🎀 60. La verità sta nel mezzo

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«E queste sono tutte le pere che la tempesta non ha rovinato» Mimi mollò un cesto ai piedi di Simon, poi si appoggiò al fianco del pick-up con uno sbuffo. «Sentite, ragazzi, io ho assolutamente bisogno che mi ascoltiate almeno una volta» guardò il fratello più piccolo, poi le scarpe di quello più grande.

Simon la stava fissando con un sopracciglio alzato mentre toglieva i guanti sporchi, Xavier, invece, era steso sotto al mezzo, probabilmente a riparare quel rumore da carriola, o a mettere un rilevatore satellitare per spiare gli spostamenti illegali di Alix.

Mimi avrebbe preferito il contrario: avrebbe preferito vedere le gambe di Simon e la faccia di Xavi, perché almeno quest'ultimo sembrava leggermente più amichevole e non aveva un perenne ghigno malvagio cucito sulle labbra. Xavier non l'aveva ancora perdonata, ma almeno l'aveva presa in grazia. Simon, invece, continuava ad essere un grandissimo stronzo.

Così, si fece coraggio e avanzò la sua mossa: «Qualche giorno fa ho avuto una chiacchierata con Alix ed ora vorrei poter parlare apertamente anche con voi. Per la milionesima volta, mi scuso per essermi comportata sempre peggio negli anni, per avervi abbandonato e per essermi trasformata in una snob della metropoli peggio di nonna Angeline».

«Riposa in pace, dolce nonnina anafettiva» commentò Simon, con abbondante sarcasmo.

Mimi lo trucidò: «Sei tu il primo degli anafettivi! Se ti ricordassi di nonna, ti renderesti conto che sei proprio il suo degno erede, specialmente ogni volta che hai addosso un profumo di donna diverso e che fingi di vomitare quando qualcuno ti abbraccia! E piantala di dissacrare la sua morte!»

Quindi si voltò verso i piedi di Xavi, ributtandosi sull'apologia: «Un tempo ero talmente egoista da non prendere in considerazione niente e nessuno per portare avanti le mie scelte. Poi ho incontrato una persona all'opposto di me, una che annullava persino se stessa, pur di compiacere gli altri quand'era ora di decidere. Etienne si è preso la sua rivincita sulla vita: per la prima volta ha finalmente deciso da solo e ora non ricorda più nemmeno chi era. Io invece ho capito che la verità sta sempre nel mezzo: non mi annullerò mai per compiacere gli altri, ma allo stesso tempo non sarò più l'arida Mimi che vive solo per se stessa. Ragazzi, io... vi chiedo solo di darmi un'opportunità. Vi dimostrerò che la Mimi che sono adesso è migliore sia della Mimi di Parigi che della Mimi prima di Parigi.»

E diceva tanto di Xavier, di sentirsi molto più a suo agio con lui, di volere la sua approvazione, ma colui che stava realmente implorando era proprio Simon. Ti prego... ho bisogno di ritornare a chiacchierare con te fino a notte fonda, di tirarti i capelli per dispetto, di fare a gara per decretare chi di noi due è il Dubois più bello della famiglia. Ti prego, Simon, dammi solo una possibilità.

Il ragazzo la fissò, poi tirò su con il naso per filtrare l'aria fredda di febbraio, ma la risposta non giunse da lui.

«Io ci sto!» la frase che arrivò da sotto il furgone non era tanto sorprendente per il contenuto, quanto più per la voce che l'aveva pronunciata. Non era affatto Xavier, quello intento a sistemare il pick-up, ma un ragazzo che uscì in quel momento e che si mise in piedi per guardarla con fare divertito.

E questo chi diavolo è, lo spazzacamin del tubo di scarico?

No, Mimi, smettila. Non rifare sempre gli stessi errori, non essere così stronza e prevenuta con gli sconosciuti, piuttosto... prenditela con l'unico vero stronzo della situazione.

«Simon!» si arrabbiò dunque, inveendo contro il fratello che l'aveva lasciata condividere le proprie vulnerabilità con un estraneo, evitando appositamente di avvisarla.

«Ops» sorrise lui. «Sei talmente cambiata che scambi tuo fratello per il primo che vedi.»

«Eddai, dalle una tregua, è colpa mia. Avrei dovuto rivelarmi prima, ma mi ha fatto piacere riascoltare la sua voce...» l'estraneo le porse la mano, accorgendosi solo poi di quanto fosse sporca. «Oh, pardon, fammi dare una ripulita... riascoltare la tua voce è ok, riascoltare le tue urla invece un po' meno» afferrò il canovaccio gettato sul cofano e si sfregò le mani, prima di passarlo anche sul viso e darsi un aspetto decisamente meno incenerito.

Eau de TouretteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora