🎀 43. Dolceamaro

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Immaginati una sedia che abbia tre gambe normali e una corta. 
Ecco... sei sempre in quella situazione di instabilità, 
devi sempre arrangiare il tiro per trovare l'equilibrio.

🎀

La luce del sole filtrava attraverso il vetro, da sopra, dai lati, da ovunque. Stava bagnando i loro volti di oro colato ormai da ore, e Mimi se ne accorse solo quando il suo sonno scivolò addosso al petto di Etienne in un sospiro.

Mosse un po' le palpebre, mugolando appena come dopo un soddisfacente sogno. Si abituò prima alla luce che alla presenza al suo fianco: lei ed Etienne si erano addormentati sul pavimento, sopra la coperta, nudi alla vista del cielo di maggio.

Se mesi prima qualcuno le avesse detto che sarebbe finita in quel luogo e in quel modo, non ci avrebbe mai e poi mai creduto. Avrebbe semplicemente fatto una delle sue risatine stronze ed esordito con un: "Chi? Io e quel ritardato?"

Mimi inspirò l'odore della mattina in una serra di Parigi, un odore di cui andava fiera perché aveva contribuito a crearlo in buona parte. L'Eau de Tourette, il ricordo di una cena romantica, le note calde del sesso. Indugiò per respirarlo a fondo e fissarlo nella memoria, mentre la sua testa affondava nell'incavo del collo di Etienne, beccandosi un bernoccolo per un inaspettato spasmo del suo mento.

Rise tra sé e finalmente decise di concentrarsi su di lui. Non era mai tranquillo, nemmeno quando dormiva. La sua malattia non gli dava pace, eppure le sue labbra morbide erano rivolte all'insù, disegnando un sorriso che per quanto si fosse increspato sarebbe poi tornato sempre in quella posizione.

Dolceamaro Etienne, sarai per sempre un paradosso.

Mimi stava per svegliarlo, quando un'ombra strana coprì il sole. Vlad, il rinomato vicino delle sigarette, era appena passato di fianco alla serra gettando il mozzicone sotto le suole. I suoi occhi e quelli di Mimi si incrociano in un momento di puro imbarazzo, poi lui, tornato pacifico, alzò una mano in segno di saluto.

«Oh mio Dio» Mimi arrossì da capo a piedi e si coprì alla bell'e meglio rannicchiandosi sotto il braccio di Etienne. Quand'era stata alla serra per la prima volta, il suo collega aveva descritto il vicino come un bravo ragazzo, ma non era comunque il miglior modo di fare la sua conoscenza, così come mamma l'aveva fatta in un'indubbia posa post-sesso.

«Baguette...» si lamentò Etienne, girandosi verso di lei con la lentezza di un bradipo. Si mise su un lato, dando il sedere a Vlad e unendo le punte dei loro nasi. Stuzzicato da quel contatto, aprì gli occhi in un battito di ciglia e li specchiò sui suoi azzurri... sembravano così grandi, almeno quanto quelli del russo, che sconvolti gli fissavano le natiche nude.

Bello il panorama, eh, Vlad?

«Il tuo coinquilino acquisito ti ha appena visto le chiappe» mormorò Mimi, soffiando contro le guance sbarbate di Etienne.

«Aspetta che veda questo» il ragazzo allungò una mano dietro la sua nuca, l'attiro a sé e la baciò alla francese, pigramente e a rilento, come se si stesse svegliando dentro la sua bocca. Vlad alzò le sopracciglia in un complimento non verbale, poi si convinse a levare le tende per lasciare loro la privacy necessaria.

Quando Etienne si staccò da lei, sembrava che avesse dimenticato tutta l'onda emotiva che li aveva travolti quella notte. Aveva gli occhi accesi di allegria e le guance rosse di vivacità: «Buongiorno, baguettina».

«Svegliarsi con un attacco di cuore. Il buongiorno di Etienne Gautier.»

«Per Vlad o per il bacio?»

Mimi aggrottò le sopracciglia colpendogli il petto: «Mi ha visto le tette!»

«Aveva un binocolo?»

Eau de TouretteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora