris si radunarono di fronte a Francine per un temuto quanto dovuto resoconto.

«La clientela è rimasta davvero soddisfatta di quest'inaugurazione, abbiamo registrato un'affluenza maggiore del previsto e qualcuno si è complimentato per l'organizzazione impeccabile» alle sue parole, altre due teste oltre a quelle di Mimi e Jean-Jacques annuirono con compiacimento.

Nel team del negozio figuravano in tutto cinque intraprendenti anime: una capa e quattro dipendenti, recentemente selezionati tra tantissimi sognatori. Ognuno di loro aveva inviato il curriculum e una lettera motivazionale quando solo pochi mesi prima era comparso l'annuncio di ricerca urgente del personale; avevano avuto pochissimo tempo per tentare il tutto per tutto, dato che la boutique era stata aperta dall'oggi al domani.

Per quel motivo tutti gli applicanti avevano scritto di getto le loro spinte più sincere per avere uno tra quei quattro posti e un po' come per i biglietti dorati di Willy Wonka, tra mille domande, erano state predilette proprio le loro.

Nessuno aveva mai veramente saputo se fosse successo per puro caso, per le simpatie di Francine o per una ualità che era stata ritenuta influente, ma sembrava che per ora, comunque, funzionassero bene. Certo, non si poteva dire che ci fosse chissà quale interconnessione a livello umano, ma di certo quel team risultava imbattibile sul campo.

Ignacio era un quarantenne peruviano che non aveva la minima idea di che cosa fosse una boutique. In compenso, era giunto in Francia con una laurea ad honorem in chimica ed era indispensabile al team per la sua dimestichezza con formule e reazioni. Riusciva ad isolare una miscela scadente anche solo guardandola e sapeva i migliori trucchetti per preservare i prodotti senza che mai si rovinassero. Per via delle sua timidezza linguistica, parlava sempre molto poco e al cinquanta per cento in spagnolo, ma tra un esperimento e l'altro nel retro del magazzino, sembrava aver già legato molto con Confiance.

Confiance era una giovanissima ragazza altrettanto estranea al mondo della profumeria, ma condivideva con Ignacio l'utilità di coprire un importante ruolo nell'organico; la bella di turno. Confiance funzionava un po' come il frontman in playback di una boyband: con la sua carnagione al cioccolato, le labbra a canotto e ricciolini afro avrebbe attirato chiunque a dare un'occhiata alla boutique. Appena le chiedevano un'informazione, era tutta un 'eeeeeh' e 'aaaaah' coperto da mascara e sorrisoni dolci, ma le bastava sbolognare il cliente a Jean-Jacques e passava la paura. Forse era ancora un po' da formare, ma ad onor del vero c'era da ammettere che senza di lei molta gente sarebbe pigramente rimasta al di fuori della vetrina.

Il pezzo forte della bottega era innegabilmente Jean-Jacques. La socializzazione e l'arte persuasiva erano il suo pane quotidiano: avrebbe fatto appassionare ai profumi anche un allergico e avrebbe fatto comprare ai clienti anche del brodo imbottigliato. Era bravo a incantare, instaurava buoni rapporti con chiunque ed ispirava a pelle un unico savoir faire da profumiere parigino. Usava chiamare la selezione di Francine 'i casting' e ricordava sempre quel momento con piacere: il giorno in cui era arrivato per consegnare il curriculum, chihuahua in braccio e sciarpina Fendi fresca d'acquisto, aveva conosciuto Mimi, ed era stato amore a prima vista.

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