🎀 6. Ex-cusez-moi

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«Io te l'avevo detto» Jean-Jacques, da ottimo amico qual era, non aveva mai smesso di rinfacciare a Mimi che aveva sbagliato alla grande

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«Io te l'avevo detto» Jean-Jacques, da ottimo amico qual era, non aveva mai smesso di rinfacciare a Mimi che aveva sbagliato alla grande.

Erano passati un paio di giorni da quando Francine l'aveva declassata a garzone di bottega numero due e per lei erano stati veri e propri giorni di lutto e tortura interiore. 

La voce della sua coscienza era ancora più insopportabile di lei... e ce ne voleva! La stava assalendo da tutti i fronti: ti sei lasciata trasportare troppo, hai perso la ragione, hai fatto una figuraccia, hai danneggiato il tuo stesso negozio, hai deluso Francine, hai contrariato i tuoi colleghi, hai fatto scappare Etienne...

Mimi sospirò.

Etienne.

«Hai una macchia a ore tre, lì... vicino alla mensola dei saponi» le suggerì Jean, costernato nel dover stare dalla parte opposta del bancone a vederla pulire. 

...pulire, lei. Quella che aveva conosciuto come "Ciao, mi chiamo Mimi e voglio diventare la dirigente della Pavonard". E ora tutto quello che stava dirigendo per la Pavonard era un mocio. Jean-Jacques era sconvolto, gli era addirittura spuntata una lentiggine sotto l'occhio.

Mimi sbuffò e seguì le direttive del suo nuovo "capo", strizzando il suo utensile per eliminare l'acqua sporca.

Aveva combinato un bel casino, soprattutto con Etienne. Ma era stata accecata dalle cattive intenzioni fino a che non si era vista riflessa sulla vetrina in quel freddo mattino. Solo lei, senza divisa, senza ruoli importanti, e senza il collega che aveva volontariamente pugnalato nel suo punto più sensibile.

In quei due giorni era anche riuscita a soffocare il senso di colpa, ma quella mattina, tra spugne, cacciaviti e commiserazione, si stava facendo sentire piuttosto prepotentemente. 

...non ne è nemmeno valsa la pena.

«È inutile che fai quella faccia compunta, Cenerentola» sbottò allora Jean-Jacques, non sopportando l'aria affranta che Mimi stava trascinando più teatralmente dello scopettone. «L'hai voluto tu. Hai vissuto una vita di stracci, poi improvvisamente Fata Madrina ti dà una gioia e tu cosa fai? Dimmi, cosa fai, Mimi? Rovini la gioia, sputi in un occhio a Fata Madrina e bullizzi pure il principe azzurro. E no! E dai! E non hai capito niente, allora! Noi topini cosa stiamo qua a fare, psicologia inversa?»

«Non è un principe azzurro» mormorò Mimi, insistendo con violenza sopra la macchia.

«Ah no? Avrebbe potuto farti licenziare in un nanosecondo dopo quello che gli hai fatto, eppure tu sei ancora qui e lui in un altro posto. Fa molto galanteria da principe azzurro, secondo il mio libro di favole.»

«Non mi ha licenziato solo perché non è ancora CEO, i poteri sono del tutto in mano a sua madre e lui e sua madre non vanno d'accordo» Mimi si fermò con un sospiro, aggrappandosi al mocio. «E comunque sia, non è un principe azzurro.»

Eau de TouretteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora