🎀 8. Alla conquista

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«E questi sono da portare in Rue Sainte Anne, solito indirizzo» Jean-Jacques abbandonò un pacco sul bancone e poi sospirò come un'attrice di telenovelas argentine

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«E questi sono da portare in Rue Sainte Anne, solito indirizzo» Jean-Jacques abbandonò un pacco sul bancone e poi sospirò come un'attrice di telenovelas argentine. Per non farsi mancare nulla, si portò anche una mano alla fronte, piegando leggermente le ginocchia e distendendo metà di sé sul marmo rosato: «Questo lavoro mi farà uscire i punti neri a lato del naso».

Mimi roteò gli occhi e gli colpì un avambraccio: «La finisci di lamentarti? Qui il fattorino sono a tutti gli effetti io e ne ho altri tre di cosi così da portare a spasso per Parigi con Monsieur Tourette».

«Baguette, sono matto, mica sordo» le ricordò amabilmente Etienne, che passava in quel momento per raccogliere il pacco preparato da Joujou. «Ti aspetto in furgone, sbrigati, ché alle due ho il solito appuntamento con la mia futura fidanzata.»

«Vedo che state legando» commentò Jean-Jacques, mentre Mimi lo fissava in cagnesco.

«Sì, un cappio al collo» ribatté infatti lei. «È impossibile parlare civilmente con lui. Dice una parolaccia ogni tre parole, si muove continuamente e poi con la sua solita scusa della malattia fa fare tutto a me; io devo parlare con i clienti per le consegne, io devo organizzare la divisione della merce in magazzino, io devo guidare...» scosse la testa con un sospiro nostalgico. «Rivoglio il mio lavoro, Joujou. Rivoglio il mio vecchio sogno.»

Jean-Jacques alzò le spalle: «Anche io lo vorrei perché, fidati, gestire tutto da solo mi sta facendo dare di matto... finirò come la copia al maschile di Francine, ma senza un cognome famoso che mi porti la grana».

«Io avrei da ribattere su quel "al maschile"» se ne uscì Ignacio, con accompagnamento di risatina frivola da parte Confiance.

«Ooooh» sbottò allora Jean, posando le braccia sui fianchi in uno sbandieramento di merletti. «Attenzione, signori, ha parlato il vichingo. Dovrei solamente stare zitto di fronte alla tua maschia virilità, eh, Igor Espinozikoff?»

«Non offendermi così che poi mi escono i punti neri a lato del naso, Jean-Jacques Théodore de la Chanel Numero Cinque» il peruviano lo scimmiottò, mentre sventrava mascolinamente uno scatolone imballato, probabilmente per provare che le sue insinuazioni non avevano la minima ragion d'essere.

«Terzo, Ignacio. Sono Jean-Jacques Théodore Baptiste de la Varenne en Mallarmé terzo, e per la cronaca, Chanel Numero Cinque è il mio cihuahua, il quale, naturalmente, ha un pedigree più alto del tuo e appartiene pure a un rango nobiliare britannico».

«Ah sì, quale? Contessina di Piccadilly Circus?».

«Vice duca di Plymouth, ma capisco che tu sia molto ignorante in materia» Jean-Jacques ripulì il bancone spostando le cartacce con l'indice e il pollice, mentre sfoderava un sorrisino infido. «Sicuramente ti spunterebbero più facilmente i punti neri a lato del naso piuttosto che una corona sulla testa... o anche solo dei capelli» fece circolare l'indice attorno alla sua nuca pelata e vinse la disputa a mani basse.

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